La strada colabrodo incubo dei camionisti: la Goitese va a pezzi e i pericoli aumentano

Cambiano le stagioni, cambiano le amministrazioni, ma la situazione della Goitese, la strada che da Montichiari porta a Goito, collegando le province di Brescia e Mantova, non cambia e resta decisamente critica. La denuncia arriva dal presidente di Fai Lombardia, Antonio Petrogalli, che rilancia l’allarme ricevuto dai numerosi autotrasportatori che utilizzano la strada. “I più fortunati hanno “solo” forato. Poi c’è chi invece ha dovuto cambiare il cerchione. E anche chi riuscisse a uscire indenne dalla “gimkana” (con il rischio di finire fuori strada) non è al sicuro. Perché con l’asfalto sbriciolato, i detriti “sparati” dalle ruote di quelli che viaggiano sulla corsia opposta rischiano di danneggiare i vetri”, spiega Petrogalli in una lettera nella quale cita uno stralcio di un articolo pubblicato sulla Gazzetta di Mantova a novembre 2017. 

“Arrivano le piogge e le strade della provincia mostrano tutte le loro criticità. La ex statale Goitese, infatti, si sbriciola e sono bastati due giorni di pioggia per rendere la strada simile, di fatto, a uno sterrato”; la situazione, a mesi di distanza, non è cambiata. E i danni provocati sono ingenti. “Per sostituire un parabrezza montato sui mezzi di ultima generazione Euro 6 si parla di una spesa di 700 euro e un giorno di lavorazione, durante il quale il camion logicamente deve restare fermo”, spiega Petrogalli. “Costi che si ripercuotono sulle ditte di autotrasporto – considerato che è impossibile rivalersi sugli enti pubblici quando si parla di danni ai cristalli – che sono costrette a spendere di tasca propria per riparare celermente i mezzi e proseguire a lavorare. I nostri conducenti sono perfettamente addestrati per controllare un camion in movimento, ma guidare su percorsi dissestati fa continuamente vibrare ruote e volante, e di conseguenza è facile perdere aderenza. Tutto questo può pregiudicare la sicurezza del veicolo, e in alcuni casi anche del carico, causando disagi a tutti gli utenti della strada. È indubbio che il traffico “pesante” gravi sull’asfalto, soprattutto delle strade extraurbane, ma vorrei puntualizzare una cosa: ogni giorno noi autotrasportatori ci mettiamo al volante per garantire alla collettività di poter usufruire di merci e servizi; le strade sono il nostro posto di lavoro, per noi è fondamentale che siano sicure”. Petrogalli ricorda che il limite di velocità sulla Goietese è ora “fissato a 70 km/h, ma è impossibile procedere a quella velocità. Gli autotrasportatori sono costretti a percorrere quel tratto al massimo ai 30 km/h, Ovviamente la minore velocità vuol dire accumulare ritardi nelle consegne delle merci” e pone l’attenzione anche su “un altro grave problema”, oltre alle buche e ai sassi. “Per la realizzazione del fondo stradale della Goitese sono stati utilizzati materiali non idonei”, denuncia il presidente di Fai Lombardia. “Quando piove, una poltiglia passa dalle crepe del manto e si attacca ai telai, usurandoli se non si interviene prontamente. Quando invece splende il sole, il passaggio dei veicoli solleva una polvere bianca che resta in sospensione e arriva direttamente nei polmoni di chi passa in quel momento o di chi abita nelle vicinanze. Parliamo di smart roads e di infrastrutture intelligenti, intanto però basta un po’ di maltempo ed ecco che in tutta Italia ci ritroviamo a viaggiare su veri e propri crateri di asfalto. Progettiamo strade intelligenti ma occorrerebbe ripartire dalle basi: dal fondo stradale di quelle attuali. Sappiamo benissimo che la Provincia di Brescia deve gestire oltre duemila chilometri di strade e 450 ponti, tutto questo con i fondi ridotti all’osso. Una domanda però mi assilla da tempo: ma gli introiti delle contravvenzioni che la Provincia incamera quotidianamente, specialmente dopo aver installato numerosi autovelox sulle strade bresciane, dove vanno a finire? Parte di queste risorse non dovrebbero essere destinate proprio alla manutenzione delle strade? Se non si usano le risorse non solo si determinano rischi per la viabilità, ma possono subentrare anche danni economici. Purtroppo gli interventi tampone sono dei palliativi che servono solo a ritardare un problema ben più profondo: non avere la possibilità di effettuare lavori di manutenzione pregiudica il fondo stradale, che una volta deteriorato ha bisogno di interventi più complessi, che richiedono risorse di gran lunga superiori. Non si devono dimenticare poi le attese per i lavori di ripristino delle infrastrutture attualmente in grande sofferenza, quali ponti e viadotti interdetti al traffico o limitati nella portata perché non reggono neppure il traffico quotidiano. Ecco che nuove strade permetterebbero di “sollevare” quelle vecchie dall’accumulo di veicoli. Ovviamente per un autotrasportatore tutto questo vuol dire perdita di tempo e di soldi… problematiche che poi si trasmettono alle aziende che non riescono a movimentare i materiali, con un danno per tutta l’economia”.

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