Con i soldi spesi per 20 chilometri d’autostrada facciamo pedalare in sicurezza intere regioni

Tra gli effetti benefici del pedalare in bicicletta c’è anche un aumento della predisposizione all’apprendimento: lo dimostra una ricerca su studenti che se si sono recati a scuola in sella invece che sui sedili dell’auto di mamma o papà. Una conferma in più sul fatto che un sano movimento, sostituendo l’auto almeno per gli spostamenti più brevi, è la strada da percorrere per avere un futuro migliore. E non solo perché causa un’enorme riduzione di costi della sanità legati invece oggi a tutte quelle malattie cardiovascolari indotte dalla sedentarietà, ma anche perché, ultima ricerca alla mano, aumenta l’intelligenza delle nuove generazioni. Una “cultura” della bici sempre più condivisa da moltissime persone, e sempre più “veicolata” da Claudia Ratti, presidente dell’Aribi, associazione che da 40 anni promuove l’utilizzo delle “due ruote” senza motore, che invita tutti a rilanciare l’uso della bicicletta favorendo la realizzazione di percorsi riservati (“magari utilizzando montagne di denaro destinate a grandi opere scarsamente inutili e dannose per l’ambiente, come i 20 chilometri scarsi della nuova autostrada Bergamo-Treviglio, costo 400 milioni di euro….”), ma anche “installando sui pullman diretti nelle valli le rastrelliere posteriori porta biciclette, agevolando il trasporto sui treni e non ostacolandolo, creando una rete di sharing in tutte le stazioni per agevolare l’intermodalità…”. Tutti interventi che, spiega in questa intervista a stradafacendo.tgcom24.it, “aprirebbero nuove strade a nuove attività economiche… Un’intervista che “parte” proprio dall’utilizzo dei fondi pubblici. Centotrenta 130 milioni di euro: a tanto ammonta la somma che la Regione Lombardia ha messo a disposizione per la realizzazione della nuova bretella autostradale Bergamo Treviglio. Con quella somma, approssimativamente quanti chilometri di piste ciclabili sarebbe possibile realizzare in provincia di Bergamo? “La Bretella autostradale Bergamo-Treviglio, ha un costo complessivo di 400 milioni di euro, 130 dei quali non erano stati preventivati e che sono stati richiesti successivamente alla Regione che pare ali abbia concessi. Credo siano in molti a provare disappunto all’idea che venga realizzata un’infrastruttura non necessaria, utile ad agevolare investitori locali e non e che di fatto andrà a generare l’ennesimo consumo del suolo. Ritengo che la nostra Regione avrebbe potuto essere di esempio e non favorirla, cercando di orientare la scelta su opere virtuose come per esempio il progetto della Ciclostrada Abt, percorso “su due ruote” destinato a collegare Albino, Bergamo e Treviglio, di cui moltissimi sono a conoscenza, dai sindaci ai responsabili di Provincia e Regione. Un progetto, che con grandissimo rammarico di molti, non è stato però recepito nel Ptcp, il Piano territoriale di coordinamento provinciale, che invece vede il “colosso” della nuova bretella autostradale. Un “colosso” che, se verrà realizzato costerà 40 volte la ciclostrada: da una stima recente l’intera struttura costerebbe infatti circa 10 milioni di euro consentendo di andare sin sella a una bicicletta, ma anche un mezzo per persone diversamente abili, su un quadriciclo, su un over board o su un monopattino, di percorrere decine di chilometri, “connettendo” in modo pulito la Valle Seriana con la pianura. Così si parlerebbe davvero la lingua internazionale, si incontrerebbe il favore dell’ Europa che nei suoi 17 punti di sostenibilità, ci chiede di piegare verso lo sviluppo sostenibile. Così potremmo essere orgogliosi di avere sul nostro territorio e nella nostra Provincia, un’ opera così innovativa, dimostrando con i fatti, e non solo a parole, di voler davvero un futuro meno inquinato. Senza contare che un progetto simile favorirebbe il commercio dei prodotti locali, perché il movimento lento consente l’esplorazione; a questo proposito l’Aribi ha elaborato un progetto che prevede il posizionamento, lungo la pista ciclabile che correrebbe parallela alle rotaie della ferrovia, di piccole casette, come quelle per la distribuzione del latte, per la vendita di prodotti del territorio, oltre che di colonnine per la ricarica elettrica delle bici, ma anche di