Confindustria Bergamo: “La manifattura paga a caro prezzo i divieti illegittimi al Brennero”

“L’industria bergamasca è una provincia fortemente esportatrice, con una produzione industriale diversificata e strettamente connessa con il centro Europa. Di qui l’importanza di poter contare su sistemi infrastrutturali articolati che garantiscano agevoli spostamenti di merci e persone. In questo contesto, lo strozzamento del Brennero, in palese violazione dei principi di libera circolazione delle merci, rappresenta una forte criticità che riguarda moltissimi settori”. Ad affermarlo è Giovanna Ricuperati, presidente di Confindustria Bergamo, che ha immediatamente raccolto, insieme con il presidente di Confimi Industria Paolo Agnelli e il presidente di Coldiretti Alberto Brivio, l’invito lanciato dal presidente della Fai (Federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo, Giuseppe Cristinelli, a “fare squadra” scendendo in campo contro i divieti illegittimi imposti dall’Austria alla libera circolazione delle merci italiane verso i mercati europei. “Considerando l’interscambio fra import ed export verso l’area del centro-nord Europa, quindi verso Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Germania, Austria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, secondo una nostra stima, appaiono particolarmente esposti il settore farmaceutico e dell’automotive, mentre in misura lievemente ridotta, ma comunque significativa, i settori del legno, della carta e stampa, della gomma-plastica, degli apparecchi elettrici, della chimica, dei prodotti in metallo e dei macchinari”, ha aggiunto Giovanna Ricuperati analizzando nei dettagli le attività del territorio che maggiormente stanno pagando il conto della concorrenza sleale attuata dall’Austria senza che l’Unione europea intervenisse e sottolineando come “anche tenendo conto dei corridoi alternativi già sperimentati in questi anni a causa del vincolo del Tirolo, la sempre più difficile percorrenza di quella che è una delle grandi direttrici per la connessione con il resto del mondo costituisca un enorme freno all’attività manifatturiera del centro-Nord e del Paese in generale”.