Retromarcia del Governo sul marebonus, Fai e Aitras in Sicilia minacciano nuove proteste

“Dopo lo stanziamento approvato nel 2022 per il  contributo al trasporto combinato strada-mare, il marebonus, abbiamo assistito alla marcia indietro del ministero dei Trasporti, che non ha provveduto a emanare gli atti conseguenti, facendo di fatto perdere le somme. Per il 2023 avevamo solo promesse dal ministro Salvini che a oggi non si sono concretizzate con la conseguenza che i veicoli industriali tornano a percorrere l’Italia solo su strada, perché l’alternativa intermodale non è sostenibile economicamente. E le imprese che hanno investito sul combinato “sono state lasciate al loro destino”. A denunciarlo sono i rappresentanti di Fai Sicilia e Aitras, aggiungendo che tutto questo per gli autotrasportatori siciliani equivale a “tornare sulla strada, anche perché il trasporto ferroviario praticamente non esiste, non poter trascorrere le ore di riposo  in aree di sosta attrezzate, viaggiare su strade non idonee e prive di corsie d’emergenza e sostenere lunghe attese all’imbarco per attraversare lo Stretto di Messina”. La nota precisa anche che “più volte la Consulta regionale per l’autotrasporto ha chiesto un incontro con il ministro Matteo Salvini senza alcun riscontro”. La questione è stata anche sottoposta anche all’attenzione del nuovo assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità, Alessandro Aricò, ma anche in questo caso, senza alcun riscontro. ÈE, come non bastasse, tutto è ancora fermo anche per quanto riguarda il contributo regionale alle imprese che attraversano lo Stretto  nonostante il secondo periodo oggetto di contributo sia terminato il 28 febbraio 2023: “In teoria il portale della Regione Sicilia attraverso cui chiedere il contributo si sarebbe dovuto attivare i primi di marzo, ma ad oggi tutto tace”, concludono i rappresentanti della Federazione autotrasportatori italiani e dell’ Associazione italiana trasportatori   avvertendo che di fronte a una simile situazione  che “non rimane pertanto che riunire le associazioni della Consulta al fine di intraprendere iniziative di mobilitazione e protesta”.

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