defibrillatori. Un progetto che aspetta solo d’essere realizzato, magari dopo essere stato letto con attenzione dagli amministratori, che così scoprirebbero anche come il tutto sarebbe “energeticamente” sostenibile grazie ai biodigestori, impianti che smaltiscono i rifiuti, riducono le emissioni di gas serra in atmosfera e contemporaneamente creano energia termica ed elettrica. Ripagando i costi e generando addirittura utili per le amministrazioni, grazie anche ai preziosissimi fertilizzanti da commercializzare, frutto sempre di questa “catena” d’interventi. La terra per la terra. Un vero e proprio esempio di economia circolare che consentirebbe la creazione di nuovi posti di lavoro, legati alle nuove attività a essa connesse, lavoro dignitoso, non in balia di cooperative oscure che mal pagano e non assicurano futuro ai dipendenti delle logistiche e degli impianti lungo la BreBeMi oggi. Non sarebbe di appannaggio per queste realtà che sfruttano la fragilità di chi ha perso il lavoro, ma ne creerebbe di nuovi basati su un concetto di “salute in primis”. Piste ciclabili destinate a “trasportarci” in un futuro migliore. Intanto il presente cosa ci mostra? Quanti sono i chilometri di piste già realizzati sul territorio? “ Sul territorio esistono tipi diversi di percorsi adatti alle biciclette, da quelli rurali, alle ciclopiste in Valle Seriana, Brembana, Cavallina, Imagna , il Martesana, a quelli in ambito urbano, spesso condivisi con i pedoni, e poi le famose bike lane. Una stima precisa non l’abbiamo perché non esiste nessun documento aggiornato su questo: segnale fin troppo evidente che non sembra degno di nota neppure pensare d’investire pochissimi soldi per una mappatura degna. Non favorisce grandi business, dunque non è degno di nota”. E i principali progetti sul tavolo a oggi? “La Monaco – Milano senza dubbio, già riportata nel Ptcp a cui Aribi ha dato sin dal nascere dell’idea il massimo supporto. Un percorso per lo più già realizzato oltre confine e che necessita della definizione entro la nostra provincia ma che sarà senza dubbio un attrattore di turismo fondamentale per il rilancio delle nostre valli e della nostra pianura. Non sarà forse la “ciclabile dell’amicizia” Monaco – Venezia, ma sarà ancora più importante perché consentirà di accedere al capoluogo di regione già ben strutturato al suo interno. Penso che Bergamo dovrebbe mettersi al più presto al lavoro per realizzare un’opera sicura e bella che valorizzi alcuni luoghi a noi cari che sono patrimonio anche Unesco. Poi ci sono la già citata Abt, Albino Bergamo Treviglio, e la Atl Arzago Treviglio Lurano”. I finanziamenti che vengono messi a disposizione (a livello provinciale, regionale, nazionale) per favorire l’uso della bici quanto sono “adeguati”? Ed è possibile fare paragoni con altri Paesi europei? “Le cifre messe a disposizione non sono mai adeguate, così come del resto i criteri utilizzati: ultimamente abbiamo assistito a un bonus dato senza cognizione di causa che ha penalizzato chi risiede nei paesi inferiori ai 50mila abitanti, agevolando invece chi ha il privilegio di vivere in una città su cui insistono lo sharing, il trasporto pubblico locale in varie forme… Forse non si è compreso che sarebbe stato opportuno valutare il da farsi con le federazioni, le associazioni e non prendere un’iniziativa che ha avuto il sapore più di slogan politico su una emergenza pandemica come quella odierna. I soldi dei banchi a rotelle, vero e proprio spreco di Stato, non potevano essere destinati alla mobilità sostenibile, magari anche solo per rattoppare le buche per strada spesso deterrente alla scelta della bicicletta per gli spostamenti quotidiani? Le rotelle si mettono alle biciclettine dei bambini per insegnar loro a stare in equilibrio, ma forse servirebbero per imparare anche a diversi politicanti”. L’Aribi ha “inventato” un premio da assegnare alla “piccola Copenhagen bergamasca” (facendo riferimento a una della capitali europee più “green”, per premiare le amministrazioni comunali più “virtuose”): un’iniziativa per diffondere sempre più la “cultura della bicicletta”: quanto è alta l’attenzione degli amministratori pubblici locali nei confronti della bicicletta come mezzo alternativo per gli spostamenti? Che “risposte” avete alle vostre istanze?
