Inchiesta Esselunga, i “serbatoi di manodopera” delle cooperative quali settori “rifornivano”?

C’è anche un filone che conduce al mondo della “movimentazione delle merci” , con possibili “serbatoi  di manodopera” creati attraverso cooperative per  pagare meno i lavoratori e far guadagnare di più qualche  “solito noto” (magari proprio alla guida di cooperative create solo per sfruttare la manodopera, come sono ormai in molti a sospettare?) nell’indagine che ha visto il gruppo Esselunga finire sotto inchiesta per una presunta  condotta fraudolenta che avrebbe  comportato oltre allo sfruttamento dei lavoratori anche pesanti danni all’erario? Per  avere una risposta occorrerà attendere gli sviluppi della nuova  inchiesta  occupa  le pagine di tutti i giornali, li palinsesti dei telegiornali e i canali dell’informazione  sul web: quella condotta dal pubblico ministero milanese Paolo Storari che ha portato al sequestro di quasi 48 milioni di euro della società della Grande distribuzione organizzata. Un sequestro scattato dopo che le indagini,  dirette da un magistrato particolarmente esperto in materia, considerato che ha già aperto diversi fascicoli analoghi,  avrebbero permesso di raccogliere documenti che sembrerebbero indicare, come ipotizza la pubblica accusa, “una  complessa frode fiscale”, con “ fatture per operazioni giuridicamente inesistenti” e con la “stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera in violazione della normativa di settore”. Senza dimenticare di creare  presunte “società filtro  per la somministrazione della manodopera” che si sarebbero “rifornite” appunto dai  “serbatoi”: ovvero le cooperative. Uno scenario che , se dovesse essere confermati, risulterebbe devastante. Ma che confermerebbe anche sospetti che da sempre circondano alcune “coop”, trasformando quelle che fino a ieri sono state solo  “chiacchiere” da bar ad atti della Procura della Repubblica.  Da quei “serbatoi di manodopera”  delle cooperative  con ile quali  Esselunga avrebbe intrattenuto rapporti diretti e che secondo l’accusa  non avrebbero versato contributi previdenziali e assistenziali, rischia di venire a galla una montagna di marcio?  L’era delle “false cooperative” come in molti da anni le chiamano, (magari restituendo a questo termine un antico  e soprattutto “pulito” significato) sta per essere spazzato via?Non resta che attendere gli sviluppi delle indagini, in attesa dei quali i vertici di Esselunga hanno diffuso un comunicato  in cui dichiarano di “essersi attivati per offrire la più ampia collaborazione alle autorità giudiziarie e pieno supporto per lo svolgimento delle attività”, e di “attendere on fiducia le verifiche e gli approfondimenti, nella consapevolezza di aver operato sempre nel rispetto della legalità”. Sviluppi che potrebbero arriv are dalle n umerose perquisizioni, confermate dalla stessa Procura milanese, nei confronti di persone fisiche e giuridiche coinvolte nell’indagine tra le province di Milano, Novara e Bergamo, a cui gli agenti della Guardia di Finanza  stanno notificando informazioni di garanzia.

2 risposte a “Inchiesta Esselunga, i “serbatoi di manodopera” delle cooperative quali settori “rifornivano”?

  1. Non possiamo che ringraziare il pm Storari e tutti i magistrati italiani che perseguono questi reati. Direi però che sono maturi i tempi per adottare provvedimenti legislativi più stringenti. Non mi risulta che le cooperative di mano d’opera siano soggette all’ analoga mole di adempimenti ai quali sottostanno, ad esempio, i trasportatori: tra tachigrafi, scarico e controllo dati, giustificazione dei minimi sforamenti, agenzia dogane per crediti carburante, piattaforme crediti, durc …. che si vada sulla luna ” a pisciare” come disse un noto personaggio televisivo, si facciano viaggi interstellari, ma non sia possibile adottare forme di controllo automatiche e preventive per ostacolare questi reati? O fa comodo che vada così?

  2. Fa comodo che vada avanti così…all’estero il cinquanta per cento più uno deve essere personale diretto. Qua sono le stesse aziende che basano il loro business sul prendere lavoro, girarlo a coop dirette o indirette per farsi fondi neri e poi piangere che manca personale. Mancano controlli, controllori ma soprattutto un’etichetta tra la maggior parte di imprenditori che specie nel settore trasporti e logistica lavora in questa maniera. E lo dimostrano le ultime inchieste, che seppur tardi hanno coinvolti la stragrande maggioranza delle aziende. Nel frattempo dipendenti, fornitori e Stato ci hanno rimesso, e loro si sono ingrassati con conseguenze ridicole.

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