Autotrasporto: l’Europa è un mercato unico ma le regole sono molto diverse

Cabotaggio, ovvero il servizio di trasporto da parte di un’impresa nazionale in un altro Stato; futuro della professione dei lavoratori mobili, impiegati nelle imprese di autotrasporto; rilancio dell’intermodalità, spostando sempre più carichi che possano utilizzare diverse strade, dall’asfalto alla rotaia, dal mare al cielo. Sono i temi sui quali una delegazione di Conftrasporto – Confcommercio ha voluto sensibilizzare i parlamentari italiani presenti nella Commissione trasporti del Parlamento europeo nel corso dell’incontro avvenuto nei giorni scorsi a Bruxelles. Temi fondamentali in un mercato unico nel quale non ci si confronta con regole identiche e non si può dunque parlare di una sana concorrenza, e sui quali  Conftrasporto – Confcommercio hanno ritenuto indispensabile un approfondimento con i nostri esponenti europei, da Salvo Pogliese (FI) a Massimiliano Salini (NCd) a Isabella De Monte (Pd). E quanto fosse utile un simile incontro l’hanno dimostrato le richieste di approfondimento rivolte dai parlamentari ai rappresentanti delle due associazioni, rientrati in Italia con l’assicurazione di “un nuovo impegno nel difendere gli interessi delle imprese italiane”. Un obiettivo raggiungibile però solo introducendo regole omogenee, passaggio indispensabile per poter aprire a forme di cabotaggio libero. Se questo non accadrà, il risultato sarà che tutte le imprese strutturate sceglieranno la delocalizzazione o faranno ricorso al personale in affitto. Due temi che rischiano di ripercuotersi sui conti pubblici: se il costo del lavoro è più conveniente in altri Paesi (in alcuni casi la differenza è di 20mila euro in meno all’anno), se l’accisa sul gasolio rende più conveniente l’acquisto all’estero, la scelta delle imprese italiane diventerà inevitabile. E questo si ripercuoterà sia sull’equilibrio del sistema pensionistico, sia sulle entrate fiscali. Sul tema dell’intermodalità Conftrasporto e Confcommercio hanno infine evidenziato la necessità che vi sia coerenza nelle scelte che il Parlamento europeo si appresta a discutere: consentire la circolazione di maxi tir da 44 tonnellate significherebbe produrre un incremento di competitività per il trasporto su gomma rispetto alla modalità ferroviaria che invece si sostiene di voler potenziare. Una contraddizione evidente. E varare aiuti per le autostrade del mare senza aver determinato una maggior permeabilità nelle attività portuali, significherebbe solo uno spreco di risorse.

Paolo Uggé

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