Codice a barre, il viaggio lungo 50 anni che ha cambiato la vita di chi va a fare la spesa

Un viaggio lungo mezzo secolo che ha rivoluzionato le abitudini di miliardi di consumatori. E’ quello compiuto dal “codice a barre”, nato il  3 aprile del 1973 quando  i manager di alcune grandi aziende americane di beni di largo consumo si accordarono per utilizzare un unico standard di identificazione dei prodotti, adottando il codice a barre  allora battezzato  Upc, ovvero Universal product code. Un codice destinato a “debuttare” un anno dopo, il 26 giugno 1974, alle 8:01, quando il codice a barre “transitò” per la prima volta dalla cassa di un negozio, con la vendita di una confezione di chewing-gum Wrigley’s al gusto juicy fruit in un supermercato Marsh nella città di Troy, in Ohio. Costo: 0,61 centesimi di dollaro.  Un viaggio destinato, da lì in poi a non fermarsi più, adottato da sempre più aziende, ridisegnando il modo di gestire le transazioni commerciali e tutti i passaggi operativi e logistici della filiera e rivoluzionando, di fatto, l’intera economia. Quella soluzione, diventata oggi codice GS1, ha dotato infatti il mondo delle imprese di un linguaggio comune e globale, che rende visibili i prodotti lungo la supply chain. Per i produttori significa rendere più efficiente la catena di fornitura, per i distributori migliorare la gestione (per esempio semplificando e rendendo più accurati gli inventari e la gestione del magazzino) e per i consumatori una spesa più veloce e con meno code alle casse. Anche se all’inizio alcuni acquirenti faticarono ad abituarsi a comprare prodotti privi dei prezzi attaccati alle confezioni. “Oggi il codice a barre GS1 ha raggiunto miliardi di scansioni ogni giorno ed è adottato da oltre due milioni di imprese per identificare e accompagnare i prodotti in tutto il pianeta, permettendone la tracciabilità, condividendone le informazioni e riducendo così errori e problemi lungo tutta la filiera”, si legge in un comunicato stampa diffuso proprio in occasione del 50° compleanno, “ ed è per questo suo ruolo che la Bbc ha inserito il codice a barre tra le “50 cose che hanno reso globale l’economia” (e nell’omonimo libro pubblicato in Italia da Egea), ritenendolo una delle 50 invenzioni più rivoluzionarie di tutti i tempi accanto a molti degli oggetti moderni inseriti in questa classifica, dall’iPhone alle lamette, dalla libreria Billy alle pile, dai videogiochi al latte artificiale”. Ma per il codice a barre il mezzo secolo “d’attività” non è solo uno straordinario traguardo: è anche un punto di ripartenza, in un viaggio nella continua evoluzione, che lo ha visto  nascere analogico e monodimensionale per poi trasformarsi in digitale e bidimensionale fino a essere affiancato, per aiutare le aziende ad affrontare le nuove sfide del terzo millennio,  da nuovi standard come il GS1 DataMatrix, il codice a barre bidimensionale che permette di trasferire numerose informazioni utilizzando uno spazio ridotto, e il GS1 Digital Link, un indirizzo web con una struttura standard contenente un codice GS1, come il GTIN, che crea un’identità comune tra il prodotto fisico e il suo “gemello digitale”, collegando tutte le informazioni e i dati B2B e B2C, e che può anche essere rappresentato, ad esempio, da un QR code posto sulle confezioni dei prodotti per essere scansionabile anche con lo smartphone.

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