2024, qui si fa l’autotrasporto o si muore. E a deciderlo saranno le scelte politiche

“Risposte non più ideologiche e teoriche, ma realistiche, concrete e tempestive, con misure in grado di far raggiungere la sostenibilità ambientale, economica e sociale a un settore vitale come quello dell’autotrasporto”.A chiederle, rivolgendosi al mondo politico sia italiano sia europeo, alla vigilia di un anno appena cominciato che si preannuncia “denso di sfide che segneranno il futuro del settore dei veicoli commerciali” e che “saranno condizionate, in un modo o nell’altro, dalle decisioni che la politica europea e nazionale assumerà per favorire la transizione green”, è Massimo Artusi, vicepresidente di Federauto con delega a Truck&Van e componente del Board dell’associazione dei dealer europei Aecdr, sottolineando l’importanza di non perdere più assolutamente tempo preziosissimo perché, afferma “in questo senso le prossime settimane saranno determinanti. Un’urgenza di passare dalle chiacchiere e dalle promesse ai fatti, dall’ideologia alla concretezza della realtà, giustificata dal calendario che, ha affermato Massimo Artusi in un comunicato stampa diffuso dall’associazione, vede due importantissimi appuntamenti: “da una parte il Trilogo europeo sui Target Co2 per gli heavy duty, avviato a partire dal 18 gennaio (permettendo di riaprire il dibattito sull’introduzione del Carbon correction factor, la cui adozione – solo timidamente sostenuta dal Consiglio e respinta dal Parlamento – consentirebbe di valorizzare l’impiego dei biocarburanti carbon neutral, soluzione che è indicata come strategica per la decarbonizzazione sia dalla Direttiva Red III sia dal Piano nazionale energia e clima, utilizzandoli fin da ora con evidenti benefici per l’ambiente e per il clima); dall’altra l’annunciato rilancio dell’Ecobonus da parte del nostro governo, teso a incentivare il ricambio del parco dei veicoli commerciali leggeri anche con carburanti tradizionali su veicoli di ultima generazione”. Un appuntamento, quest’ultimo, che vede “l’intera filiera dell’autotrasporto e dell’automotive che si sta attivando unitariamente per ottenere a breve un Piano incentivi dotato di uno stanziamento più ampio di quello accordato finora, da erogare con criteri di selettività, rapidità e semplicità, per accelerare il ricambio del parco veicoli delle imprese in Conto Terzi, che sono tra i più vetusti d’Europa” , ma che purtroppo vede anche, ancora una volta, la politica puntualmente in ritardo. “Stona in questo ambito”, ha aggiunto sempre il vicepresidente di Federauto, “il ritardo che ancora una volta sta subendo l’iter del Fondo investimenti strutturale da 25 milioni per il 2023, anch’esso destinato proprio al rinnovo del parco camion. Da tempo approvato con un apposito decreto interministeriale, ha dovuto attendere per mesi il decreto del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti che al momento deve ancora passare l’esame della Corte dei Conti ed essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ritardando ulteriormente l’effettiva entrata in vigore della misura che necessita di un decreto direttoriale che può richiedere molto altro tempo prima di giungere finalmente al “click-day” per le prenotazioni da parte delle imprese”. E questo, ha concluso vicepresidente di Federauto “vuol dire che in questo momento sono le imprese di autotrasporto a farsi direttamente carico del rinnovamento del parco confidando in un’attenzione del governo che, in un futuro il più possibile immediato,si traduca in sostegno economico e indirizzo politico. La transizione verso un trasporto merci sostenibile e più sicuro sulle strade non può avvenire per legge da un giorno all’altro, ma deve essere governata mediante un sostegno continuo e coerente alle imprese per avvicinarsi agli obiettivi di decarbonizzazione, cominciando fin da ora a migliorare la qualità ambientale del parco dei veicoli commerciali leggeri e pesanti che circolano nel nostro Paese”.

3 risposte a “2024, qui si fa l’autotrasporto o si muore. E a deciderlo saranno le scelte politiche

  1. Il mondo dell’autotrasporto, in quanto motore dell’economia italiana, senza il quale le merci restano sui piazzali come ha affermato una volta un rappresentante di categoria, ha “in mano la politica”: basta che si fermi a oltranza e manda a casa tutti quei poveri incapaci che spesso stanno al governo. Ma sembra che nessuno voglia capirlo, a partire dalle associazioni…..

    • Le associazioni servono solo a fare da cuscinetto, tenere buone le aziende per favorire i clienti e fare star tranquillo il governo. Lo dimostra il fatto che da anni si trascinano gli stessi problemi…con le stesse soluzioni. La loro gestione è data a ex sindacalisti, amici e compiacenti, buoni a fare tavoli. Avanti così, fino al blocco naturale del settore, vuoi per mancanza di autisti, vuoi per costi insostenibili. Ma tanto sarà sempre colpa di qualcun’altro….ah per chi volesse lesse contestarmi, lo facesse coi fatti. Che non ci sono, quindi tacciate che fate più bella figura.

  2. Va tutto bene, le associazioni e le aziende sane, a costo zero per tutti e utili per quasi tutti, dovrebbero chiedere controlli sistematici su strada e nelle aziende. Controlli non mirati a sanzionare chi sfora il tempi guida di pochi minuti ma, funzionamento tachigrafi, contratti di assunzione autisti, pagamenti IVA, contributi personale, buste paga e bilanci . Attività coordinate dai vari enti che possono essere fatte preventivamente o a seguito controllo stradale .

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