Benzinai chiusi due giorni: “Il Governo stanga chi lavora per pochi euro e beatifica gli evasori”

Benzinai chiusi per protesta dalle 19 del 24 gennaio alle 7 del 27: è questa la prima “risposta” data dalla categoria dal Governo dopo la decisione di tagliare la riduzione delle accise sui carburanti per mancanza di risorse economiche indispensabili per riproporre questa misura, proponendo, come “rimedio” al caro gasolio l’obbligo di far esporre il prezzo medio ai gestori degli impianti di distribuzione. Una “risposta” che, unita alle accuse di speculazione avanzate da alcuni rappresentanti dell’Esecutivo ha fatto scattar il fermo nazionale confermato in una note dai responsabili delle tre associazioni degli esercenti, Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio. “Il Governo aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui gestori che diventano i destinatari di insulti degli automobilisti esasperati. È stata avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa” denunciano i rappresentanti della categoria annunciando anche un presidio sotto Montecitorio, sede della Camera “per porre fine a questa ondata di fango” e per denunciare all’opinione pubblica come “un simile comportamento da parte del Governo beatifichi i trafficanti di illegalità che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all’Erario oltre 13 miliardi di euro l’anno”. E non è finita: il “j’accuse” prosegue affermando che la politica è solo “a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l’Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l’Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull’affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria”. Dunque l’incapacità della politica scaricata una volta di più sui lavoratori, in questo caso i benzinai, che, viene precisato una volta di più, “ non traggono vantaggi dall’aumento del prezzo dei carburanti, perché hanno come remunerazione un margine fisso di tre centesimi al litro garantendo allo Stato, a proprio rischio e pericolo, in alcuni casi della vita, un introito di circa 40 miliardi l’anno di gettito”.