Quattro camionisti uccisi da malori al volante in una settimana: solo il caso ha evitato delle stragi

Chi guida su strade e autostrade un tir, mezzo capace di pesare decine di tonnellate e di rappresentare, dunque, in caso d’incidente,  un pericolo proporzionale alle sue dimensioni, al suo peso, non dovrebbe essere solo un “professionista del volante”, capace di reagire da “campione del volante”  a un’emergeza, ma dovrebbe essere anche un professionista in ottima salute, controllato clinicamente in modo da non rischiare di avere malori alla guida che potrebbero trasformarsi in salti di corsia o tamponamenti capaci di provocare autentiche stragi. Ma è davvero così? In circolazione ci sono davvero camionisti che “stanno bene” e le cui condizioni di salute rappresentano, insieme all’esperienza, la prima garanzia di sicurezza? Domande che sorgono spontanee alla luce di una tragica sequenza di malori avvenuti nelle cabine di guida di mezzi pesanti, con quattro camionisti morti nello spazio di appena cinque giorni. Una tragica sequenza iniziata il 3 febbraio, quando  gli agenti della Polizia Ssradale di Alessandria Ovest in servizio di pattuglia sull’autostrada A21 hanno notato un autoarticolato tedesco fermo in una piazzola di sosta  all’altezza di Sarmato, tra Castel San Giovanni e Piacenza con all’interno un autista riverso sul volante immobile: morto, come hanno accertato i soccorritori chiamati dagli agenti e che hanno solo potuto constatarne il decesso. Una morte avvenuta con ogni probabilità alcuni giorni prima, come è stato poi scoperto grazie anche a una denuncia fatta dalla vittima,  un sessantenne di nazionalità belga, che ne aveva denunciato mla scomparsa. Solo poche ore più tardi, il mattino seguente, la seconda morte al volante, quella di un conducente  di 57 anni   di Arezzo il cui malore avrebbe, forse un infarto, avrebbe potuto avere conseguenze gravissime: l’uomo ha infatti perso conoscenza mentre stava guidando lungo una strada di Campiglione di Fermo, nelle Marche e il camion privo di controllo, ha invaso la corsia opposta finendo contro il muro di cinta di una casa. Solo il caso, con nessun automobilista o pedone  che si trovava a passare in quel tratto di strada in quel momento, ha evitato il peggio. Il  7 febbraio il terzo caso, sul raccordo autostradale Salerno-Avellino, nel Comune di Selino dove l’autista, di appena 50 anni, resosi conto di cosa gli stava accadendo (un arresto cardiocircolatorio)  ha avuto il tempo e la forza di   fermare il veicolo su una piazzola d’emergenza prima di spirare, evitando così di provocare incidenti. con altri automezzi. Il giorno un nuovo  dramma, ancora una volta con un autista  trovato morto nella cabina di un autoarticolato  fermo nella piazzola di sosta Caselle di Sommacampagna dell’autostrada A22. E anche in questo caso al medico arrivato in  elisoccorso da Verona non è restato altro da fare che constatare l’avvenuto decesso. rilevare il decesso dell’uomo.