Euro 6 più inquinanti di Euro 4: quante bugie e demagogia viaggiano su auto e ambiente?

Ma quante inesattezze e falsità (magari alimentate semplicemente dalla volontà di vendere di più, a tutti i costi…) vengono propinate in materia di mezzi di trasporto e inquinamento? E quanti milioni di automobilisti vengono fermati da divieti quando invece avrebbero tutti i diritti di circolare? Domande che sorgono spontanea leggendo i risultato di uno studio che evidenzia come le automobili Euro 6, “spacciate” oggi come il massimo della pulizia per le emissioni allo scarico non sempre lo siano, superate, per esempio da veicoli Euro 4 che, nonostante un’età superiore e una tecnologia (presunta) inferiore, spesso possono risultare più efficaci per la sostenibilità ambientale. Una nuova “verità” su auto e inquinamento, svelata da uno studio del Politecnico di Milano e di Unipol e pubblicata dalla rivista “Al volante” che ha preso in esame i dati di circa tremila “scatole nere” di varie tipologie di auto per arrivare alla conclusione più inattesa: ovvero che in molti casi i veicoli Euro 4 possono essere meno inquinanti di quelli Euro 6. Una nuova verità che i responsabili di Assopetroli Assoenergia hanno prontamente provveduto a far conoscere a tutti i propri associati attraverso una lettera, firmata dal segretario Bruno Garcea, nella quale si sottolinea come le “differenze si manifestino in particolare in funzione dello stile di guida, del tipo di strade, della velocità e di altri parametri”, fornendo risultati che potrebbero ribadire quanto a suo tempo sostenuto dalla nostra associazione in merito all’utilizzo delle caldaie e cioè che nel rilascio delle emissioni appare della massima rilevanza la gestione (efficiente) della combustione”. Tradotto: la riduzione dell’inquinamento dipende più da come si usa un motore (o una caldaia) e forse invece di continuare ad aggiornare continuamente il numero dopo la parola Euro sarebbe più importante dare formazione su come usare i mezzi (e gli impianti di riscaldamento). Senza dimenticare un’ultima importante nota nel messaggio diffuso dai responsabili di Assopetroli Assoenergia: “altrettanto importante è la considerazione che le decisioni in merito alla produzione dei motori delle auto deve essere riconsiderata alla luce delle evidenze scientifiche più recenti e non a valutazioni di carattere politico-demagogico”. L’ennesimo invito a chi guida le scelte dei Paesi, dei Continenti a a non continuare a sostituire la politica con una propaganda demagogia che ha il solo scopo di ottenere consensi, e dunque mantenere il poter, ma di agire sulla base del buon senso e dell’analisi dei dati reali. Come quelli, per esempio, forniti proprio dallo studio del Politecnico milanese condotto su tremila 3.000 veicoli immatricolati in Italia nel 2022 e divisi in 3 gruppi di mille auto per ogni omologazione: Euro 4, 5 e 6 tenendo conto del chilometraggio percorso (totale e suddiviso per tipo di strada: urbana, extraurbana, autostrada), della velocità media e dello stile di guida con presenza di accelerazioni e frenate brusche. Tutte informazioni ottenute grazie ai dati raccolti dalle scatole nere telematiche usate anche dalle assicurazioni e utilizzate per creare un modello che stima le emissioni totali annue in chilogrammi di Co2. Scatole nere che hanno svelato come se nella media generale, prendendo i due campioni estremi – Euro 4 ed Euro 6 -, il risultato sia quello atteso, ovvero che le emissioni medie totali per anno di Co2 dei veicoli Euro 4 siano molto superiori a quelle degli Euro 6, con 4.350 chilogrammi contro 3.650, decisamente diverso dall’attesa sia il risultato dell’analisi delle emissioni veicolo per veicolo. Con addirittura il 26 per cento dei casi in cui veicoli Euro 4. Uno studio, quello promosso da UnipolSAI e condotto dal Politecnico di Milano, che “suggerisce quindi un cambio di prospettiva”, è la considerazione finale, con al centro ”il guidatore, determinante per la quantità di emissioni prodotte che,oltre che dal veicolo, dipendono in particolare dallo stile di guida, dalla velocità media, dai chilometri percorsi e da dove li si percorre”. Come cambiare la prospettiva? Per esempio partendo da una green box, proposta dagli stessi promotori dello studio, che rilevi il comportamento ecologico del singolo veicolo al di là della sua omologazione. E che potrebbe permettere di non bloccare a priori i veicoli solo perché Euro 4 o 5 ma solo se dovessero risultare davvero nemici dell’ambiente. Una “scatola verde” già fattibile con la tecnologia di oggi, capace di “insegnare” una guida più pulita, stimando l’impatto ambientale del veicolo e, consentendo, grazie alla telematica, di far si che i blocchi del traffico, per esempio, siano mirati e non decisi esclusivamente sulla base della classe di omologazione. Tutto fattibile. A condizione che alla guida ci siano dei politici e non dei demagoghi magari con il paraocchi dell’ideologia.

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