Uggé: “Divieto di poter guidare un’azienda per i trasportatori che hanno compiuto questi reati”

Se quanto emerso nel corso dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza a Lodi, dove i titolari di un’azienda di autotrasporti avrebbero sfruttato i propri dipendenti costringendoli a ritmi di lavoro massacranti senza giorni di ferie e a dormire in brandine di fortuna all’interno della ditta, (cliccate qui per leggere la notizia) dovesse essere confermato, a quegli imprenditori dovrebbe essere impedito di poter esercitare in futuro qualsiasi attività. A scendere in campo, entrando “a gamba testa”, contro chi, come ha denunciato il procuratore di Lodi Domenico Chiaro, si sarebbe reso protagonista di “un’attività lavorativa connotata da turni disumani, che arrivavano anche a 20 ore quotidiane, senza che fosse corrisposto alcun compenso per lavoro straordinario ai lavoratori, per lo più non italiani, impiegati come autisti”, mettendo in pericolo oltre alla vita dei dipendenti (ad altissimo rischio d’incidente) quella di moltissime altre persone sulle strade, è il vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio Paolo Uggé che nel suo appuntamento settimanale sul sito conftrasporto.it, chiede espressamente , nel caso la situazione, fosse comprovata “sanzioni tali per coloro che se ne fossero resi colpevoli da impedire il ritorno in qualsiasi attività imprenditoriale per sempre”. Una richiesta che Paolo Uggé rivolge”alle Istituzioni che hanno il dovere di garantire il rispetto delle leggi”, alle “autorità che ancora nicchiano a introdurre normative che aiuterebbero a evitarle, come i costi di riferimento della sicurezza e i tempi di pagamento che consentirebbero alle Autorità preposte verifiche più puntuali. Cosa rende titubante i ministeri preposti alla loro emanazione?”, domanda ancora Paolo Uggé. “Eppure quando si parla di comportamenti in grado di garantire la sicurezza sono tutti in prima fila. Certo che chi utilizza il trasporto non sarà felice se le normative concordate uscissero: ma non stiamo attraversando un periodo dove si declama continuamente che la vita e la sicurezza delle persone hanno priorità su tutto?”. Domande che attendono una risposta da una classe politica che sembra considerare la sicurezza sul lavoro e sulle strade solo un bello slogan di cui riempirsi la bocca, un tema da tenere “nascosto”. Cosa che sembra fare anche la grande stampa, protagonista, accusa Paolo Uggè, di un “ silenzio assordante. Non si è riscontrato, su un fatto gravissimo, come quello di Lodi accertato dalla Guardia di Finanza, un particolare interesse ad approfondire da parte dei media che fanno opinione. Sarà un caso? Eppure dovrebbe essere un argomento sul quale una stampa libera e non disattenta dovrebbe spendersi, chiedere una inchiesta, informarsi per informare. Nulla di tutto questo. Che ci sia qualche intervento cautelativo per non dare troppo risalto alla necessità di introdurre normative che gli stessi rappresentanti di categoria del trasporto chiedono da tempo, inascoltati? A pensar male si fa peccato ma spesso, diceva qualcuno, si indovina.

11 risposte a “Uggé: “Divieto di poter guidare un’azienda per i trasportatori che hanno compiuto questi reati”

  1. Sono in sintonia con il presidente di Fai Conftrasporto e credo che questa indagine non abbia portato alla luce un caso isolato, dovrebbe essere estesa.

  2. Sono esterrefatto per come la “grande stampa” se n’è praticamente fregata di dare la notizia dell’indagine della Procura di Lodi. Questo conferma quanto penso da tempo: i “grandi giornalisti” i giornali li fanno per i politici, per gli inserzionisti, per se stessi, tranne che per la gente. Quella stessa gente che, incrociando un tir guidato da un camionista che non dorme da 20 ore e ha un più che probabile colpo di sonno, viene ammazzata. Nell’assordante silenzio della catta stampata, come ha detto qualcuno….

  3. Purtroppo la verità è evidente. Se un’impresa rispetta le regole e il rispetto di queste è verificato, il costo del trasporto per forza di cose cresce. Questa è la semplice logica delle norme che vennero introdotte dalla legge n 32/2005. Regole sociali e sulla circolazione rispettate determinano maggior sicurezza sia per i conducenti sia per gli utenti della strada. Episodi identici a quelli vergognosi verificatisi a Lodi si ridurrebbero in modo molto significativo. Se poi si applicasse anche il principio della responsabilità condivisa, così come la legge 32/05 anzidetta prevede, la filiera del trasporto sarebbe tutta impegnata e responsabile a garantire il rispetto dei costi incomprimibili della sicurezza che derivano dal rispetto delle regole. Non è difficile da comprendere. Proprio per questo la committenza industriale e quella dell’intermediazione si battono e ottengono da un governo pusillanime che quanto, ripeto, è previsto da una legge dello Stato, sia attuato. Qualche rappresentante di coloro che nei convegni parlano di sicurezza ma poi nei comportamenti se ne dimenticano, insomma qualcuno della committenza vuole obiettare? E poi il Governo che non fa rispettare leggi volute e votate dal Parlamento è secondo voi, meno responsabile?

  4. Curiosamente non ci sono commenti di nessun genere da parte dei numerosi autotrasportatori professionali che in altre occasioni sono sempre presenti e loquaci. Non vorrei concludere anch’io il mio breve intervento con l’ultimo famoso pensiero espresso dal nostro presidente.

