“Noi trasportatori, orgogliosi di far girare l’Italia. Ma in troppi fanno di tutto per impedircelo”

“Gli autotrasportatori associati alla Fai sono sempre andati fieri di un proprio motto: “Facciamo girare l’Italia”. Cosa che il nostro settore continua ovviamente a fare, ma con sempre maggiore difficoltà, con continui ostacoli che rallentano il viaggio delle nostre merci oltre i confini per raggiungere altri mercati. Ostacoli che in alcuni casi impediscono perfino che i carichi, anche di merci deperibili, possano giungere a destinazione nei tempi previsti, con le conseguenze economiche che è facile immaginare, per chi trasporta e per la committenza. In altre parole: è un’Italia sempre più isolata e Bergamo paga più di altre province l’isolamento, “grazie” anche alla chiusura dello scalo merci avvenuta a settembre scorso”.  A denunciare l'”isolamento” che minaccia sempre più l’economia italiana e, in particolare quella del su territorio,  è Giuseppe Cristinelli, presidente di Fai (Federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo

allarmato da una situazione ormai non più sostenibile “fotografata” in tutta la sua drammaticità dai responsabili nazionali della sua federazione in occasione del recente convegno organizzato a Bruxelles dal titolo “L’Europa e le Alpi, come mantenere una regione cruciale al centro delle politiche dell’Ue al Parlamento europeo a Bruxelles”. “Dati che indicano come l’attraversamento dell’arco alpino sia diventato sempre più difficile, nonostante sia fondamentale per l’economia italiana, con un import-export del nostro Paese che vale 466 milioni di tonnellate di merce e 1286 miliardi di euro e con l’85 per cento dei carichi che va verso i Paesi dell’Unione europea via strada”, sintetizza Giuseppe Cristinelli, che per far comprendere il danno subito dalla provincia di Bergamo, “area ad altissimo tasso di produttività”,  ripropone invece  il quadro dell’export made in Bergamo delineato pochi mesi fa dalla presidentessa di Confindustria Bergamo Giovanna Ricuperati che, ricorda Giuseppe Cristinelli, “aveva elencato i mercati più importanti per le aziende bergamasche,  Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Germania, Austria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, e i settori messi maggiormente a rischio dall’isolamento:  settore farmaceutico e dell’automotive, ma anche del legno, della carta e stampa, della gomma-plastica, degli apparecchi elettrici, della chimica, dei prodotti in metallo e dei macchinari. Il che, tradotto, significa migliaia di posti di lavoro in alcuni casi messi a rischio dall’impossibilità di far arrivare oltreconfine i nostri prodotti per colpa di un isolamento”, prosegue sempre il presidente di Fai Bergamo,  sempre più evidente e destinato a durare a lungo,  con il traforo del Monte Bianco per il quale si prevede una chiusura semestrale per manutenzione per i prossimi 18 anni; il Gran San Bernardo che ha limitazioni notturne; il Gottardo chiuso fino a settembre 2024; il Brennero con divieti scandalosi visto che proibiscono, con false motivazioni, il libero commercio di persone e merci sancito dalla stessa Unione europea. E con la situazione aggravata dall’alternativa su rotaia “rallentata” dalla chiusura del valico del Frejus che riaprirà solo in estate 2024 (clicca qui per approfondire). In un mercato sempre più “just in time”, con il tempo che è diventato vitale nei trasporti (in particolare per quei prodotti come frutta e verdura ma anche salumi e formaggi, fino ai fiori che non possono stare fermi in coda per ore, come ha sottolineato l’ex presidente della Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio) e con la manifattura e la meccanica sotto scacco (come ha ricordato Paolo Agnelli, presidente di Confimi industria tutto questo è semplicemente inaccettabile e richiede risposte non più rinviabili. L’augurio è tutto ora possa finalmente cambiare grazie alla decisione del Governo di intervenire in modo concreto e deciso, con l’invio della lettera di messa in mora alla Commissione europea, primo passo al quale dovrebbe seguire quello dell’apertura ufficiale della  procedura d’infrazione contro l’Austria colpevole per  i divieti fuorilegge al Brennero di cui l’Italia sta pagando da troppo tempo costi pesantissimi. 

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