Un assassino della strada non può essere condannato a soli tre anni di carcere

È giusto che, passata l’onda dell’emozione del momento, tutto torni come prima? Che i giornali smettano di scriverne, che i politici smettano di parlarne aspettando solo il prossimo morto per tornare davanti a telecamere e microfoni e ripetere le solite sciocchezze? La risposta è no. Non è giusto che bastino poche ore per far calare il silenzio su una sentenza, obbrobriosa, come quella che ha condannato a soli 3 anni e 4 mesi di reclusione Gabardi El Habib, il pirata della strada che il 10 luglio scorso aveva travolto e ucciso a Gorgonzola Beatrice Papetti, una ragazza di 16 anni che era in sella alla sua bicicletta. “Una pena non giusta”, come ha spiegato il padre della ragazza, “ma questa è la legge italiana”. E, aggiungiamo noi, questa è la politica italiana. Capace di cancellare la morte di una vittima innocente non appena si spengono i riflettori. Come avevamo previsto mesi fa, quando occupandoci dei morti sull’asfalto avevamo proposto di prevedere che chi si fosse messo alla guida senza patente,  in stato di ebrezza o sotto l’ effetto di sostanze stupefacenti, venisse considerato alla stregua di chi premedita un omicidio e lo esegue volontariamente. Siamo stati, purtroppo, buoni profeti: non hanno fatto nulla. Non hanno dato alcuna risposta all’unica strada possibile per creare un vero deterrente: intervenire sulle sanzioni accessorie rapportate al danno generato. Educando a una regola: chi sbaglia paga, a costo di portargli via ogni cosa. Coloro che amano disquisire per ottenere qualche visibilità hanno invece invocato la fattispecie dell’omicidio stradale, progetto immediatamente sgonfiatosi. Col risultato di ritrovarci oggi a  piangere una vita stroncata a 16 anni e di provare una rabbia feroce per una famiglia distrutta dal dolore che non ha ottenuto giustizia, che è stata presa in giro. Possibile che si spenda del tempo a dibattere sulle quote rosa, quasi fosse un tema di vita o di morte, e non si affronti invece un tema che continua e mietere vittime? Una classe politica che non sa nemmeno recepire i sentimenti di ribellione e di profonda delusione che vengono alimentati da questi comportamenti merita solo una cosa: essere mandata a casa. Le chiacchiere stanno a zero. Il presidente del Consiglio che vuole rompere gli schemi prenda il coraggio a due mani e se ne infischi dei legulei e dei  parrucconi che potrebbero cercare di inficiare la sua iniziativa con delle pronunce di incostituzionalità e predisponga un provvedimento urgente che dimostri la volontà di risolvere una volta per tutte questa vergognosa situazione.