  5. Sbaglio a sospettare che siano molte le imprese ai autotrasporto, anche grandi, anche “importanti” che su questo tema preferiscono che cali il silenzio perché sono le prime a commettere reati (magari non gravi come quelli portati alla luce dall’inchiesta condotta dal dottor Domenico Chiaro a Lodi ma comunque reati)?

  6. È proprio così difficile capire che anche se esistono senz’altro delle imprese di autotrasporto che attuano metodi simili a quelli accertati dalla Gdf di Lodi chi deve operare in modo che le leggi siano applicate è il Governo? Perchè non si trovano soluzioni ai tempi di pagamento? O alla pubblicazione dei costi di riferimento della sicurezza? E chi se non il governo li deve emanare questi atti? Solo così potremo dare la possibilità di colpire tutti quelli che mettono in pericolo l’incolumità altrui. Committenti, spedizionieri, agenzie, autotrasportatori. Tutti!

  7. I “grandi giornalisti”, esattamente come i “grandi politici” che ci ritroviamo al Governo, continuano a non occuparsi dei problemi reali della gente…. è per questo che le grandissime testate che anni addietro vendevano centinaia di migliaia di copie adesso stentano a venderne decine di migliaia…..

  8. Signor Uggè, le associazioni di categoria sono quelle che avrebbero meno difficoltà a farsi “raccontare” dai dipendenti delle aziende, attraverso un questionario anonimo fgestito dall’associazione stessa che si faccia garante che ogni informazione verrà fornita alle forze dell’ordine senza coinvolgere nessuno?) quali sono gli imprenditori delinquenti (perché di questo si tratta). Perché non lo fate? Fareste emergere il marcio che c’è sotto, e che è tantissimo e diffusissimo anche in aziende “insospettabili” e dareste il via a un’operazione pulizia mai vista.

  9. Noi possiamo coprire il segnalante e impegnarci a non pubblicare il nominativo. Esistono tuttavia delle regole per le quali se le segnalazione fatte non corrispondono alla realtà la denuncia per calunnia è subito pronta. Quindi chi ha delle segnalazioni da fare lo faccia pure alle nostre realtà territoriali, se si tratta di operatori. Se invece il denunciante è un lavoratore dipendente esistono le rappresentanze sindacali che hanno proprio lo scopo di tutelare i lavoratori dipendenti. Compiti diversi per rappresentanze diverse. Non è prevista la delazione anonima nei compiti della federazione. Lanciare appelli al presidente non mi pare la strada giusta.

  10. Con le tecnologie moderne capisci subito se un’azienda lavora in regola o meno. Se lo vuoi capire. Cosi come se vuoi risolvere il problema, il problema e’ che purtroppo in questo Paese non lo vogliono risolvere. Conftrasporto fa parte di Confcommercio, ma quando ricordo che la ex presidente Marcegaglia era la prima contraria al costo minimo per l’autotrasporto mi prendo del grillino ingrato. Servizio Iene, azienda pavese beccata in calamita, lavora ancora adesso senza problema. Azienda della provincia di Milano, due condanne per schiavismo dopo intercettazioni di minacce agli autisti, elogiata per nuova logistica, e lavora con romeni di agenzie. Azienda piemontese, stessa identica storia di quella lodigiana, lavora ancora senza scritte sui mezzi in amministrazione controllata. Il problema non e’ trovare le aziende scorrette. Il problema e’ farle chiudere definitivamente ed evitare che vadano ad amici o parenti. Qua sanno che rimangono impuniti, ed infatti ci provano, mal che vada domiciliari…

  11. Alessandro afferma cose assolutamente condivisibili, il suo ragionamento è un “concentrato di buon senso”. Il problema è la politica fatta da troppi incapaci. Un esempio per tutti? Alla guida del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti si sono avvicendati negli ultimi anni ben tre ministri, Graziano Del Rio, Danilo Toninelli, e ora Paola De Micheli ma i i due problemi fondamentali di un settore “trainante” per l’economia del Paese qual è l’autotrasporto, ovvero quello dei costi di riferimento della sicurezza e quello dei tempi di pagamento non sono ancora stati affrontati e risolti? Fate i giornalisti, cercare di capire “perché” è (o almeno dovrebbe essere….) il vostro mestiere. Provate a darvi da fare interpellando gli operatori e raccogliete i loro pareri. Potreste scoprirne delle belle… E magari pubblicarle, cosa che certa stampa al servizio del “padrone” si guarda bene da fare. Non è solo la signora Emma Marcegaglia (Confindustria) a essere “tiepida” sul tema, ma anche le confederazioni artigiane e inoltre il mondo dell’intermediazione Confetra che si oppongono. E la sicurezza? Roba con cui farsi belli ai convegno a basta.Punto e a capo. Chi volesse smentirmi ha una sola strada per farlo. creare le condizioni perché un imprenditore dell’autotrasporto non costringa i suoi conducenti a lavorare per 20 ore al giorno e a farlo dormire in cabina facendosi per di più restituire, sottobanco, in nero, 300 euro. L’inchiesta portata a termine pochi giorni fa a Lodi dal procuratore Domenico Chiaro è un esempio lampante del fatto che c’è troppa gente che preferisce non vedere. A partire dai ministri, dal governo, da parlamentari e senatori (oltre a certi committenti che continuano a creare i presupposti perché tutto continui così….)

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