Chi guida il Paese ha perso l’equilibrio. E rischia di morire sull’asfalto, come questo equilibrista

Karl Wallenda è stato uno straordinario equilibrista, morto tragicamente nel 1978 mentre a 73 anni stava eseguendo un numero senza rete. Precipitato sull’asfalto dopo che la sua camminata su un filo sospeso nel vuoto si era interrotta dimostrando che nessuno, neppure lui, era infallibile, che anche il più grande equilibrista può morire per mancanza di equilibrio: quello necessario per comprendere quando una strada è sbagliata e quando occorrerebbe fermarsi in tempo e cambiare strada. Franco Fenoglio, per 12 anni alla guida di Italscania e oggi consigliere di amministrazione in Italferr, società del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, ha scelto di utilizzare proprio  la storia di Karl Wallenda per denunciare come chi guida il nostro Paese abbia perso per strada l’equilibrio necessario. Lo ha fatto dalle pagine di “Trasportare Oggi” dove cura la rubrica “Porto Franco”, lanciando un preciso avvertimento a chi “ ritiene di poter agire in solitaria, senza fare squadra in un momento di grande disequilibrio”, come quello che sta vivendo l’intero pianeta chiamato a fronteggiare prima una pandemia di dimensione paurose e ora l’incubo di una guerra, “con la pressione che aumenta di giorno in giorno”, ma soprattutto “portando l’“Io” sempre più in alto e il “Noi” sempre più in basso”, denuncia Franco Fnoglio, “ senza considerare che dall’alto la visione è sempre più sfuocata, sempre più distante dalla realtà”. E  che questo “porta inevitabilmente a spingersi sempre più in alto, arrivando a prendere delle decisioni d’impeto e con superficialità, credendo di essere infallibili, nonostante l’equilibrio sia sempre maggiormente precario”. Un equilibrio che può essere ritrovato, si legge nell’analisi,  lucidissima come sempre, autentico invito  a ritrovare la lucidità persa da molti insieme all’equilibrio,  solo se “chi ha nelle proprie mani il potere si prenderà il tempo di analizzare con attenzione le situazioni e agire lavorando in squadra, perché da soli non si fa molto, solo insieme si vince”. Senza chi sappia cambiare strada per fare questo il rischio è quello di finire sfracellati sull’asfalto. Come accadde all’equilibrista che voleva salire sempre più in altro e sempre più solo, incapace di comprendere che così facendo la sua storia  non  poteva che avere un tragico finale…

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