La stangata sui pendolari lombardi, aumenti fino a 400 euro l’anno

Da 90 a oltre 400 euro in più di spesa all’anno. E poi, riduzione dei servizi, calo degli utenti, più macchine sulle strade e maggiore inquinamento. È questo lo scenario prospettato dal Coordinamento dei comitati pendolari della Regione Lombardia nel caso in cui, dal prossimo gennaio, aumentassero le tariffe del trasporto pubblico. Treno, bus, metropolitana, collegamenti urbani ed extraurbani. Per tutte le modalità di trasporto gli aumenti – secondo i pendolari, che riprendono le dichiarazioni dell’assessore regionale Raffaele Cattaneo – dovrebbero variare dal 15 al 35 per cento.
“Il risultato”, si legge in un comunicato, “è che, per i pendolari, nell’ipotesi di incremento massimo (e più plausibile) delle tariffe, si prospetta un maggior costo in seconda classe per andare al lavoro o a scuola variabile dai 90 (tratta da 1 a 5 chilometri) a oltre 400 euro per le tratte di 71-80 chilometri”. Ma non finisce qui, perché oltre alla salassata per le tasche dei pendolari, gli aumenti porterebbero anche ad altre conseguenze. “Gli effetti della riduzione di passeggeri trasportati”, ribadiscono i pendolari, “che non troverebbero più conveniente utilizzare il mezzo pubblico in Lombardia, consisterebbero in una riduzione dal 5 per cento all’11 per cento, senza contare gli effetti di riduzione dei servizi. Sulle strade lombarde si riverserebbero, per converso, da 100.000 a 250.000 auto in più, con le conseguenze facilmente immaginabili sul piano dell’inquinamento, della congestione e dell’incidentalità. Le sole emissioni aggiuntive annuali di Co2 sarebbero tra i 200 ed i 500 milioni di chilogrammi”.
Insomma, per il Coordinamento dei comitati pendolari lombardi, il gioco non vale la candela. “Nonostante questi fortissimi aumenti tariffari”, spiegano in un comunicato, “gli effetti sul riequilibrio economico del sistema del trasporto pubblico sarebbero limitati, tanto che la necessità di tagli passa dal 7 per cento nell’ipotesi di aumenti tariffari del 15%, al 3 per cento nell’ipotesi di aumenti massima. Ciò è dovuto all’effetto di contrazione dei passeggeri, che agisce sul totale della domanda e quindi su tutti gli introiti. Nell’ipotesi massima, infatti, l’elasticità della domanda sottrarrebbe al sistema ben 90 milioni, a fronte di un taglio di risorse probabile di 200 milioni. Una ulteriore perdita di risorse sarà dovuta alla ricontrattazione delle aziende, che, efficienti o no, cercheranno di alzare il prezzo, sottraendo ulteriori risorse costate lacrime e sangue ai pendolari, per salvaguardarsi dalle incognite della caduta di passeggeri da una parte, delle ripercussioni interne in termini di occupazione e della perdita di efficienza. Inoltre, la diminuzione delle risorse totali disponibili porterà ad una maggiore incidenza dei costi non comprimibili, determinando un aumento dei costi unitari di produzione e, soprattutto, per ogni passeggero trasportato, e quindi avremo un sistema complessivamente meno efficiente ed efficace”.
Inoltre, come spiegano i pendolari lombardi, quello che avviene qui può essere un campanello d’allarme anche per i pendolari di tutta Italia.
Per ulteriori informazioni si può consultare il sito internet di protesta dei pendolari italiani. Ecco il link: http://patto.ilpendolare.com

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