Il giorno in cui non avremo più camionisti scoppierà il dramma. Ma nessuno sembra capirlo

“L’insostenibile leggerezza dell’essere è il titolo di un celebre libro di Milan Kundera ambientato nella Praga della primavera del 1968. “L’insostenibile leggerezza del trasporto. Il costo che nessuno vuole pagare” è stato invece il titolo scelto dagli organizzatori  della prima tappa del  Sustainable Tour 2024, il ciclo di incontri sulla sostenibilità nell’autotrasporto ideato e organizzato da evenT partito da LetExpo, la rassegna veronese sulla logistica sostenibile. Il primo di un ciclo d’incontri che ha visto protagonisti  Nicolò Berghinz di Alis, Luca Girelli, presidente di Girelli Logistic Group, Rudi Zinetti del Gruppo Manni, Nicolò Calabrese di CargoOn e la presidente di Ruote Libere, Cinzia Franchini, chiamati ad analizzare  un tema da sempre caldissimo nel panorama dell’autotrasporto italiano: quello di un’attività, il trasporto e la logistica appunto, “con un ruolo assolutamente centrale  nella vita quotidiana di ognuno di noi, vero motore di tutto”, come è stato più volte sottolineato dai relatori, ma allo stesso tempo non riconosciuto come tale quando si tratta di pagarne i costi. “Ed è proprio per questo che dobbiamo continuare a raccontarlo dialogando con  con le istituzioni e creando appuntamenti  come questo di Verona”, ha esordito Nicolò Berghinz, responsabile relazioni esterne di Alis, l’associazione che ha ideato e che promuove LetExpo”,. Invito a “raccontare” un mondo indispensabile eppure trascurato, immediatamente raccolto da Paolo Volta, coordinatore didattico di evenT, pronto a denunciare, una volta di più come “l’autotrasporto merci sia stato valorizzato soltanto nei momenti di difficoltà, come durante la pandemia, per esempio” ma anche a concentrare l’attenzione sugli elementi di criticità  come “la  frammentazione del settore o la sempre  più diffusa subvezione che spesso rendono complicato riuscire a dare il giusto valore al trasporto”. Lanciando allo stesso tempo un importante avvertimento: “se non si tiene conto dei costi che le imprese devono sostenere, allora è difficile investire in quella transizione energetica sostenuta con chiarezza dagli obiettivi europei”. Dunque, ci può essere sostenibilità economica, ambientale e sociale senza la valorizzazione del servizio logistico? E perché nessuno vuole pagare il giusto compenso per il trasporto? E, ancora,   come interrompere questo corto circuito?  Tutte domande finite sul tavolo dei relatori pronti a indicare le possibili strade per  superare una situazione contraddittoria, considerato che non offre un adeguato compenso a un lavoro ritenuto fondamentale non solo per l’economia pma per la vita sociale quotidiana e che, soprattutto, questa “normale vita quotidiana” potrebbe renderla decisamente meno normale il giorno in cui i conducenti si stancassero davvero definitivamente di essere “l’ultima ruota del carro”,  smettendo di garantire il trasporti di merci nelle industrie, di prodotti nei negozi.  “Manca un’informazione corretta e puntuale su qual è il servizio che offriamo e che peso ha nella vita delle persone”, ha riassunto in pochissime ma efficacissime parole Luca Girelli, presidente di Girelli Logistics Group, importante azienda di trasporti del territorio veronese senza dimenticare altri importanti ostacoli da superare prima che si troppo tardi, rappresentate da “troppe carenze che ci troviamo a sopperire e che non sono imputabili a noi: dai tempi di attesa alle infrastrutture non adeguate, per esempio. Per non parlare delle aree di servizio”. Problemi che spesso potrebbero essere risolti se solo l’Italia sapesse fare gioco di squadra, cercando e trovando soluzioni condivise, come ha aggiunto  Rudi Zinetti, manager per l’area logistica del Gruppo Manni, specializzato nella lavorazione dell’acciaio, che dopo un’importantissima promessa, “Il trasporto per la committenza  rappresenta in primis un servizio, non certo soltanto un costo”, ha acceso i riflettori sull’importanza di “ creare partnership con i vettori con cui lavoriamo per cercare di ottimizzare il flusso”. Con tanto di esempio reale, concreto: “Ci concentriamo sulla riduzione dei tempi di carico, vera spada di Damocle per i vettori”. Spada che può essere resa meno tagliente, come ha suggerito  Nicolò Calabrese, Country manager di CargoON, specializzata in sistemi telematici per la gestione delle flotte, grazie al contributo importante che può arrivare dalla tecnologia. “I dati possono contribuire a ottimizzare non solo i costi in eccesso, ma anche le inefficienze conseguenti alle condizioni di mercato”, ha spiegato Nicolò Calabrese, “digitalizzazione e innovazione possono permettere alle aziende di trasporto, i cui margini sono sempre più risicati, di massimizzare l’efficienza e trovare le risorse per investire in sostenibilità”. Per esempio  utilizzando la tecnologia per ridurre al minimo i tempi di attesa, avere slot di carico e scarico ben definiti, contrastare l’annoso problema dei tanti viaggi a vuoto che fanno oggi i camion”. Ma da contrastare c’è anche una situazione ormai incancrenita che è sotto gli occhi di tutti ma che in troppi fingono di non vedere: quella denunciata da Cinzia Franchini, presidente dell’associazione Ruote Libere, voce fuori dal coro nel mondo dell’autotrasporto italiano, quella delle tante imprese con tantissimi “camion fantasma”. “Prendiamo la composizione delle aziende che operano in Italia: delle circa 100 mila realtà iscritte all’Albo dell’autotrasporto, 19 mila non risultano in possesso di veicoli e circa 54 mila imprese contano meno di cinque veicoli”, ha affermato la battagliera rappresentante dell’autotrasporto, aggiungendo che “ciò significa che, mentre le grandi imprese hanno un rapporto diretto con la committenza, molte lavorano per altre imprese di autotrasporto, in un quadro che evidentemente si complica. Per non parlare delle questioni legate all’illegalità o alle infiltrazioni mafiose che noi da sempre denunciamo”. Concludendo il suo intervento con un Sos alle istituzioni troppo spesso spesso cieche di fronte a questa situazione sotto gli occhi di tutti e sorde agli appelli: “Bisogna promuovere dinamiche nuove e contrastare davvero quei fenomeni che alterano le dinamiche della concorrenza leale sul mercato”. Il Sustainable Tour 2024 tornerà con ben due appuntamenti previsti nel mese di maggio al Transpotec-Logitec di Milano. Per informazioni: https://www.eventforma.com/sustainable-tour.

