Senza strade non può esserci una crescita. C’è una vera montagna di esempi che lo dimostra

L'”inchiesta” aperta da stradafacendo.tcom24.it sulla necessità di potenziare le infrastrutture italiane, realizzando nuovi progetti che siano davvero utili al territorio e, soprattutto, adeguando e mettendo in sicurezza strade, ponti, gallerie già esistenti, continua ad arricchirsi di interventi. Come quello inviato in redazione dal presidente del Consorzio BIM (Bacino imbrifero montano) Brembo, Serio e Lago di Como Carlo Personeni. Chiunque volesse partecipare al dibattito aperto, segnalando progetti, cantieri, ma anche interventi mai “presi in considerazione” dalla politica, potrà farlo inviando una e mail all’indirizzo baskerville@baskervillesrl.it. (Per leggere gli altri interventi andate in coda all’articolo). 

Un italiano su sei vive in Lombardia. Quattro persone lombarde su dieci vivono in collina, e due su dieci vivono in montagna. Analizzando bene, in Lombardia le zone collinari e le zone montane sono inserite nelle Comunità montane. Quindi, a parte l’area metropolitana di Milano, le aree lombarde maggiormente abitate sono quelle montane o parzialmente montane. E consideriamo anche il fattore superficie: la Lombardia ha una superficie di circa 24mila chilometri quadrati kmq, distinta in tre fasce: pianura 11 mila, area collinare tremila e area montana quasi 10mila. Quindi, quasi il 60 per cento del territorio lombardo è situato in zona montana. La Lombardia, poi, è una delle regioni più ricche e industriose d’Europa. Malgrado ciò, sono presenti disparità e marginalità territoriali, in particolare nelle aree montane. Cioè, sono presenti zone con grandi possibilità socioeconomiche, e zone oltremodo svantaggiate, che non offrono motivi di richiamo, di interesse e di attrattività per viverci. E queste sono zone montane, dove si lamenta soprattutto la mancanza di opportunità di lavoro e di servizi. Ma c’è di più: proprio nelle aree montane si riscontra l’esistenza di numerosi piccoli Comuni che, condizionati da una situazione di evidente svantaggio socioeconomico e di marginalità territoriale rispetto ai più attrattivi centri di fondovalle o della stessa area pedecollinare, sono soggetti a un costante spopolamento. Circa le problematiche occupazionali, non è facile individuare soluzioni: opportunità di lavoro si potrebbero rintracciare nel settore del marketing turistico, della promozione e valorizzazione dell’artigianato locale e, seppur in forma limitata, dello sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento di montagna. Ma certamente è sui servizi che bisogna puntare, investendo con decisione e adoperandosi a 360 gradi: scuola, sanità, servizi alla persona, attività commerciali, banda larga, trasporti e viabilità.
Nello specifico, per incentivare le attività commerciali, già presenti o di nuovo insediamento, lo stimolo potrebbe consistere in una fiscalità di vantaggio: meno burocrazia e meno tasse. Basta vessare i piccoli commercianti e gli artigiani di servizi, che peraltro forniscono prestazioni indispensabili alla collettività. Al contrario, queste categorie andrebbero premiate e non continuamente vessate dal fisco e dalla burocrazia. Quindi, la leva su cui puntare sono i servizi: mantenere in funzione le scuole dell’obbligo, garantire la permanenza degli oltremodo indispensabili servizi sanitari, assicurare i trasporti e le comunicazioni. Ma soprattutto potenziare la viabilità, il cui ruolo è essenziale per lo sviluppo socioeconomico di qualsiasi territorio; in particolare per le aziende che ancora resistono nei territori montani, per il terziario in genere, come il turismo, e ovviamente per i residenti. Quindi, dotare i nostri Comuni montani, le nostre meravigliose valli di una funzionale viabilità è una questione prioritaria. È anche in questo modo che si potrà fermare la continua emorragia della popolazione montana. È proprio in quest’ottica che è da leggere l’appello alle istituzioni e agli enti competenti ad adoperarsi per garantire un’adeguata ed efficiente viabilità per i territori di montagna. Ricordo che nel 2026, in Lombardia e Veneto, verranno ospitate le Olimpiadi invernali. Non si pensi che la Bergamasca sia soltanto spettatrice di questo evento. Anzi, potrebbe essere direttamente coinvolta, in quanto le nostre stazioni sciistiche possono rappresentare valide zone di allenamento per gli atleti e, con l’indotto conseguente, anche delle occasioni di richiamo socioeconomico e turistico. Considerando che abbiamo sul territorio il terzo aeroporto italiano per volume di traffico, quello di Orio al Serio, abbiamo necessità di una migliore viabilità provinciale per la Val Brembana e la Val Seriana, ma anche interprovinciale, come la tanto attesa e mai realizzata Bergamo-Lecco, arteria più che mai funzionale per raggiungere la Valtellina, sede di gare olimpiche. Quindi, le priorità viabilistiche, non più prorogabili da parte di Regione Lombardia e Provincia di Bergamo, sono i nodi da Paladina a Sedrina , come pure le tratte Bergamo-Nembro-Albino e poi il resto della valle Seriana e poi la tanto sospirata Bergamo-Lecco. Questo è il momento delle grandi decisioni, prendiamole; in considerazioni non di “emotività” personali o interessi di bottega, ma di priorità pressanti e che attendono soluzioni da anni”.
Il Presidente del Consorzio BIM Brembo, Serio e Lago di Como Carlo Personeni

Per leggere i diversi interventi già on line cliccate sui rispettivi link 

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