“L’attenzione degli amministratori è alta ma troppo spesso funzionale all’avvicinarsi delle elezioni amministrative e lo abbiamo rilevato spesso. Ma fortunatamente ci sono delle eccezioni: per esempio Treviglio che invece ci ha ricevuti e ascoltati dopo l’insediamento della amministrazione eletta e con cui abbiamo potuto davvero operare come si dice con “carta bianca”. Ci sono stati messi a disposizione i tecnici e i vigili con l’Assessorato che ha svolto la funzione di capofila. Insieme a Team geroBike, Legambiente terre del gerundo e Pianura da scoprire, abbiamo oggi quasi completato la Bicipolitana, senza spreco di denaro pubblico e limitando gli interventi affinché si riuscisse a completare il reticolo esistente rendendolo funzionale. Si tratta di un network paragonabile a una rete metropolitana su cui ci si muove agevolmente e in sicurezza da un punto all’altro della città incrociando i servizi di pubblica utilità”. La bicicletta può avere effetti benefici contro l’inquinamento, tutelare la salute dell’aria e dunque dell’ambiente. Ma ha anche effetti benefici sulla salute di chi la usa… “Usare la bicicletta vuol dire amare l’ambiente, l’unico “motore” è il fisico umano e dunque non genera emissioni , è poco ingombrante, non richiede spazi importanti per la sosta e il ricovero. Il movimento porta con sé un giovamento allo stato di salute ed è certo, scientificamente provato, che se più persone facessero del sano movimento, sostituendo l’auto per gli spostamenti inferiori ai cinque chilometri, in futuro avremmo un’enorme riduzione di costi della sanità legati invece oggi a tutte quelle malattie cardiovascolari indotte dalla sedentarietà. Il paradosso lo vediamo quando si usa la macchina per andare in palestra a pedalare su un cyclette, magari in vetrina come va di moda oggi…. Muoversi a piedi o in bici,è fondamentale e sono importanti le Ats, le agenzie di tutela della salute, che promuovono i gruppi di cammino locali e le associazioni come la nostra che stimolano l’utilizzo della bicicletta. Abbiamo un ruolo di solidarietà e rappresentiamo l’interesse comune pensando anche alle nuove generazioni che erediteranno un pianeta malato che ancora oggi invoca in una piccola provincia una ennesima autostrada. Tra gli effetti benefici, specie negli studenti, si è dimostrato una maggiore predisposizione all’apprendimento se si sono recati a scuola a piedi o in bicicletta e non rinchiusi nell’auto di famiglia”. I recenti incentivi per l’acquisto di biciclette hanno spinto notevolmente l’acquisto di biciclette: ma ha senso spingere sempre più persone a pedalare su strade che non hanno corsie riservate? Non si rischia così solo di far correre pericoli a molte più persone? In altre parole: non vanno affrontati prima i problemi a monte e poi quelli a valle? “In effetti sì: quando Ford introdusse la Ford T in America, prima creò la rete di fornitura del carburante. Stiamo inducendo anche chi non ha mai adoperato la bicicletta a montarvi in sella con l’auspicio che la scelga come mezzo per gli spostamenti ordinari. Un pochino di responsabilità ritengo ce la si debba assumere, di fatto però il numero degli incidenti che hanno visto coinvolti i ciclisti, non è aumentato sensibilmente o almeno non ne abbiamo notizia dalle cronache. Forse perché comunque è una cultura che manca nel nostro Paese. Come Aribi promuoviamo l’educazione stradale inserita nei piani del diritto allo studio sia del capoluogo sia delle cittadine della Provincia che ne fanno richiesta, incontriamo aziende e dipendenti e realtà del territorio come i centri di aggregazione giovanile o i centri anziani che magari la scelgono per gli spostamenti di prossimità, insistendo sempre in primis sulla sicurezza stradale. Ci sarebbe piaciuto vedere al fianco della campagna per la vendita delle biciclette anche quella dei dispositivi di sicurezza passivi come il casco, per esempio, le luci. Invece il nulla”. Cos’altro di potrebbe/dovrebbe fare per incentivare l’uso delle biciclette?” Si potrebbe fare molto a partire dal piccolo come per esempio installare anche sui pullman diretti nelle valli le rastrelliere posteriori porta biciclette, si dovrebbe agevolare il trasporto sui treni e non ostacolarlo come troppo spesso avviene e creare una rete di sharing in tutte le stazioni per agevolare l’intermodalità. Aribi è particolarmente lieta che Bergamo stia promuovendo attraverso Sacbo, il primo aeroporto Bike Friendly: fa piacere vedere che il Caravaggio si stia organizzando e per sostenere la creazione del reticolo ciclabile circostante, finanziandolo, e per promuovere lo sharing dall’aeroporto che per la spedizione e il ricevimento delle