Politica e informazione? Sembra che il loro traguardo sia tenere gli elettori lontano dai seggi

Non solo buona parte della classe politica ma anche una larga fetta dei media sembra pensare che i cittadini italiani siano più interessati a fatti singoli, come il possibile licenziamento del direttore di un museo o a un evento efferato, provocato da un soggetto probabilmente insano di mente, che a grandi temi generali dai quali dipendono il benessere e il futuro di milioni di famiglie? Sembrerebbe di sì, almeno a giudicare dagli slogan a effetto pubblicati su giornali, tv, internet. Frasi a effetto ma incapaci di produrre effetti concreti visto che dietro quei titoli non c’è traccia di analisi, di aiuto a riflettere e capire. Forse perché fra chi non comprende c’è anche chi fa politica e informazione? Ai posteri l’ardua risposta. Intanto però, a colpi di slogan senza contenuti, la gente si allontana della politica. E qualcuno si stupisce persino… Continua a leggere



I Tir dell’Est “esportano” in Italia concorrenza sleale ma l’Europa sembra non volerla vedere

Un viaggio nel mondo dell’autotrasporto e, allo stesso tempo, un invito alle forze politiche affinché “salgano a bordo” di questo settore prima del voto del 4 marzo, per scoprirne i problemi e proporre possibili soluzioni concrete. Così che tutti gli addetti sappiano concretamente cosa farà la politica per loro. Un viaggio partito una settimana fa con un articolo (per rileggerlo cliccate qui) dedicato a due temi scottanti come il disastro Motorizzazioni civili e il “caso Brennero”, con il rischio di un numero chiuso al transito dei Tir, e che prosegue in questa seconda “tratta” con il fenomeno del dumping sociale e i servizi pubblici non di linea, ovvero taxi e Ncc, le auto a noleggio con conducente. Continua a leggere



Chi chiede il voto cosa farà per l’autotrasporto? I partiti lo dicano prima d’andare ai seggi

Il mondo dell’autotrasporto ha avuto modo di sottolineare più volte, in particolar modo attraverso Conftrasporto, l’importanza delle prossime elezioni politiche. Un voto che può rappresentare una svolta, ma allo stesso tempo una disastrosa frenata, perché in gioco c’è futuro del Paese e perché mai come oggi alla guida del Paese è vitato avere politici non adeguatamente preparati ad affrontare un momento economico particolarmente delicato, a confrontarsi con la situazione politica di altre nazioni. Per questo occorre tenere altissima l’attenzione sul alcuni temi che dovranno essere oggetto di scelte determinanti da parte del prossimo Esecutivo. Temi sui quali Conftrasporto attende precise risposte dalle diverse forze politiche così da poter informare adeguatamente tutti gli operatori del settore. Quali sono gli argomenti prioritari? Continua a leggere



L’autotrasporto deve andare alle urne per far viaggiare l’economia del Paese, non per fermarla

È iniziata ormai la campagna elettorale e tutte le forze politiche si stanno organizzando e stanno scegliendo i candidati che si presenteranno al giudizio degli elettori nelle prossime settimane. Ma se il mondo politico ha ormai acceso i motori e sembra non vedere l’ora che parta la gara, la stessa cosa non può certo dirsi dei cittadini. Un dato che sembra dominare è infatti la poca voglia degli italiani, stanchi di tante parole e promesse, di recarsi alle urne. L’orientamento emergente, secondo le ultime indicazioni, ipotizza che circa il 40 per cento degli aventi diritto al voto non intenda recarsi il 4 marzo alle urne. Un errore grossolano, come spiega chiarissimamente un detto utilizzato proprio per argomentare le ragioni per le quali occorre invece partecipare al voto:  “se anche gli elettori non si occupano della politica, questa  si occuperà comunque del loro futuro”. Continua a leggere



Corridoio ferroviario: difesa dell’ambiente o attacco dell’Austria all’economia italiana?

