Verso un accordo vero o la resa dei conti si avvicina . Il titolo scelto da Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto, per la nuova puntata della sua rubrica settimanale “Ruote d’Italia”, on line sul sito dell’associazione, lascia trasparire quanto grave sia la situazione del settore, alle prese con costi di gestione diventati insostenibili, e quanto alto sia il rischio di spezzare una corda che poi sarebbe davvero difficile riannodare. E non servono a rasserenare l’orizzonte neppure le primissime parole del testo: “Il clima di grave inquietudine che da settimane investe l’autotrasporto, sembra orientarsi verso un peggioramento significativo”, che potrebbe mostrare i suoi primi segnali il 19 marzo, giorno in cui i rappresentanti di Unatras hanno preannunciato possibili manifestazioni di protesta su tutto il territorio nazionale qualora dal Governo non arrivassero finalmente le risposte alle domande rivolte a più riprese dai rappresentanti della categoria ma rimaste, di fatto, inascoltate eccezion fatta per gli 80 milioni aggiuntivi che sono stati destinati al settore. “Una a messa a disposizione di nuove risorse, che integrano i 240 milioni già stanziati per il prossimo triennio che è stata valutata come un inizio”, come sottolinea Paolo Uggè nelle sue Ruote d’Italia , denunciando, a questo proposito, le “falsità” pronunciate “da chi che mente sostenendo che Unatras avrebbe sottoscritto un accordo col Governo e sarebbe soddisfatta degli 80 milioni che sono stati destinati al settore e che dovevano essere, appunto, prodromo ad altri interventi, sia sulle regole sia su altri fronti”. Falsità dette da chi? “Da personaggi in cerca della sola visibilità, nonostante abbiano sulla coscienza qualche pesante fallimento negli anni trascorsi, e che stanno in modo irresponsabile soffiando sul fuoco del malcontento diffuso tra gli operatori del trasporto”. Un fuoco del malcontente che, Paolo Uggé si augura non debba però ardere, lanciando in proposito un ennesimo appello: “Occorre ricordare che le drammatiche congiunture che stiamo vivendo sul piano internazionale, impongono a tutti di agire con senso di responsabilità. Può forse il settore immaginare oggi di risolvere i propri problemi con un fermo dei servizi? Chi lo sostiene prende in giro la gente. Unatras, in quanto rappresentanza responsabile, non è disposta a farsi prendere in giro dall’Esecutivo ma neppure da certi “Masaniello” e per questo ha individuato iniziative più opportune per tutelare gli interessi della categoria. L’azione di fermo oggi rischierebbe di essere fine a sé stessa (e dovrebbe in ogni caso seguire i dettami del codice di autoregolamentazione in vigore). D’altro canto, siamo consapevoli che non si può pretendere che i nostri imprenditori offrano i loro servizi in perdita ed è quindi naturale attendersi che essi scelgano, stanti le attuali condizioni, di rinunciare alle commesse e di lasciare le macchine ferme. Chi è al Governo dovrà pertanto valutare le conseguenze di un’azione che si potrebbe chiamare #IoStoSulPiazzale. Riduzione del gettito fiscale e degli introiti derivanti dall’uso delle infrastrutture, aumento delle richieste di accesso alla cassa integrazione per il personale e, infine, agevolazione della concorrenza da parte delle imprese estere: ecco quello che accadrà nel momento in cui le imprese di autotrasporto saranno costrette a spegnere i motori. Quelli che vedono nella digitalizzazione (funzione peraltro utilissima e da potenziare) la panacea di tutti i mali, devono però sapere che le merci continuano a spostarsi su strada, su treno o su nave. Senza i trasporti, la digitalizzazione serve a poco. Occuparsi della candidatura di Roma come sede di Expo 2030 per lo sviluppo sostenibile è sicuramente importante, ma come si può non comprendere che oggi esistono problemi da risolvere immediatamente, se non si vuole che tutto sfugga di mano? Noi faremo la nostra parte con responsabilità, ma è necessario che i nostri interlocutori istituzionali facciano altrettanto. Vi sembra logico che in una situazione come l’attuale, l’Autorità dei Trasporti non abbia la sensibilità di differire di un altro anno l’entrata in vigore del contributo dovutole dagli autotrasportatori in forza di un nefasto emendamento al “Decreto Genova”? È difficile comprendere un simile cinismo. Ma l’Esecutivo, rispetto a ciò, come si pone?”