Tassisti e noleggiatori con conducente d’accordo sul caso Uber: a ognuno il proprio ruolo

“Taxi e Ncc, ovvero noleggio con conducente, sono due servizi diversi che, conseguentemente, hanno mercati di riferimento diversi. E le regole dei due settori devono, necessariamente, essere diverse e coerenti coi presupposti di qualificazione giuridica, operativi e di mercato, che sono distinti; non vi può e non vi deve essere, in conseguenza dei diversi presupposti, alcuna possibilità di concorrenza di fatto o di diritto tra i due settori”. E’ scritto nella proposta che Uri – Unione Radiotaxi Italiani, ha inviato al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture suggerendo una serie di principi ispiratori della nuova disciplina dei settori taxi e Ncc da inserire nella Legge delega. Una divisione che non deve però impedire a tassisti e noleggiatori di percorrere la stessa strada contro eventuali tentativi di modificare le regole con possibili ricadute negative sulla sicurezza stradale e sulla tutela del posto di lavoro per moltissimi professionisti della guida. Tentativi come potrebbe esserlo quello, per esempio, attuato da Uber, azienda ideatrice dell’App che consente di prenotare un “passaggio” su auto guidate da non professionisti. “Le piattaforme tecnologiche di intermediazione, attive a favore dell’uno o dell’altro settore, possono svolgere la loro funzione sul solo presupposto di condizionare e regolamentare la loro operatività in base al rispetto delle norme che disciplinano i due distinti settori di trasporto”, ha sottolineato Loreno Bittarelli, aggiungendo che “l’operatività  delle piattaforme tecnologiche attive nell’interconnessione tra passeggeri e conducenti dei servizi taxi e Ncc, avendo impatto su  servizi pubblici o privati di interesse pubblico e assoggettati ai limiti di ordine pubblico, dovrà essere sottoposta al potere autorizzatorio,  di vigilanza e di sanzione del ministero dello Sviluppo economico, che provvederà all’iscrizione in un apposito registro degli operatori del settore”. Principi che, sempre secondo Loreno Bittarelli,  “risultano oggettivamente idonei a superare ogni conflittualità tra i lavoratori dei due settori del trasporto locale e questa è anche la  nostra risposta all’appello lanciatoci ieri dal presidente di  Conftrasporto-Confcommercio, Paolo Uggè”. Un appello lanciato proprio per contrastare l’eventuale rischio che attraverso nuove tecnologie chiunque possa assicurarsi il monopolio di un mercato dettandone poi le regole, diminuendo la sicurezza stradale e le opportunità di lavoro per moltissimi operatori del settore che, nelle licenze per poter guidare, hanno investito spesso i risparmi di una vita. “La finalità di tutti deve essere quella di evitare che  nel nostro ordinamento giuridico, fondato sul rispetto primario del lavoro e sulla finalizzazione sociale dell’attività economica, possano trovare tutela legislativa i portatori di solo capitale, overo i titolari delle piattaforme, che intendano rivolgersi ai due singoli settori di  taxi e Ncc con lo scopo di entrare in modo indifferenziato sul  mercato per il conseguimento del massimo  profitto, consequenziale all’investimento del capitale dedicato, al  netto di qualsiasi vantaggio occupazionale, fiscale e sociale per il  Sistema Italia”, ha concluso Bittarelli. 

Una risposta a “Tassisti e noleggiatori con conducente d’accordo sul caso Uber: a ognuno il proprio ruolo

  1. Mi pare che la proposta di Uritaxi che Loreno Bittarelli ha annunciato possa essere la strada per trovare il bandolo di una matassa che rischia di trasformarsi in un boomerang per i le due categorie. Non entro nel merito, non avendola letta, ma penso che l’impostazione che si regge sul confronto possa essere la strada percorribile. Il risultato, ho avuto modo di sostenerlo più volte, è che entrambi le categorie rischino la fine dei polli di Renzo. Purtroppo se non si riuscirà a mettere in comune le rispettive esigenze, il Governo dove sembra esistano dei “fans” affascinati dalle proposte Uber e Mytaxi, si schiererà in nome di una falsa semplificazione e modernità a favore delle multinazionali che magari non pagano le tasse nel nostro Paese.

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