Allarme valichi: “La chiusura del Monte Bianco rischia di essere un colpo da ko per l’economia”

All’antivigilia della chiusura del traforo del Monte Bianco, la Fai (Federazione degli autotrasportatori italiani di Conftrasporto-Confcommercio) rilancia l’allarme.  Da Torino, città che ha ospitato il consiglio nazionale della federazione, il presidente nazionale, Paolo Uggè, ha denunciato come “con le difficoltà ai valichi, dal Brennero al Fejus, sia in gioco l’economia italiana, oltre alla sopravvivenza di moltissime imprese del settore. La chiusura del Monte Bianco, assieme ai limiti imposti dall’Austria al Brennero, rischiano di affossare la nostra economia”, ha affermato Paolo Uggè dal palco allestino nella sala delle Officine grandi riparazioni di Torino prima di illustrare il documento programmatico da consegnare nei prossimi giorni al ministero dei Trasporti per il Tavolo delle regole. Un “Position Paper”, approvato dal consiglio nazionale, che vuole costituire la base concreta sulla quale proseguire il dialogo intrapreso con il m inistero e che tocca diversi “temi caldi” ormai da anni: dall’ormai cronica carenza di autisti alle infinite attese per le revisioni dei veicoli nelle Motorizzazioni; dalla regolamentazione dei tempi di attesa al carico e allo scarico (con particolare attenzione al trasporto container nei porti), al rafforzamento della normativa per la certezza dei tempi di pagamento e dei costi di esercizio. E, a ncora, dalle risorse per l’intermodalità alla revisione del calendario dei divieti di circolazione, con particolare riferimento ai valichi alpini. “Dare attuazione concreta al tavolo delle regole, iniziando da quelle sull’accesso al mercato e difendendo il principio della libertà di circolazione, è fondamentale”, ha affermato Uggè”. Ora non resta che attendere che il “tavolo” si riunisca periodicamente “per affrontare la lunga lista delle criticità sofferte dalle imprese di autotrasporto e segnalate a più riprese”.

4 risposte a “Allarme valichi: “La chiusura del Monte Bianco rischia di essere un colpo da ko per l’economia”

  1. In Francia anni fa fecero la regola che il cinquanta per cento più uno deve essere personale francese o residente in Francia. Hanno carenza di autisti, ma non un buco di due generazioni. Qua le stesse associazioni di categoria hanno puntato tutto sulla filiale di Conftrasporto in Romania per delocalizzazioni e contratti estero vestiti. Tutto legale, si, ma fino ad un certo punto dato che come dimostra la sentenza alla famosa azienda trentina ben settanta di quegli autisti sono stati licenziati illegittimamente (e van ripagati con gli interessi) per fare posto ai rumeni. Quindi, quando avevamo gli autisti li lasciamo a casa, ora che hanno i camion fermi fanno i tavoli. Riflettete cari associati a chi vi affidate. Parlano i fatti. Decenni di chiacchere e problemi risolti zero. Ribadisco zero. Ed è inutile attaccarmi sul personale. Dimostratemi cosa hanno fatto le associazioni di categoria all’atto pratico per il ricambio di autisti non negli ultimi quindici mesi, ma quindici anni. Zero. Ribadisco zero. Finiti gli schiavetti da lasciare sui mezzi sei mesi, provano col decreto flussi a risolvere il problema mentre vantano corsi e scuole. Tutto inutile. Potrete anche regalarle le patenti, ma oramai è tardi. Ma dalla vostra comoda poltrona come fate a rendervene conto?

  2. Gabanella Ti invito ad informarTi meglio se non vuoi incorrere nella disistima di coloro che ragionano. Vedo che continui con le bugie. La Conftrasporto non ha mai aperto nel passato nè esiste oggi una sede in Romania. Le bugie hanno le gambe corte e Tu devi essere molto basso, quasi rasoterra.

  3. Il presidente di Fai Conftrasporto scrive che “Conftrasporto non ha mai aperto nel passato nè esiste oggi una sede in Romania”. Il signor Gabanella afferma il contrario: forse dovrebbe “esibire le prove” di quanto afferma, altrimenti il rischio è che faccia la figura del bugiardo, disinformato, e forse persino un pochino cialtrone?

  4. Sto ancora aspettando le prove da parte di Gabanella sulla sede in Romania. Oggi mi attribuisce una dichiarazione che non ritengo di aver rilasciato così come presentata. Una riflessione: ma il direttore responsabile di Stradafacendo non ritiene che sia giunta l’ora di verificare prima di pubblicarle le dichiarazioni di certi “opinionisti”?

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