Tir elettrici, che senso ha parlarne se in Europa mancano 26mila punti di ricarica?

Solo con un rapido e massiccio utilizzo di camion a emissioni zero e a basse emissioni sarà possibile raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2 fissato dall’Unione europea, ma per farlo sarà indispensabile superare un ostacolo altissimo rappresentato dalla mancanza di punti di ricarica e rifornimento per veicoli elettrici e di altro tipo nel vecchio continente. Ad accendere i riflettori sulla necessità di dotarsi di una rete di punti di ricarica indispensabili perché la guerra all’inquinamento non resti solo nelle intenzioni e nei proclami, sono stati i rappresentanti di Acea, l ‘associazione europea dei costruttori di automobili che hanno pubblicato un rapporto sulla situazione delle infrastrutture di ricarica e rifornimento per veicoli elettrici e di altro tipo nella Ue. Uno studio che prevede la necessità, nelle stime più prudenti, di almeno 6 mila punti di ricarica ad alta potenza per i carrelli elettrici (superiori a 500 kW) lungo le autostrade entro il 2025/2030 e di altri 20 mila stazioni di ricarica “regolari” adatti ai camion. Utopia? A giudicare dalla situazione a oggi verrebbe da rispondere di sì, considerato che, come ha confermato il segretario generale di Acea Erik Joannaert, non esiste un unico punto di ricarica pubblico per i camion a lungo raggio disponibili ne uno standard per le spine ad alta potenza richieste. E nonostante i punti di ricarica ad alta potenza vengano installati per le autovetture elettriche lungo le autostrade, i camion pesanti non possono utilizzare tale infrastruttura, denunciano sempre i responsabili di Acea, a causa della loro maggiore potenza e richiesta di energia. Una situazione che, del resto, riguarda anche i numerosi parcheggi lungo tutte le principali rotte in Europa nei quali i Tir potrebbero “fare il pieno” di energia. .E la stessa cosa accade per i mezzi alimentati a idrogeno, con le stazioni di rifornimento per le auto che non sono adatte per i camion ( lo stoccaggio di pressione e’ troppo piccolo per soddisfare la domanda dei camion) e solo 10 stazioni in tutta Europa “aperte ai Tir” contro le mille specifiche per i mezzi più pesanti ritenute necessarie, entro il 2015-20130, per poter avere un “impatto” reale sull’inquinamento. “I responsabili politici devono essere consapevoli di questa situazione allarmante quando concordano i futuri obiettivi di Co2 per i camion, che i dipendono da un massiccio aumento delle vendite di camion alimentati in modo alternativo al diesel”, ha affermato sempre Erik Jonnaert. “ Gli obiettivi Co2 dovrebbero essere fissati di conseguenza ed essere essere accompagnati da un piano d’azione per la realizzazione di infrastrutture specifiche per i camion in tutta la Ue: non ci si puo’ aspettare che i clienti investano in camion alimentati in modo alternativo se non hanno la possibilita’ di ricaricarli o rifornirli”.

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