Tirrenia ferma le navi il 30 e 31 agosto, rientro a rischio dalle isole

Rientro a rischio per i vacanzieri che hanno scelto come meta le isole e che termineranno le vacanze il 30 e 31 agosto, date in cui è stato indetto uno sciopero dei lavoratori di Tirrenia proclamato dalla Uiltrasporti. Navi dunque ferme in porto e nuovi disagi per i passeggeri, disagi che, secondo il segretario generale della Uiltrasporti, Giuseppe Caronia, “sono tutti ascrivibili al Governo che non ha avuto la sensibilità di convocarci e definire con noi un accordo quadro che ci dia le fondamentali garanzie”. Sul “caso Tirrenia” sono state organizzate assemblee a Civitavecchia  (20 agosto) a Palermo (21 agosto) “per spiegare al personale come stanno le cose”. La prima garanzia che il sindacato chiede al governo è la rinuncia dell’ “ipotesi spezzatino”, seguita dalla richiesta di mantenere i livelli occupazionali e salariali, nel caso in cui un piano industriale dovesse contenere degli esuberi, che questi vengano trattati con ammortizzatori uguali a quelli che sono stati usati per i lavoratori di Alitalia”.

7 risposte a “Tirrenia ferma le navi il 30 e 31 agosto, rientro a rischio dalle isole

  1. Porca…., prendo 11 (dicasi 11) giorni di ferie in un anno, sabato e domenica compresi, neanche il tempo di staccare la spina e come “rientro” cosa mi ritrovo? Uno sciopero. Ore e ore da passare in attesa su un molo al caldo, senza servizi decenti. Ma questi signori che adesso scioperano (e i sindacati che li incitano a scioperare) dov’erano quanto il carrozzone Tirrenia imbarcava acqua da tutte le parti? Finchè si sono intascati i soldi tutto andava bene. Nessuno (men che meno i sindacalisti) che alzasse la mano per dire: “guardate, forse se lavoriamo di più e meglio, se offriamo servizi migliori ai passeggeri i conti della compagnia miglioreranno”. Macchè. Tutti bravi solo ora a sospendere un servizio pubblico. E a proposito: sui servizi pubblici, gli scioperi non dovrebbero essere gestiti in modo diverso?

  2. Ma lasciate che la Tirrenia vada a fondo. La crisi ha dimostrato che deve aver diritto a lavorare solo chi sa farlo e ne ha la voglia. Se un’azienda fa acqua, chiuda i battenti.

  3. Ormai è una farsa all’italiana, prima affondano le compagnie con comportamenti antilavorativi, sindacati in testa, per poi organizzare le “sommosse” badando bene di scegliere i momenti di maggiore visibilità che coincidono con i maggiori disagi provocati a lavoratori come dovrebbero essere loro che godono di qualche giorno di meritato riposo. Ma anni fa non ci fu un referendum per mandare a lavorare coloro che spacciandosi per difensori dei lavoratori facevano e continuano a fare solo i cavoli della propria bottega sindacale (scandalosi i comportamenti della Cgil dalla crisi Alitalia in poi)? O mirano alla cassa integrazione che quei poveri fessi che subiscono i disagi provocati dovranno assicurargli tornando al lavoro? Una sola definizione, vergognoso.

  4. Premesso che non lavoro per Tirrenia… ma… cara Silvia… come puoi dire “guardate, forse se lavoriamo di più e meglio, se offriamo servizi migliori ai passeggeri i conti della compagnia miglioreranno”? Ma tu lavoreresti senza essere pagata? Lavoreresti 12 giorni su 31 e magari un mese no e l’altro chissà? Come puoi dire dopo che si sono messi i soldi in tasca e ora scioperano? Ti assicuro che nessun operaio di un’azienda pubblica dal 2000 a oggi si è messo i soldi in tasca come una volta… Forse mi dirai che chi gestisce i soldi di un’azienda li ha “gestiti” male! Forse sarà venuto meno l’intermediario tra me operaio (che devo lavorare per vivere) e l’azienda (che vive facendomi lavorare e guadagna dal mio lavorare! Caro Mirko… viste le tue parole spero che tu mai abbia a che fare con una ditta privata che in questo caso (ma anche in molti altri) rileverebbe l’azienda! Ti assicuro che gli schiavi d’Egitto stavano molto meglio in proporzione! Chi affonda siamo io, te e tutti gli altri che lavorano… Ma chi veramente dovrebbe affondare per aver gestito malissimo tutto ciò che noi gli abbiamo fatto guadagnare non lo farà mai!

  5. Cari signori, io non sono d’accordo con voi. Perché l’operaio è sempre dalla parte della ragione? Si è vero certi imprenditori rubano, ma i dipendenti no? Con le finte malattie, con i permessi inutili, con gli scioperi etc.. Se un’azienda è in crisi proprio come nei rapporti personali la colpa è sia del datore del lavoro sia del dipendente. I sindacati pronti a prendersi mazzette e a far scioperare tanto a loro cosa importa. Nel 1950 servivan,o adesso sarebbe ora che qualche altro organismo di tutela nascesse per tutelare come si deve datori di lavoro e dipendenti. Ricordiamoci che in Italia ci sono milioni di imprenditori che si suicidano o sono in rovina solamente per la crisi causata da migliaia di fattori e non da una cattiva gestione. La colpa è sempre di entrambi, troppo semplice puntare il dito. Senza l’imprenditore l’operaio non mangia, senza l’operaio l’imprenditore non mangia.

  6. Ma lasciate che la Tirrenia vada a fondo. La crisi ha dimostrato che deve aver diritto a lavorare solo chi sa farlo e ne ha la voglia. Se un’azienda fa acqua, chiuda i battenti. Prendete ad esempio la società privata di navigazione Snav, anch’essa di Napoli sempre impeccabile e con buona qualità di servizi…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *