Nuove strade e infrastrutture: prima di farle serve capire dove si vuole andare

Chi, senza aver ancora deciso dove andare, sceglierebbe il mezzo per compiere il viaggio? Nessuno. E allora, perché dovrebbe farlo la politica? Di questa semplice riflessione dovrebbe tener conto il premier Matteo Renzi che, parlando nei giorni scorsi di “ritorno dell’assunzione di responsabilità della politica che ha il dovere di decidere”, ha ribadito un concetto fondamentale, che ci auguriamo trovi conferma anche con la scelta del nuovo ministro dei Trasporti, in sostituzione del dimissionario Maurizio Lupi. Un concetto che impone di stabilire come priorità il traguardo da raggiungere, ovvero una politica dei trasporti che torni ad avere la prevalenza, decidendo prima le scelte strategiche necessarie allo sviluppo del Paese e poi le opere necessarie a realizzare il disegno. Invertendo così la scelta attuata da anni dai vari esecutivi che si sono occupati della realizzazione di opere pubbliche senza avere un disegno d’insieme degli obiettivi da raggiungere. Definito questo, compito che appartiene alla politica, concentrarsi sui controlli per assicurare la trasparenza nella realizzazione delle opere diventerà più semplice. A patto d’impedire che venga  lasciato a chi ha compiti esecutivi  il compito d’individuare quali opere debbano avere la preminenza: la struttura tecnica di missione (non a caso è così definita) deve solo occuparsi che le opere siano in linea con le scelte politiche, non  deve influenzarle. Ed è proprio questa impostazione sbagliata che ha generato in passato macroscopici errori. Come per esempio il protocollo trasporti delle Alpi, per effetto del quale si vieta al nostro Governo di scegliere, in relazione alle proprie necessità e interessi, la realizzazione di nuove infrastrutture. Come potrebbe essere il traforo del Mortirolo, opera che darebbe una risposta all’economia di Valtellina e Val Camonica, togliendo dall’isolamento una valle e realizzando un’area turistica in grado di competere con quelle di Svizzera e Austria.  Ecco perché occorre una scelta politica. Attuata e non solo annunciata.

Paolo Uggé

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