Gasolio, è in arrivo la tempesta perfetta. Con denunce, controaccuse e maxi aumenti

E’ una tempesta perfetta quella che sta per per scatenarsi sul gasolio, con  il  prezzo alla pompa  tornato sopra i due euro al litro, dopo che il Governo ha deciso di non rinnovare lo sconto sulle accise, e soprattutto le denunce su presunte speculazioni (“dimenticando” però di spiegare in quale passaggio  della filiera della fornitura  sarebbe avvenuta  la manovra speculativa) partite nientemeno che da  Palazzo Chigi e accompagnate dall’annuncio di  controlli da parte della Guardia di Finanza. I segnali ci sono tutti. A cominciare dalle “controaccuse” partite dai responsabili delle associazioni dei distributori che parlano di “polemiche strumentali”,  come le ha definite, per esempio,  il presidente della Faib, la Federazione autonoma italiana benzinai, Giuseppe Sperduto, che ha tenuto innanzitutto a precisare il fatto che “non siamo noi a determinare il prezzo”, aggiungendo che l’eliminazione dello sconto sulle accise  ha penalizzato anche i gestori , che nella “filiera del carburante” sono sicuramente quelli che guadagnano meno visto che ricevono una somma fissa, che mediamente è di 3,5 centesimi al litro. “Prima il cliente facendo 20 euro di rifornimento riceveva 15 litri di carburante e il gestore dell’area di servizio guadagnava 50 centesimi, ora mettendo 20 euro di benzina riceve 10 litri e al benzinaio vanno  poco più di 30 centesimi. . È una situazione vergognosa e insostenibile”. Una “arringa difensiva” della categoria sostenuta anche da i responsabili dell’associazione dei commercianti all’ingrosso Assopetroli-Assoenergia che in una nota hanno con fermato a loro volta di “non avere la possibilità di determinare i prezzi, ma di subire le conseguenze negative di questa situazione trovandosi al centro della filiera: “Parlare di speculazione è ingiusto, gli aumenti sono  rispecchiano l’aumento delle accise”, ha afferma il presidente Andrea Rossetti che i sul “banco degli imputati”, invece dei presunti speculatori, vorrebbe veder sedere invece “ la tassazione iniqua, prevista dalla Legge di Bilancio con la norma sugli extraprofitti che procura ai distributori  stress finanziario e crisi di liquidità”.  A denunciare come  l’accusa di speculazione sia  “non corretta e infondata” si è aggiunto, infine m anche  Claudio Spinaci,  presidente di Uniem (ex Unione petrolifera)  evidenziando che  “gli effetti economici del provvedimento sui prezzi di benzina e diesel, pari a 0,183 euro al litro, sono più o meno uguali agli aumenti alla pompa”, anche perché “tra l’ultima settimana di dicembre e i primi giorni di gennaio il prezzo industriale non è variato”. Variato  è invece il potere d’acquisto di chi deve fare il pieno, con la prospettiva che altri cambiamenti, in peggio e pesantissimi, possano ancora avvenire con, appunto, una tempesta perfetta che potrebbe scatenarsi a breve non solo con nuovi aumenti dei prezzi ma anche con difficoltà a trovare gasolio.  Esattamente come previsto a novembre da Dario Scaffardi, ex amministratore delegato della raffineria Saras, che in un’intervista  all’agenzia Bloomberg aveva invitato a prepararsi alla “più grande crisi del gasolio”, e all’”anno più nero del gasolio”. Nero come il suo colore ma anche come le previsioni più pessimistiche. Come quelle fatte, addirittura nel febbraio scorso, da Franco Fenoglio, già  presidente di Unrae veicoli industriali oltre che ex presidente e amministratore delegato di Italscania diventato  consigliere di amministrazione in Italferr, società del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, che aveva lanciato l’allarme profetizzando un costo al litro per il gasolio addirittura di tre euro.

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