Sosta selvaggia dove venne assassinato il giudice Borsellino: un vergognoso insulto alla memoria

“Nella strage di Via D’Amelio nella quale persero la vita mio fratello Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, un mancato divieto di sosta facilitò l’attentato. Lì, mia madre ha voluto che fosse piantato un ulivo, simbolo di pace e di speranza, ma oggi come allora, la strada è sempre ingombra di macchine che lo soffocano e quel divieto di sosta che allora non c’era e che oggi è come se non ci fosse perché continua a non essere rispettato. Ho un sogno: che quello che oggi è soltanto un posteggio di auto possa diventare finalmente un Giardino della memoria, affinché torni a essere un luogo sacro e non soltanto un posteggio per le auto”. A scriverlo, sulla piattaforma change.org (clicca qui per leggerla ed eventualmente firmarla)  è Salvatore Borsellino, il fratello del magistrato assassinato dalla mafia, chiedendo di firmare una petizione perché venga posto finalmente rimedio a quel mancato divieto di sosta che, ormai quasi 31 anni fa, facilitò il compito a chi doveva preparare quell’attentato che spezzò la vita di Paolo e dei cinque agenti della sua scorta. Continua a leggere