Tutto come previsto. Le responsabilità del collassamento del ponte avvenuto il 28 ottobre 2016 ad Annone Brianza, in provincia di Lecco, che aveva causato la morte di un uomo e il ferimento di altre sei persone, sono di tutti: del dirigente della Provincia, del responsabile del servizio concessioni e del capocentro manutenzioni dell’Anas. Ma i periti avanzano ipotesi che, se accolte, coinvolgerebbero anche il conducente dell’automezzo pesante che in quel momento si trovava ad attraversare il cavalcavia e che ha operato nel rispetto delle norme vigenti dopo essere stato regolarmente autorizzato. Chi scrive quel giorno, attorno alle 15 circa, al volante della sua auto aveva percorso proprio quel tratto di strada e può testimoniare che sul luogo vi erano una pattuglia della Polizia e alcuni addetti dell’Anas che stavano effettuando – questa era stata almeno la nettissima sensazione – delle verifiche, tanto che le corsie erano ridotte da due a una. Da allora più volte è tornata alla mente la prima considerazione avanzata, giustamente, dai rappresentanti delle associazioni dei trasportatori di Lecco: “perché non è stato bloccato il traffico pesante se esistevano dubbi sulla tenuta del manufatto”? Già, gran bella domanda. Come un’altra, del resto, che nessuno sembra mai essersi posto: ovvero come mai sia stata “interpretata” in un certo modo, a molti poco comprensibile, una norma del Codice della strada sui trasporti eccezionali che di fatto ha consentito il proliferare di quel tipo di trasporto. Perché nessuno ha chiesto la ragione per la quale il Tar del Lazio, dopo aver disposto la sospensione della circolare emanata dal ministero dei Trasporti nel 2004/5 che consentiva quel tipo di trasporto solo “se reso eccezionale da un pezzo indivisibile e unico”, non si è mai pronunciato nel merito? Sarebbe interessante se qualche magistrato approfondisse. Accadrà? Impossibile saperlo. Quello che invece si sa fin troppo bene è ciò che si sta determinando in assenza di norme chiare una volta per tutte e fatte rispettare: il trasporto eccezionale è di fatto bloccato. L’emendamento predisposto dal ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Graziano Delrio, proprio relativamente alle condizioni per le quali un trasporto eccezionale può essere autorizzato, è stato eliminato. La circolare firmata per dare una regolamentazione omogenea alle autorità locali, firmata dallo stesso ministro, non è pubblicata. Risultato: ogni funzionario si guarda bene dall’assumersi la responsabilità del rilascio di nuove autorizzazioni e addirittura chiede ai trasportatori (che non ne hanno la competenza né sono i proprietari delle strade) di eseguire perizie tecniche. Pagando, per di più, di tasca propria. Una Provincia addirittura ha, per solo spirito di servizio si intende, fornito il nominativo di un possibile esperto per effettuare tale perizia. Il preventivo di spesa è di oltre 70mila euro. Fin troppo facile, a questo punto, prevedere il futuro: le imprese di autotrasporto chiuderanno; i lavoratori perderanno il posto di lavoro, la domanda di prodotti, vanto della tecnologia italiana, si indirizzerà a produzioni estere e da noi si proseguirà con lo scaricabarile che determinerà una situazione che durerà anni…
Paolo Uggè, presidente Conftrasporto e vicepresidente Confcommercio