Difendiamo i trasportatori in difficoltà. Sarà il miglior modo per ricordare Massimo

“La prematura e inaspettata morte dell’amico e collega Massimo Dolciami, presidente dell’Unitai trovato carbonizzato vicino alla sua auto, ci obbliga a molte riflessioni. E, soprattutto, obbliga a riflettere  chi ha accettato la responsabilità e l’impegno di migliorare le condizioni della categoria,  a qualsiasi associazione si appartenga”. Ad affermarlo, in una lettera aperta inviata a Stradafacendo, è Claudio Fraconti, vicepresidente della Fai, la federazione autotrasportatori italiani, che sottolinea anche la  prima riflessione che occorre fare: “L’emozione per la scomparsa di Massimo Dolciami e il ricordo delle tante battaglie di cui è stato protagonista devono essere di stimolo per un rinnovato impegno per mutare le condizioni a volte diventate proibitive di fare impresa in Italia.

Condizioni che spesso rasentano la disperazione da parte di tanti operatori che non vedono più il futuro della loro impresa, disperazione che è stata chiaramente evidenziata durante  le manifestazioni degli autotrasportatori avvenute nel mese di gennaio e che hanno provocatola morte di un collega. Un altro evento che deve fare riflettere”. E proprio esaminando situazione in cui sono costretti a lavorare gli  imprenditori dell’autotrasporto Claudio Fraconti sottolinea, nella sua lettera, un tema tante volte discusso, soprattutto negli ultimi mesi con massimo Dolciami: “l’impossibilità di accettare, oggi più che mai, che un’impresa che voglia operare correttamente sul mercato sia così continuamente vessata da mille ingiustizie legislative che sembrano fatte apposta per favorire chi delinque. Mi riferisco in particolare alla mancanza di gradualità delle sanzioni, sia in materia di trasporto rifiuti sia in materia di merci pericolose, dove un imprenditore è soggetto, anche per piccole mancanze come una data di scadenza di un’estintore, o la perdita di un cartello con il simbolo R dei rifiuti pericolosi, a denunce penali che rimangono poi tutta la vita, o a sanzioni economiche esagerate che minano l’equilibrio economico di un’impresa, già provato dall’accanimento del sistema creditizio, impedendo di fatto a quell’azienda di continuare a crescere o addirittura facendo perdere all’imprenditore quella passione per la professione, che è l’unica carica positiva che ci rimane. Con la conseguenza per molti di noi di abbandonare quella specializzazione, lasciando spazio ai disonesti, agli abusivi, a quelli chevivono nell’ombra e per questo raramente vengono fermati.

Credo che  il modo migliore per onorare la memoria di un personaggio che ha sempre contribuito al miglioramento delle condizioni di questo lavoro”, conclude Claudio Fraconti, ,  sia quello di rilanciare  il compito di tutte la associazioni  nel  ritrovare e difendere fino in fondo la dignità dei nostri imprenditori e di individuare e combattere tutti quegli ostacoli legislativi e normativi che ci impediscono di operare serenamente, e che pesano come dei macigni sulle teste di tanti colleghi, che in silenzio e magari per orgoglio, non riescono a liberarsi dalla pressione psicologica che le situazioni di difficoltà impongono.  Abbiamo il compito di dimostrare quanto sia idispensabile per un’economia sana, un sistema logistico e dei trasporti ugualmente sano, e che non debba ricorrere alla illegalità e alla rinuncia alla sicurezza per poter sopravvivere. È una battaglia che tutti gli autotrasportatori dovrebbero sempre combattere. Da oggi in avanti anche in memoria di Massimo Dolciami. Lui l’avrebbe sicuramente voluto”.

 

4 risposte a “Difendiamo i trasportatori in difficoltà. Sarà il miglior modo per ricordare Massimo

  1. I trasportatori hanno bisogno di recuperare i propri valori che sono l’orgoglio di esercitare una professione indispensabile e l’onestà di svolgerla in modo corretto senza mettere a repentaglio se stessi, i propri dipendenti e il prossimo con una infinita lotta tra loro e con i committenti. Alle associazioni il compito di fornire strumenti (semplici ed efficaci) che consentano anche ai più deboli di lavorare con serenità ed impedire che proprio quelli che fanno tutto il possibile per mantenersi nella legalità siano nei fatti i più tartassati e soli.

  2. Ho letto tante parole, ma purtroppo non servono a niente e se si vuole rispettare una professione bisogna essere almeno seri… quello che la categoria autotrasportatori non ne conosce il significato. Sicuramente chi ha lottato come lui ha fatto come don Chisciotte al mulino a vento… una guerra persa di partenza. Nessuno l’ha seguito, sono dispiaciuto dell’accaduto e mi auguro: se lui può vedere, che almeno chi gli è stato vicino lo ricordi con affetto.

  3. Non conoscevo questo signore, ma sicuramente era una persona come noi orgogliosa del proprio lavoro! Avevo intravisto la notizia della sua morte, di sfuggita al mattino presto, mi sembra sulle notizie di Canale 5, ma poi nessuno ne ha più parlato; d’altronde sono altre le cose che fanno notizia, non sicuramente i casi dei singoli autotrasportatori, che faticano ormai a pagare tutti i costi a cui vanno incontro ogni giorno e che quanto viene esposto il problema, non è mai spiegato e considerato come invece è in realtà. Quello che spiegano questi giorni è l’aumento dei carburanti, ma anche oggi hanno detto che naturalmente il costo si ripercuoterà sui trasporti! Quali trasporti,che sono anni che non ci danno aumenti e appena li chiedi sono pronti ad andare a contattare altri trasportatori, che scusate dell’espressione, ma “morti di fame” in giro ce ne sono tanti e così altro che tariffe di sicurezza, perdi anche le tariffe minime che ha la tua azienda. Purtroppo il discorso sarebbe tanto lungo e la mia paura è di finire dimenticati come questo caro amico che magari non ha più avuto la forza di combattere, perchè le porte che ti chiudono in faccia ormai sono troppe. Speriamo che almeno Voi riusciate a far emergere il problema, perchè sarebbe ora di spiegare all’utenza che specie alle grandi aziende, dei costi di sicurezza da rispettare, non interessa nulla!!!! Ti lasciano a piedi. Ciao e buona serata.

  4. Non è vero Bruna che ci sono “altri morti di fame”. Ovvero, è vero che ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ma è la crisi che morde fino all’osso la società, l’industria, il consumo e si ripercuote, tutta, fino ai servizi di cui noi ne facciamo parte (perché non siamo produttori). Che poi ci si aggiunga l’asso, con l’aumento dei costi “vivissimi”, le sanzioni, i tempi, le gestioni da contabilizzare… È chiaro che chi non ha solidi basi economiche, e principi professionali ed etici (perché trasportare a prezzi da fame, se poi non bastano a pagare costi vivi e forse neanche li vedi i pagamenti?) validi e sani ragionamenti, questi fanno i morti di fame. Però è vero che c’è un movimento di cui sento e vedo, molti si stanno convincendo e aderendo, che solo con trasporti remunerati, pochi buoni e validi rendono molto di più di tanti viaggi inutili, sul profilo remunerativo. Ma anche se tutti aderiressero, ora trovare merce da spostare diventa “il” problema, ancora prima di lamentarci di costi gasolio, morti di fame e costi minimi… Chi vivrà vedrà.

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