3 risposte a “Il giorno in cui non avremo più camionisti scoppierà il dramma. Ma nessuno sembra capirlo

  1. Mi ricorda quella battuta del “bue che da del cornuto all’asino”. Si segnala che i personale viaggiante non viene pagato come si dovrebbe. Nella gran parte dei casi è reale. Ma forse “il bue” dovrebbe guardarsi in casa propria. Magari scoprirebbe accordi che per alcuni lavoratori del mare, per esempio, non vengono pagati nel rispetto del contratto ma percepiscono salari, frutto di intese con alcuni sindacati (una polemica che tempo fa venne sollevata ma subito sopita). Concordo quanto afferma la signora Franchini sul ruolo che alcuni operatori del settore della logistica ma anche dell’autotrasporto svolgono ma trovo singolare che si attribuiscano le colpe solo alla committenza primaria. Quanti “operatori logistici” costruiscono i loro margini sul mancato riconoscimento agli operatori del trasporto stradale e sullo sfruttamento? A voler approfondire questi aspetti ci sarebbe da riflettere molto. Una soluzione che esiste ma che non viene applicata si chiama: “principio della responsabilità condivisa tra i componenti della filiera”. Una norma di legge che non sarà perfetta ma che se fosse realmente applicata migliorerebbe di molto le cose. Ma guai a parlare delle “corna in casa dei cornuti”.

    • Quel che afferma la signora Franchini e’ testimoniato dai fatti e da centinaia di inchieste e sentenze, anche recenti, di grandi operatori logistici condannati per infiltrazioni mafiose, false coop e altre italiche trovate. Basta andare sul motore di ricerca. E il Fai cosa ha fatto in questi anni? Quanti associati ha allontanto o denunciato? Mi risponda per cortesia. In Francia undici aziende sono state denunciate dalle stesse associazioni per cabotaggio illegale. Se non sa dei nomi glieli giro io. Ma quelli girano, e sfalsati il mercato. Ma purtroppo questo settore e’ bloccato da gente che continua a parlare di soluzioni, quando ha contribuito per anni al problema, sminuendolo o nascondendosi. E non mi riferisco alla Franchini.

  2. Responsabilità condivisa, tempi di pagamento, franchigie per carico e scarico, tariffe in linea con i costi pubblicati dal ministero…. se fossero realmente applicati! E pensare che sono state fissate anche le sanzioni! I cornuti sono tanti…ma i mazziati siamo noi

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