Dal giorno in cui, a fine ottobre 2016, è crollato il ponte di Annone Brianza, nel lecchese, uccidendo una persona e ferendone altre sei, la “paura” di altri crolli ha praticamente fermato il rilascio dei permessi per i trasporti eccezionali, paralizzando l’attività di moltissime imprese di autotrasporto e facendo perdere commesse milionarie a molte industrie. Per superare questa situazione assurda è stata predisposta una nuova direttiva che però si è letteralmente “persa per strada”. Che fine ha fatto? E quando si troverà finalmente una soluzione per far ripartire i trasporti eccezionali e, con essi, i prodotti di moltissime industrie che per colpa di questa situazione stanno perdendo commesse importantissime, col rischio che questo possa significare nuove perdite di posti di lavoro e nuovi disoccupati? È quanto chiede di sapere Luca Squeri, esponente di Forza Italia – il Popolo delle libertà, primo firmatario di un’interrogazione parlamentare a risposta scritta presentata al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio. Ecco il testo. “Giovedì 20 luglio 2017, seduta n. 838. Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che: il 28 ottobre 2016, durante il transito di un mezzo pesante, il cavalcavia al chilometro 41,00 in corrispondenza della strada provinciale 49, tra Cesana e Annone Brianza (Lecco), è collassato e il drammatico crollo ha provocato una vittima e cinque feriti; da quel momento, l’attività di rilascio delle autorizzazioni al trasporto eccezionale, con particolare riguardo ai transiti sulla viabilità degli enti locali, ha subito una sostanziale paralisi dovuta principalmente alla preoccupazione dei predetti enti circa la tenuta delle infrastrutture di propria competenza; al fine di sbloccare il rilascio di queste autorizzazioni, in sede di conversione del decreto-legge n. 50 del 2017 è stato presentato un emendamento presso la Commissione bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei deputati, che ha introdotto modifiche sostanziali all’articolo 10 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, dirette a consentire la ripresa dell’attività di trasporto eccezionale in condizioni di sicurezza; con l’obiettivo di sbloccare l’empasse sul rilascio delle autorizzazioni al trasporto eccezionale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti aveva predisposto un testo di direttiva di cui, tuttavia, a tutt’oggi, non si hanno più notizie;
il protrarsi di queste incertezze sta avendo pesantissime ripercussioni non solo sulle imprese del trasporto eccezionale, ma anche sul mondo industriale che, come dimostrato anche da una serie di articoli pubblicati su autorevoli organi di stampa, sta perdendo commesse di milioni di euro da parte di operatori esteri per l’impossibilità di far trasportare la loro produzione sulle nostre strade; il perdurare di questa indeterminatezza nelle procedure di rilascio delle autorizzazioni, inoltre, ha dato adito a comportamenti di alcuni enti locali che sono ai limiti della vessazione per l’autotrasportatore e, comunque, certamente censurabili sotto il profilo giuridico. In particolare, risulta all’interrogante che la provincia di Pavia, per il transito su un manufatto di sua competenza di un trasporto eccezionale per massa, avrebbe chiesto all’impresa di autotrasporto di eseguire, a sue spese, una verifica di sicurezza indicando anche il nominativo di un professionista disponibile ed abilitato ad effettuare tali perizie il quale, interpellato da detta impresa, avrebbe presentato un preventivo di spesa di ben 70.000 euro –:
come intenda il Governo intervenire per evitare la chiusura delle attività non solo di molte imprese di autotrasporto, ma anche di imprese del settore della produzione, con la conseguente perdita di posti di lavoro; se non ritenga utile adottare una iniziativa normativa d’urgenza che, in attesa della mappatura delle strade attraverso una riduzione della portata complessiva, come proposto dai tecnici della Motorizzazione civile, consenta la ripresa dello svolgimento dei trasporti eccezionali”.