Lunardi: “Il traforo del Mortirolo serviva 20 anni fa, per le Olimpiadi 2026 sarà indispensabile”

L’assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2026 a Milano-Cortina ha fatto scattare non solo la corsa all’organizzazione dell’avento, ma anche alla progettazione di infrastrutture adeguate ad accogliere la montagna di spettatori (oltre che atleti e loro familiari e tifosi, tecnici, accompagnatori, giornalisti….) attesi sulle piste. Una corsa (contro il tempo) che ha riacceso in riflettori in particolare su una delle aree peggio “servite” sotto il profilo dei collegamenti: la Valtellina, mettendo sotto la lente d’ingrandimento in particolare un’opera rimasta sulla carta per anni: quella per il traforo del Mortirolo. Un’opera caldeggiata da anni da Pietro Lunardi, ministro delle Infrastrutture e dei trasporti in due governi Berlusconi dal 2001 al 2006, ingegnere che si è occupato di alcune fra le più importanti opere realizzate nel Paese, progettando dighe, gallerie, stazioni sotterranee della metropolitana e trafori come Gran Sasso e Freju, e il cui nome è legato a doppio filo all’alluvione del 1987 in Valtellina, quando fu proprio lui a occuparsi della tracimazione controllata del lago formatosi in Val Pola dopo la frana staccatasi dal monte Zandila. E proprio Pietro Lunardi è intervenuto, dalle pagine del quotidiano La provincia di Sondrio, sul “caso Mortirolo”, opera che, ricorda, proprio lui aveva inserito durante il suo ministero all’interno della “Legge Obiettivo per le Grandi Opere”. “Purtroppo per una serie di ragioni non ci sono state nè il tempo né le condizioni per realizzarlo, ed è stato un peccato”, aha commentato a distanza di anni l’ex ministro, ribadendo oggi la neccessità di quel traforo per collegare i due bacini olimpici, uno in Valtellina a nord-ovest e uno in Val Cadore, a nord-est., “creati” dall’assegnazione dei giochi olimpici. “Due bacini che attualmente non possono comunicare tra loro”, ha spiegato Pietro Lunardi alla “Provincia”. “Oggi chi vuole recarsi a Bormio partendo da Cortina deve andare fino a Milano, contribuendo a congestionare il traffico dell’hinterland milanese, prendere le statali 36 e 38 e salire verso la Valtellina. È un viaggio che ha senso se si parte da Milano, un po’ meno per chi viene dal Veneto. Col traforo del Mortirolo, chi arriva da Verona, da Venezia o più in generale da est si troverebbe, una volta a Brescia, a svoltare per Edolo, proseguirebbe fino a Tirano e andrebbe a Bormio. Per percorrere Brescia- Tirano ci vorrebbero 45 minuti”. Un progetto destinato a ridare vita a una valle che, ha affermato sempre Pietro Lunardi, “oggi è raggiungibile, per chi chi proviene da tutta la pianura padana, da Piacenza in su, passando obbligatoriamente da Milano. Nel 2026 arriverà nel nord Italia un’enorme mole di atleti, tecnici, dirigenti, soprattutto tifosi e turisti. Non è pensabile che possano raggiungere la Valtellina con una sola strada, ci vuole un’alternativa valida che allarghi gli orizzonti: quando dico est, non penso solo al Veneto, ma anche Slovenia, Austria, Paesi balcanici. Quanti turisti in più potrebbero arrivare se sapessero dell’esistenza di una via che eviti di passare da Milano per andare in Valtellina oppure in Svizzera? E quanto verrebbe decongestionato il traffico di Milano? Moltissimo. È un’opera su cui si deve riflettere bene perché comporta tanti lati positivi”: Senza dimenticare un’ultima, importantissima considerazione: “Per il traforo del Mortirolo potrebbe passare anche il treno: nella parte superiore le auto, in quella inferiore il treno”. I costi per una simile opera: sono adeguati : dai 300 ai 400 milioni. Con Pietro Lunardi prontissimo a ricordare come “Nel 2010 c’era l’interesse di aziende di Sondrio e Brescia a realizzare il traforo con il sistema del project financing, cioè il meccanismo della finanza di progetto manifestato da imprese private interessate all’opera nelle due zone; l’opera sarebbe stata messa a pedaggio e gli imprenditori avrebbero beneficiato degli introiti per quarant’anni. Riproponendo qualcosa di simile, non verrebbero intaccati i fondi in arrivo per le Olimpiadi”

E i tempi per scavare i nove chilometri di galleria? “Quattro anni, dunque fattibile”. Almeno in un Paese dove le infrastrutture non siano viste come opere sataniche da bruciare sull’altare di un’ideologia demenziale come quella della decrescita felice….

3 risposte a “Lunardi: “Il traforo del Mortirolo serviva 20 anni fa, per le Olimpiadi 2026 sarà indispensabile”

  1. Ci sono un paio di “disoccupati per scelta” , senza lavoro perché “è sempre meglio che lavorare” e perché “è sempre meglio farsi mantenere dal reddito di cittadinanza”, elettori ovviamente di ex venditori di bottigliette d’acqua e di ex impiegati d’assicurazioni che hanno una visione del futuro felice perchè impoverito dalla descrecita (del resto c’è anche chi ha altre “visioni” tipo il traforo del Brennero già esistente)… ci sono un paio di questi signori, dicevo, tra gli assidui “commentatori” del blog che continuano a pubblicare i loro pensierini (e ai quali voi colpevolmente, visto il livello, continuate a dare visibilità) ai quali vorrei consigliare la lettura dell’articolo sul Mortirolo e sull’ex ministro Lunardi. In particolare laddove scrivete: “ingegnere che si è occupato di alcune fra le più importanti opere realizzate nel Paese, progettando dighe, gallerie, stazioni sotterranee della metropolitana e trafori come Gran Sasso e Freju, e il cui nome è legato a doppio filo all’alluvione del 1987 in Valtellina, quando fu proprio lui a occuparsi della tracimazione controllata del lago formatosi in Val Pola dopo la frana staccatasi dal monte Zandila”. Un ministro alle Infrastrutture che sapeva progettarle, realizzarle, che ha saputo mettere in sicurezza una valle durante l’alluvione. Questi signori che sembrano convinti che il nuovo che avanza sia la panacea (poi gli mando il link al dizionario del sinonimi e contrari…..) di tutti i mali facciano un compitino facile facile, persino per un “cinquestalle” come li chiamiamo dalle nostre parti: leggano il curriculum dell’ex ministro Lunardi e poi quello dell’attuale ministro…. E poi li confrontino…Solo questo. Nulla di più…..

  2. Purtroppo esiste l’invidia e l’ignoranza la fa da padrona. Sono queste “doti” che stanno portando il Paese alla rovina. Abbiamo un ministro delle Infrastrutture e trasporti che non ha la benché minima cognizione dell’impatto che la mobilità riversa sul sistema produttivo, sull’ambiente (più è fluida la circolazione meno si inquina), sull’azienda turistica, insomma sulla competitività del Paese. Anche la classe dirigente della Valtellina non ne è scevra. Invece di pensare in grande come i Vanoni, Valsecchi, Melazzini, uomini che hanno dato la vita per far crescere il Paese e la loro Valle, oggi piccoli uomini cercano solo visibilità e non si rendono conto che con la loro supponenza condannano una realtà, che è un vero dono del Buon Dio, e la Sua popolazione al regresso.

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