biciclette dei cicloturisti stranieri”. La vostra è una storia associativa lunga 40 anni: ma “cos’è” l’associazione, quanti associati ha, quali sono le sue finalità e quali i traguardi, intesi come progetti realizzati, più importanti che ha tagliato nella sua storia? “La nostra associazione è nata nel 1981 ma già nel 1978 l’avvocato Mainetti ragionava sulla possibilità di creare una pista ciclabile attorno ai Colli di Bergamo, lontana dal traffico che continuava a crescere. È stata fondata da un gruppo di appassionati e amici che si dilettavano nel tempo libero a esplorare in compagnia e con le famiglie il territorio. Da subito nello statuto è stato scritto che Aribi aveva come funzione quella di fungere da pungolo alle amministrazioni affinchè si impegnassero a rendere le strade sempre più sicure per gli utenti fragili. Nei 40 anni trascorsi, si sono ottenuti tanti risultati a partire da quella che è stata la prima ciclabile cittadina in via Tasso dedicata proprio all’avvocato Mainetti, alla ciclabile della Valle Cavallina, a quella della Valle Seriana, Brembana (l’ultimo tratto completato dovrebbe essere stato dedicato a Felice Gimondi presidente onorario di Aribi ) oggi quasi completata. E poi Bergamo che ha adottato un Biciplan, Treviglio che ha realizzato la Bicipolitana… Un territorio in trasformazione su cui Aribi mai si stancherà di dire la sua. Si sono susseguiti diversi presidenti e i consigli sono sempre stati per buona parte composti da donne che poi hanno anche guidato l’associazione. Gli ultimi quattro presidenti sono state donne, io sto concludendo il quinto mandato biennale, mai avrei pensato di rappresentare così a lungo l’associazione e sono grata ai soci per la fiducia ma in particolare alla squadra del consiglio e degli accompagnatori e volontari perché tutto si regge sull’impegno del gruppo di lavoro. Siamo tante goccioline e io sono molto orgogliosa di esserne la rappresentante. Abbiamo aperto la nuova seconda sede a Treviglio e la sezione Trei’nbici, la delegazione Bmx, i nostri appassionati delle gravel, i volontari delle scuole oggi impegnati in didattica a distanza, abbiamo un grafic designer che sta mappando la provincia in due lingue e con un approccio rivolto alle giovani generazioni. Abbiamo una convenzione con il Parco del Serio, patrocini importanti che inorgogliscono, una App, il vice presidente che cura il sito rinnovandolo quotidianamente, organizzando le gite e ricercando le innovazioni necessarie, pagine sui social… Insomma siamo dei quarantenni “sgamati” con al nostro interno anche un valido gruppo tecnico coadiuvato da un architetto urbanista esperto promotore di mobilità ciclistica eletto in consiglio. A differenza di altre associazioni lo spirito della nostra resta sempre in primis quello della convivialità e della condivisione: organizziamo gite tutte le settimane, vacanze in amicizia e siamo una associazione che guarda anche fuori dal proprio giardino, cercando di organizzare eventi in bicicletta charity per aiutare realtà e amici che necessitano di sostegni economici per perseguire le loro finalità. Promuoviamo iniziative estemporanee come il mercatino di libero scambio tra privati delle biciclette e degli accessori connessi e iniziative come l’albero dei caschi che ci vede impegnati nel dare una seconda vita ai caschi che regaliamo lasciandoli semplicemente a disposizione di chiunque nella nostra sede.Quest’anno speriamo di andare a Copenaghen già prenotata per l’ultima settimana di giugno, rinviata nel 20 a causa della Pandemia Covid di cui speriamo di liberarci presto per riprendere le nostre abitudini fatte di aperitivi infrasettimanali dagli amici del Cai, le gite del sabato mattina, le gite delle domeniche, le vacanze, le serate a tema, le mostre… Insomma vogliamo ricominciare a pedalare in compagnia verso il 50° compleanno. E pensare che in occasione del trentesimo qualcuno osò proporre di chiudere Aribi perché non ci vedeva futuro. Il futuro invece c’è, eccome, e si chiama “avere voglia di lavorarci, impegnarsi e coccolare l’associazione come fosse un figlio” e io mi sento di dire che è amorevolmente accudita e che nonostante le avversità avrà ancora lunga vita. Continuando a “spingere” sempre più sui pedali di una mobilità più pulita, più salutare. E invitando chi volesse “salire in sella” con noi, per aiutarci a farlo, a contattarci: aspettiamo numerosi amici per condividere il bello dello stare insieme pedalando e per aiutare il nostro territorio a muoversi sempre più in modo diverso”.

Testo realizzato da Baskerville Comunicazione & Immagine per stradafacendo.tgcom24.it

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