Monsignor Agostino Marchetto, il cardinale che dall’altare indicava la retta via ai camionisti

Tutte le strade portano a Roma. Compresa quella che conduce alla nomina a cardinale. Un “traguardo” che il prossimo 30 settembre verrà tagliato dall’arcivescovo veneto Agostino Marchetto che da segretario del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti ha seguito per centinaia di migliaia di chilometri, attraverso tutto il mondo, i percorsi compiuti dagli “ultimi”, dalle persone sempre più spesso costrette a fuggire dalla propria casa, dalla propria patria, ma che dal proprio “osservatorio speciale” si è ritrovato a occuparsi anche di chi sulle strade ci lavora, della loro sicurezza, del loro diritto a svolgere la propria attività con dignità, con rispetto.   E’ accaduto, per esempio, quando monsignor Agostino Marchetto si è ritrovato, nel 2009, a  sottolineare l”importanza delle strade, ma anche di altre infrastrutture prime fra tutte le reti ferroviarie, protagonista   a Innsbruck di un incontro sulla sicurezza stradale in Europa promosso dall’Associazione europea dei concessionari delle autostrade a pedaggio. Un evento durante il quale il religioso, invitato dalla Fai, Federazione autotrasportatori italiani, e da Conftrasporto (con una rappresentanza particolarmente folta di  autotrasportatori della Fai bergamasca,  doppiamente orgogliosi  d’esserci sia perché da sempre in prima fila in tema di sicurezza stradale sia perché la celebrazione della messa era avvenuta  nella chiesa Karlskirche di Volders,  monumento nazionale d’Austria voluta proprio da un cappuccino bergamasco Tommaso da Olera proclamato beato da papa Francesco nel sett 2013),  dopo aver ricordato che in Europa un’altissima percentuale   dei beni viene trasportato su strada da uno elevatissimo numero di camionisti , aveva   addirittura sottolineato l’importanza di una pastorale specifica per coloro che sono al volante di un Tir, tracciando una nuova via per far viaggiare nel mondo dell’autotrasporto gli insegnamenti di Cristo e della Chiesa. E dal pulpito di Innsbruck,   dove aveva celebrato messa,   monsignor Agostino Marchetto non aveva   avuto esitazioni nel sottolineare “l’importanza delle infrastrutture per la vita contemporanea e i benefici arrecati dalla mobilità alla vita sociale e allo sviluppo economico”, offrendo contemporaneamente a molte persone “ l’opportunità di vivere onestamente”. Senza dimenticare, aveva aggiunto,   “che è sempre la mobilità a incrementare l’interazione e il dialogo”. E ricordando i morti sulle strade, e in particolar modo i camionisti spesso   parte significativa delle vittime, l’alto prelato si era soffermato sulle caratteristiche che dovrebbero appartenere a ogni guidatore cristiano: “Coloro che conoscono Gesù”, aveva affermato, “per strada sono attenti. Non pensano solo a se stessi e non si preoccupano esclusivamente di giungere a destinazione in poco tempo. Essi, invece, vedono gli altri come fratelli e sorelle, figli e figlie di Dio. Per viaggiare in sicurezza, allora, sono fondamentali sia la manutenzione dei veicoli sia il rispetto degli altri viaggiatori, la cui vita non va messa in pericolo con manovre azzardate e scorrette”. Parole che valgono oggi quanto, e forse anche più di allora. Parole destinate a restare nella mente e nel cuore dei molti addetti ai lavori che si erano dati appuntamento a  Innsbruck, così come quelle che l’allora arcivescovo aveva pronunciato per parlare “dei problemi che colpiscono più frequentemente i camionisti: dalla fatica fisica per le tante ore alla guida, al dolore per la lontananza dalla famiglia e dagli amici; dallo stress per le consegne in tempi brevi alla difficoltà di orientarsi nei Paesi stranieri; ma anche alle tentazioni rappresentate da prostituzione e sostanze alcoliche e stupefacenti. Problemi contro i quali , aveva concluso dall’altare, ” la Chiesa può fare molto, in concreto, raggiungendo i guidatori nelle aree di sosta lungo le autostrade, nei garage o anche in famiglia, per aiutarli e donare loro nuove energie con il sostegno di operatori esperti”. La stessa Chiesa chiamata a impegnarsi sempre più “nel cercare agenzie di Stato, gruppi e associazioni per la sicurezza stradale e nello sviluppare nuovi metodi di cooperazione e coordinamento, così che la strada diventi un luogo più sicuro in cui vivere e lavorare e dove la dignità di ogni essere umano sia massima”.

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