Tragedia di Reggio Emilia: “Non chiamatelo camionista, ma criminale. E come tale trattatelo”.

Il responsabile di un incidente può essere un automobilista, un camionista, un conducente di pullman, un motociclista. Oppure, più semplicemente, può essere, prima di qualsiasi altra cosa, un “criminale”. Affermazione che probabilmente in moltissimi sarebbero pronti a sottoscrivere per il conducente di un camion che venerdì poco dopo le 18, mentre percorreva la strada provinciale 111 della Val D’Enza, in direzione di Campegine, all’altezza della frazione di Case Lago, in provincia di Reggio Emilia, ha improvvisamente perso il carico di componenti d’acciaio per ponteggi edili che trasportava e che è piombato addosso a una Citroën Picasso, che sopraggiungeva dal senso opposto, uccidendo due ragazzi. Con il responsabile dell’incidente che, invece di fermarsi a prestare i primi soccorsi, ha pensato solo a fuggire. Una fuga dovuta quasi sicuramente al fatto che l’uomo, di 39 anni, era senza patente, ritiratagli ad agosto perchè sorpreso a guidare ubriaco, e forse perchè anche quando ha causato la tragedia era sotto l’effetto di alcol, come farebbe supporre il fatto che una volta rintracciato dai carabinieri si è rifiutato di sottoporsi all’alcol test. Un rifiuto che non gli è servito per evitare l’arresto, con l’accusa di di omicidio stradale, lesioni personali gravissime e fuga da incidente in caso di omicidio e lesioni. Sono in molti ora a chiedere che quell’uomo debba essere considerato un criminale e come tale trattato: prima fra tutti, Cinzia Franchini, presidentessa dell’associazione di autotrasportatori Ruote libere che ha affidato il suo pensiero, senza se e senza ma, a un comunicato stampa affermando che “il responsabile dell’incidente non può certo definirsi un autista o un autotrasportatore”, perchè, spiega “semplicemente siamo davanti a un criminale e in questo modo va trattato. Tutti gli uomini e le donne che si mettono alla guida di un mezzo e in particolare di un autocarro, in condizioni psicofisiche compromesse o, addirittura senza patente, mettono a repentaglio la vita loro e di tutti gli utenti della strada provocando disastri irrimediabili come quello di ieri”,ha aggiunto Cinzia Franchini, sottolineando come “l’uomo, che non non si è neppure fermato a prestare soccorso alle vittime, abbia aggiunto il suo nome al terribile elenco di pirati della strada che nei primi nove mesi di quest’anno hanno ucciso in Italia 72 innocenti. Mettersi alla guida con la patente sospesa e, in un incidente, provocare la morte di due giovani è un delitto la cui gravità le parole non riescono nemmeno a esprimere compiutamente”.

3 risposte a “Tragedia di Reggio Emilia: “Non chiamatelo camionista, ma criminale. E come tale trattatelo”.

  1. Questo non sarà purtroppo l’ultimo caso, non possiamo eliminare gli incidenti e penso che nessuno creda sia possibile, ma certamente possiamo e dobbiamo ridurre la cause. Formazione continua, lotta alla concorrenza illegale, ma prima di tutto , aumentare i controlli anziché le sanzioni. Per tutti, ma soprattutto per il trasporto sarebbe senza dubbio di maggiore beneficio, molto più degli attuali sostegni, a pioggia , quindi anche a chi pratica concorrenza sleale e illegale.

  2. Come ha scritto Ivano sul social GiraeRigira (che mi ha “indirizzato” su stradafacendo, sito che , confesso, non conoscevo) “non era un “camionista” è un assassino e basta”. E come Ivano anch’io sono stanco di essere additato come il malfattore a prescindere perché guido in mezzo pesante.

  3. Sui social leggo diverse precisazioni in merito al fatto che non si tratterebbe di un camionista bensì di un muratore con un furgone 35 quintali….. se fosse così sarebbe cosa buona e giusta precisarlo per non puntare il dito sempre contro i camionisti (anche quando non c’entrano, come in questo caso qualora svolgesse un’altra professione e guidasse un mezzo per il quale basta la patente B…

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