La politica spesso è come un teatro: si vede quello che va in scena ma non quello che avviene dietro le quinte. Molto simile a una rappresentazione teatrale rischia di apparire quanto andrà in scena il prossimo 5 febbraio a Monaco, in occasione del vertice sulla questione dei trasporti lungo l’asse del Brennero che chiamerà a raccolta tutti i ministri dei Trasporti, con il nuovo tentativo, celato dietro l’esigenza ambientale, di prevedere la costituzione di un corridoio ferroviario per ridurre il peso del trasporto su gomma, considerato l’unico e vero responsabile dell’inquinamento. Un “progetto” che, se guardato anche “spiando dietro le quinte”, ha tutto l’aspetto di un nuovo tentativo, da parte dell’Austria, di provare ancora una volta a ostacolare l’economia italiana. Sventolando come “bandiera” la tutela della natura, ma stando bene attenti a non provare neppure a chiedersi come si produce l’energia necessaria per muovere i treni. Continua a leggere



A21, le tragedie stradali vanno prevenute e non “condannate” senza prove 

Il tragico incidente stradale avvenuto martedì 2 gennaio sull’autostrada A21, nel tratto che attraversa Montirone, in provincia di Brescia (dove secondo una prima ricostruzione un Tir avrebbe tamponato una vettura scagliandola contro un’autocisterna carica di benzina che è esplosa provocando sei vittime) ha riproposto all’attenzione generale la professione dei conducenti dei mezzi pesanti. Ma forse sarebbe più esatto dire che ha riproposto, ancora una volta, un vecchio clichè che sembra impossibile cancellare: l’abitudine ad avanzare ipotesi e a fare ricostruzioni  basate sull’improvvisazione, sulla scarsa conoscenza della materia e in qualche caso su qualcosa che somiglia fin troppo a una generica voglia di criminalizzare, secondo un’antica consuetudine, i professionisti della strada. Continua a leggere



Le pubblicità sui bus con messaggi e numeri telefonici da leggere e annotare sono pericolose?

Un paio d’anni fa una ricerca effettuata dalla Sissa, la Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste, e pubblicata su ‘Cognitive Neuroscience’ aveva evidenziato come alcuni cartelloni pubblicitari posizionati lungo le strade potessero rappresentare un fattore di pericolo per gli automobilisti maggiore di altre. Per esempio pubblicità con visi di persone che esprimono rabbia (cliccate qui). Ma in generale non rischiano di distrarre tutte le pubblicità che una persona si ritrova di fronte mentre guida? Un esempio? I cartelloni pubblicitari sui pullman. Continua a leggere



Contratto nazionale dei trasporti, chiuderlo in fretta si può. Basta solo volerlo

Nel fine settimana un altro sciopero nei trasporti pubblici sembra non aver avuto il successo auspicato dagli organizzatori, ma la  “Triplice” non demorde: tramite stampa, Cgil Cisl e Uil si sono fatte vive anche sul fronte del trasporto merci minacciando, in caso non ci sia la conclusione delle trattative, un nuovo sciopero dei lavoratori del settore nei giorni 11 e 12 dicembre. Eppure qualche organizzazione avrebbe dato la disponibilità a sottoscrivere quanto già concordato. Perché allora le imprese disponibili al rinnovo contrattuale devono vedersi l’attività bloccata e i lavoratori avere decurtazioni salariali? Mistero. La responsabilità sarebbe  delle federazioni che rappresentano le imprese di trasporto e logistica (quasi centomila imprese) che effettuano con automezzi propri anche la vezione e che intendono affrontare problemi di competitività. Continua a leggere



Sciopero dei trasporti, nessuno l’ha visto. Ma le telecamere hanno filmato le bugie dei sindacati  

Innanzitutto una premessa: nutriamo il massimo rispetto per le iniziative sindacali che i lavoratori effettuano per difendere le loro ragioni. Detto questo (e precisato, per i più duri di comprendonio e coloro che vivono col paraocchi) che non c’è nessuna ironia da parte nostra, ma solo enunciazione di fatti, va aggiunto che non possiamo invece nutrire rispetto per certe iniziative di qualche sindacalista, magari pronto a raccontare di grandi adesioni a manifestazioni di protesta che sono state in realtà veri e propri scioperi fantasma. Ma vediamo di mettere in fila le questioni. Partiamo dalle trattative per il rinnovo del Contratto di lavoro: si protraggono da diverso tempo senza giungere ad alcuna evoluzione positiva, con le difficoltà maggiori che riguardano non la “paga in mano” da riconoscersi ai lavoratori, bensì il costo del lavoro. Continua a leggere



