Gli ultimi giorni sono stati un autentico calvario per i gestori di impianti di distribuzione di carburanti, con una bufera mediatica senza precedenti scatenata nei confronti di una categoria totalmente incolpevole nel determinare il prezzo finale dei carburanti. Una vicenda che merita un po’ di chiarezza della vicenda in modo che chiunque possa capire. Partendo dai conti che non tornano
Che strano: benzina e diesel più cari quando erano diminuiti …
Il ritorno alle accise normali ha provocato un aumento di benzina e gasolio di 18,3 centesimi al litro, e questo è pacifico: meno pacifico e a quanto pare sconosciuto a chi ha innescato la bagarre è che la comunicazione settimanale del prezzo medio nazionale dei carburanti venduti in self-service del 9 gennaio (che riportava la media prezzi dal 1 all’ 8 gennaio) ha certificato una diminuzione dei prezzi al netto di accise e Iva di 1,2 centesimi per la benzina e di 1,8 centesimi per il gasolio rispetto alla comunicazione del primo gennaio (media prezzi da 26 al 31 dicembre), comunicazione che settimanalmente il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica mette online sul proprio sito a disposizione di tutti (https://dgsaie.mise.gov.it/prezzi-settimanali-carburanti). Già questo basterebbe a definire chiusa la vicenda, meglio se con una dichiarazione di scuse da parte di chi ha raccontato cose non vere e magari pubblicata con la giusta evidenza da parte di quella stampa che non è stata esattamente encomiabile nel fare una sana informazione ed evitare che venisse messa sulla graticola un’intera categoria. non guasterebbe. Due “mosse” che non guasterebbero ne alla credibilità della politica (sorprende non poco che il governo si sia fatto trascinare in una simile bagarre avendo già in mano tutti i dati necessari sulla vicenda scatenando “gratuitamente” la dura reazione della categoria culminata con una dichiarazione di sciopero contro l’ulteriore aggravio delle già troppe incombenze) ne a quella del mondo giornalistico.
Qualcuno vuol davvero far credere che sono i benzinai a “fare” i prezzi?
I gestori delle compagnie petrolifere hanno un prezzo di vendita di fatto imposto dalla compagnia, senza alcuna possibilità di variazione in aumento a parte 0,5 centesimi di euro (o se preferite 0,005 euro) prevista dagli accordi con le associazioni di categoria, accordi che prevedono addirittura la risoluzione del contratto in caso di non rispetto del prezzo di vendita al pubblico deciso dalla compagnia di turno. Solo le cosiddette pompe bianche hanno piena libertà di fissare i prezzi di vendita, ma tra prezzi di acquisto decisi dai responsabili dei grossi depositi costieri e la legge di mercato che ti punisce severamente se i prezzi praticati al pubblico non sono almeno in linea con la concorrenza, di fatto sono costrette praticare prezzi non molto difformi da quelli delle compagnie petrolifere, comunque quasi sempre leggermente inferiori a quelli dei marchi petroliferi. Si può tranquillamente affermare che da anni il mercato petrolifero italiano della rete ordinaria gode di una concorrenza che permette ai consumatori di scegliere senza problemi il rifornimento al miglior prezzo senza dover fare troppa strada per questo.
Pieno maggiorato in autostrada? Chiedete spiegazioni a concessionari e Governo…
Per gli impianti autostradali il discorso è molto più complesso: si parte dalle royalty pagate ai concessionari che incidono pesantemente sul prezzo dei carburanti per arrivare a impianti obbligati a rimanere aperti con gli addetti al rifornimento per 24 ore giornaliere con l’ovvia ricaduta sui prezzi, qui il Governo dovrebbe accendere un faro e trovare le possibili soluzioni.
La comunicazione dei prezzi giornalieri? E’ solo un pieno di burocrazia in più
Dal 16 settembre 2013, quasi dieci anni fa, tutti i distributori di carburanti hanno l’obbligo di comunicare sul portale Osservaprezzi carburanti del ministero dell’Ambiente e della sicurezza (https://carburanti.mise.gov.it/ospzSearch/home) energetica i prezzi effettivamente praticati, con la comunicazione che deve essere effettuata a ogni variazione in aumento dei prezzi e comunque non oltre otto giorni dall’ultima comunicazione, pena pesanti sanzioni anche retroattive, come purtroppo succede troppo spesso per il rispetto del termine di otto giorni, obbligo che non ha senso visto che i prezzi sono sempre gli stessi. Il portale è a disposizione di tutti e consente senza troppe difficoltà la ricerca dell’impianto con il miglior prezzo nella zona o nel precorso previsto dall’utente, una trasparenza nel prezzo dei carburanti che non trova riscontro in nessun’altra categoria commerciale, che magari meriterebbe la stessa, se non maggiore, attenzione dei carburanti (si pensi ai generi di prima necessità e ai prodotti energetici per le abitazioni). Oltre al portale vi sono diverse applicazioni per i cellulari che forniscono informazioni dettagliate sui prezzi dei carburanti. La stragrande maggioranza dei gestori è ligia nelle comunicazioni e, salvo ripensamenti del Governo, si adeguerà al nuovo obbligo: diversamente quelli che non hanno mai provveduto continueranno a non provvedere, e se negli anni non sono mai stati scoperti dalla Guardia di Finanza continueranno a rimanere nascosti per altri anni. Tradotto: l’iniziativa prevista dal Governo per l’aumento della trasparenza sui prezzi al pubblico dei carburanti è solo un pieno di burocrazia in più e nient’altro. Lo dimostrano chiaramente i due distinti nuovi obblighi: il primo, che riguarda l’introduzione delll’obbligatorietà della comunicazione giornaliera dei prezzi praticati dai distributori, indipendentemente dalle variazioni dei prezzi, che, come è del tutto evidente, nulla aggiunge alla trasparenza del prezzo, aggiungendo solamente un sovraccarico di lavoro perfettamente inutile alle gestioni (e che oltretutto potrebbe essere tranquillamente impugnato per la sua manifesta inutilità); il secondo, che riguarda l’obbligo per i distributori di indicare il prezzo medio nazionale accanto ai prezzi praticati, provocando immediatamente le perplessità di chi lavora nel settore e dunque, a differenza di qualche tuttologo premiato ai seggi elettorali o di qualche suo portaborse, sa di cosa parla.
Sono tante le domande per il Governo (sperando sia in grado di rispondere)
Quale sarà il prezzo medio comunicato dal ministero? Quello delle vendite in self-service o anche quelle con modalità servito? E nel caso in cui l’area di servizio offrisse solo quello servito, cosa succederà? Verrà utilizzato lo stesso metodo usato per le comunicazioni settimanali del ministero? E per gli impianti con la doppi modalità di vendita? Continueranno a comunicare all’Osservaprezzi carburanti il prezzo della sola modalità self-service? Ma non è tutto: Il prezzo medio rilevato sarà quello del giorno prima o del giorno stesso? Dilemma non da poco perché se è quello del giorno prima può essere reso inutile da eventuali variazioni dei prezzi mentre se è quello della giornata in corso deve essere aggiornato ogni minuto visti gli orari delle comunicazioni dei gestori – improponibile. E, ancora: a che ora scatterà l’obbligo per il gestore di aggiornarlo? E l’ indicazione andrà messa solo sui prezzi indicati sui prezziari visibili dalla carreggiata stradale (tenendo comunque presente che ci sarebbero dei problemi tecnici non da poco oltre alle necessarie autorizzazioni per modificare la cartellonistica) o su tutti i prezziari presenti sugli impianti?
Nessuno ha pensato a considerare la variabilità dei prezzi medi a livello regionale
Tante domande (per ora rimaste senza risposta), tantissime perplessità, sia dal punto di vista delle regole del mercato sia della concorrenza, con una sopra tutte: qual è l’effettiva utilità di tale obbligo, considerando la variabilità dei prezzi medi a livello regionale, variabilità determinata da oggettive e verificabili situazioni locali (trasportare la benzina a una pompa distante pochi chilometri è una cosa, farla arrivare a destinazione a Pantelleria un’altra…)? E tutto questo senza contare le inevitabili discussioni con la clientela nei casi in cui il prezzo praticato sia superiore a quello medio. Con i benzinai a fare ancora una volta da “capro espiatorio”, a prendersi colpe e, probabilissimamente, insulti? Certo, esiste anche la possibilità che alcuni gestori vengano invece elogiati, nel caso in cui il prezzo da loro praticato risultasse inferiore al medio. Ma attenzione: in questo caso, se per i gestori potrebbe esserci qualche soddisfazione per la clientela potrebbe esserci invece un più che probabile effetto boomerang perché è pacifico che il prezzo medio sarà nel tempo percepito come il giusto prezzo e la probabilità di un allineamento al rialzo è quasi una certezza, magari rimanendo sotto solo di qualche millesimo per mantenere la “bravura”.E qui avremo il cane che si morde la coda: l’adeguamento al prezzo medio con il rialzo dei prezzi andrà a far aumentare il prezzo medio con la conseguente girandola di aumenti. Ottimo!
Moreno Parin