La Francia dà lezioni sull’inquinamento, ma Renault inquina più del dichiararato

Dopo Volkswagen Renault? Il sospetto di un nuovo scandalo su emissioni truccate ha travolto per diverse orela casa francese, che ha vissuto una giornata difficilissima in borsa. Tanto che, dopo il crollo del titolo, il governo è intervenuto per chiarire “che non ci sono frodi con software manomessi, ma solo sforamenti di limiti”. Prima della puntualizzazione del governo azionista e del costruttore che hanno smentito la presenza di veicoli con emissioni “truccate”, Renault aveva toccato una perdita del 20 per cento. Nei primi test condotti sui veicoli del marchio francese è stato osservato “uno sforamento delle norme” sul Co2 e l’ossido di azoto ma “nessuna frode”, ha puntualizzato in conferenza stampa a Parigi il ministro francese responsabile per Ambiente e Trasporti, Ségolène Royal, assicurando che il software truccato “non esiste”. “Gli azionisti e i dipendenti possono stare tranquilli”, ha insistito la ministra socialista. Nella Francia che si è più volte atteggiata a prima della classe nella tutela del clima rifilando  dure paternali agli alleati ma eterni rivali tedeschi in radio, giornali e tv, l’ipotesi dei motori truccati in casa tricolore ha avuto l’effetto di un terremoto. Renault, ha confermato le perquisizioni che fanno seguito a un’indagine già avviata a ottobre ma ha ribadito che tutti i test realizzati su richiesta del governo non avevano evidenziato frodi.

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