Olimpiadi invernali 2026: una sfida che l’Italia, dopo aver vinto nelle “qualificazioni” la corsa per ospitarle, rischia di perdere prima ancora che inizino le gare. Non per colpa degli atleti, s’intende, ma dei politici: incapaci di capire che senza la realizzazione del traforo del Mortirolo, galleria prevista già nel 2003 nei piani infrastrutturali del Paese per collegare Edolo, in Valcamonica, con Tirano, in provincia di Sondrio, costringerebbero a una maratona forzata in coda decine, centinaia di migliaia di spettatori. Pronti probabilmente in parte a rinunciare ad assistere alle gare pur di non dover affrontare trasferte imbottigliati per strada a passo d’uomo. Continua a leggere
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Lunardi: “Il traforo del Mortirolo serviva 20 anni fa, per le Olimpiadi 2026 sarà indispensabile”
L’assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2026 a Milano-Cortina ha fatto scattare non solo la corsa all’organizzazione dell’avento, ma anche alla progettazione di infrastrutture adeguate ad accogliere la montagna di spettatori (oltre che atleti e loro familiari e tifosi, tecnici, accompagnatori, giornalisti….) attesi sulle piste. Una corsa (contro il tempo) che ha riacceso in riflettori in particolare su una delle aree peggio “servite” sotto il profilo dei collegamenti: la Valtellina, mettendo sotto la lente d’ingrandimento in particolare un’opera rimasta sulla carta per anni: quella per il traforo del Mortirolo. Un’opera caldeggiata da anni da Pietro Lunardi, ministro delle Infrastrutture e dei trasporti in due governi Berlusconi dal 2001 al 2006, Continua a leggere
Ponte sullo Stretto, chi non ne comprende l’importanza danneggia l’Italia
Per troppi anni si è parlato, spesso a sproposito e cadendo in sterili polemiche, di grandi opere infrastrutturali necessarie a creare sviluppo soprattutto in determinate zone del Paese. Opere come il Ponte sullo Stretto di Messina, considerato pedina chiave sullo scacchiere del rilancio dal ministro Pietro Lunardi e dal governo Berlusconi. Allora dei 10 corridoi facenti parte delle reti Ten approvate in Europa ben quattro interessavano l’Italia. E fra quelle opere strategiche, frutto di un lavoro di squadra che aveva accomunato conoscenza e volontà politica, c’era anche il Ponte sullo Stretto, parte del Corridoio 1 che avrebbe dovuto congiungere Berlino e Palermo. Continua a leggere
Ponte sullo Stretto: non costruirlo ci costerà centinaia di milioni di euro
Un anno è trascorso senza che il Governo si sia di fatto occupato di politica dei trasporti. E se è doveroso dare atto al viceministro alle infrastrutture Mario Ciaccia di aver assicurato il suo interessamento sulle risorse previste per il trasporto (e di questi tempi non è poco) bisogna anche prendere atto che purtroppo sono mancate le scelte. È mancata una visione globale del problema da parte di una classe politica la cui vista è offuscata dalla convinzione che stanziare risorse per opere infrastrutturali basti ad attuare la politica dei trasporti. Una convinzione sbagliatissima, che impedisce di vedere la reale soluzione: un sistema logistico che permetta di far risparmiare 40 miliardi di euro all’anno. Continua a leggere
Pietro Lunardi, così una piccola Italia ha perso per strada un grande ministro
Scusi ingegner Pietro Lunardi! Inizia con le pubbliche scuse (che dovrebbero essere sottoscritte dal moltissimi italiani ma in particolare dal ” gruppazzo dei giornalisti autori della pubblica impiccagione della reputazione dell’ex ministro alle Infrastrutture” ) l’articolo firmato da Vittorio Feltri e pubblicato su Il Giornale di martedì 30 aprile per “ricordare” un personaggio colpevolmente dimenticato della politica italiana. Dimenticato, con più colpa che mai, nei giorni scorsi, quando si è scoperto che le accuse rivolte all’ex ministro (e costategli la carriera politica) riguardanti l’acquisto, secondo gli investigatori sottocosto, di una palazzina di proprietà dal Vaticano, erano solo una colossale bufala. Continua a leggere
Sì ai 150 all’ora in autostrada, ma le multe accelerano da 130
Anche nel 2003, quando l’allora ministro dei Trasporti Pietro Lunardi si fece portatore dell’opportunità che su alcuni tratti autostradali la velocità potesse essere elevata a 150 chilometri orari, si scatenò il coro di tutti coloro che vedono nell’eccesso di velocità un pericolo per l’incolumità degli utenti della strada. Il “padre della patente a punti” non aveva proposto di elevare il limite in generale ma solo su alcuni tratti autostradali, ma la demonizzazione la ebbe vinta. Continua a leggere