Tonnellate di frutta e verdura italiana al macero per colpa dei tir fermati al Brennero dall’Austria?

Per gli operatori ortofrutticoli il loro nome è IV Gamma, per i consumatori più semplicemente sono le insalate imbustate e pronte per essere consumate (ma anche altri prodotti freschi sottoposti a trattamenti, basati principalmente sul mantenimento della catena del freddo, dalla raccolta al consumo, che ne garantiscono freschezza e sicurezza): un settore che in provincia di Bergamo è cresciuto sempre più nel tempo, scalando, con fatturati a otto cifre, le classifiche delle attività più importanti fra quelle che fanno capo al mondo dell’agricoltura, fino a salire sul gradino più alto del podio. Un traguardo che oggi, purtroppo, la IV Gamma ha conquistato oggi anche per quanto riguarda la classifica delle attività più penalizzate dall’impossibilità di accedere liberamente ai mercati europei per colpa dei divieti al transito che l’Austria ha imposto ai Tir (e dunque ai prodotti) italiani rendendosi protagonista di una vergognosa concorrenza sleale senza che l’Unione europea battesse ciglio. Un danno pesantissimo per l’agricoltura “made in Bergamo” denunciato dal presidente di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio, che raccogliendo l’invito lanciato dal presidente della Fai (federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo, Giuseppe Cristinelli, si è schierato al fianco di altri rappresentanti del mondo produttivo , come Giovanna Ricuperati, presidente di Confindustria Bergamo, e Paolo Agnelli, imprenditore bergamasco chiamato alla presidenza nazionale di Confimi industria, per denunciare come quella dei divieti al Brennero sia una “storia illegittima sulla quale scrivere la parola fine. “Il settore più colpito è indubbiamente quello della cosiddetta quarta gamma, ma il problema riguarda in realtà l’intero settore freschi, da frutta e verdura a salumi e formaggi, fino ai fiori”, ha affermato Alberto Brivio sottolineando come si tratti di “prodotti che in alcuni casi possono avere una “vita” molto breve, come nel caso proprio delle insalate confezionale la cui scadenza è a 4 o 5 giorni dalla preparazione e per i quali ogni ora di ritardo nella consegna significa meno tempo di permanenza sugli scaffali e maggior rischio di finire al macero” Ma c’è un altro aspetto, importantissimo ma “sfuggito” a molti ambientalisti, sul quale Alberto Brivio ha puntato l’attenzione: il fatto che “questo genere di merci deve viaggiare con temperature che vengono mantenute basse solo tenendo accesi i motori, immettendo nuovi veleni nell’aria”. Veleni destinati a moltiplicarsi esponenzialmente quando centinaia o addirittura migliaia di tir sono costretti a stare fermi in code lunghe anche 40 chilometri, provocate dai divieti”. A motori accesi per ore, per non far marcire verdura e frutta trasportate.