La macchina delle burocrazia? Lo Stato invece di fermarla fa salire a bordo nuovi passeggeri

Tagli agli stipendi dei funzionari pubblici, miglioramento dell’efficienza della macchina pubblica, vita più facile per cittadini e imprese… Basta navigare in Internet (approdando magari al periodo in cui, poco più di un anno fa, sulla stampa  dominavano i titoli dedicati al decreto Madia e al miliardo di euro di risparmi atteso grazie all’iniziativa adottata dal ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione) per immergersi in un mare di promesse fatte dal mondo politico agli italiani. Ora il Governo ha la possibilità, concreta, di dimostrare che quelle parole non erano chiacchiere, e che semplificare è possibile, così come anche utilizzare nel migliore dei modi il denaro pubblico, che poi equivale a risparmiare. Continua a leggere



Quante altre imprese devono chiudere prima che il Governo scarichi i costi burocratici?

È da tempo che la burocrazia siede sul “banco degli imputati” con l’accusa di frenare la crescita della nostra economia. Quanto costi al Paese e, in particolare al mondo del trasporto, la macchina burocratica è sotto gli occhi di tutti: un “peso” ormai insostenibile, che ogni  impresa è costretta a trainare ogni santo giorno e che rende impossibile restare concorrenziali o, addirittura, sopravvivere sul mercato. Un “carico” di scartoffie, spesso inutili e pagate a peso d’oro,  che è stato mostrato in tutta la sua devastante carica negativa al recente Forum di Cernobbio, organizzato da Confcommercio Conftrasporto attraverso un’analisi approfondita, raffrontando la realtà del nostro Paese con la media europea, sia in termini di costi sia di tempo che, come dice il detto, “è denaro”.  Continua a leggere



Aumentano i Tir carichi di merci, ma quanta ripresa economica trasportano davvero?

Non è certo per attribuire meriti all’Esecutivo in carica, ma è indubbio che alcuni segnali di ripresa si intravvedono. E se è vero che l’Europa cresce il doppio del nostro Paese o che, come segnala il centro Studi della Confcommercio, il Mezzogiorno del Paese fa ancora  fatica e l’incremento sui dati occupazionali è frutto per lo più di contratti a termine, rispetto ai tanti segni negativi finalmente se ne vedono anche di positivi. Segnali di ripresa evidenziati anche dai numeri sul traffico dei Tir in autostrada che crescono ormai a due cifre, come ha evidenziato il Corriere della Sera in un articolo di Dario Di Vico che ha provato a fotografare l’Italia che cambia, partendo dai poli logistici che sembrano ridisegnare i territori. Tutto vero, ma allo stesso tempo meritevole di un approfondimento, per comprendere, per esempio, quanto del positivo che appare sulla carta lo sia realmente fino in fondo e “quanta di questa nuova  ricchezza”  rimanga davvero nel Paese. Continua a leggere



Cavalcavia crollato ad Annone Brianza, la colpa è un po’ di tutti. Ma non su tutto si è indagato…

Tutto come previsto. Le responsabilità del collassamento del ponte avvenuto il 28 ottobre 2016 ad Annone Brianza, in provincia di Lecco, che aveva causato la morte di un uomo e il ferimento di altre sei persone, sono di tutti: del dirigente della Provincia, del responsabile del servizio concessioni e del capocentro manutenzioni dell’Anas. Ma i periti avanzano ipotesi che, se accolte, coinvolgerebbero anche il conducente dell’automezzo pesante che in quel momento si trovava ad attraversare il cavalcavia e che ha operato nel rispetto delle norme vigenti dopo essere stato regolarmente autorizzato. Chi scrive quel giorno, attorno alle 15 circa, al volante della sua auto aveva percorso proprio quel tratto di strada e può testimoniare che sul luogo vi erano una pattuglia della Polizia e alcuni addetti dell’Anas che stavano effettuando – questa era stata almeno la nettissima sensazione – delle verifiche, tanto che le corsie erano ridotte da due a una. Da allora più volte è tornata alla mente la  prima considerazione  avanzata, giustamente, dai rappresentanti delle associazioni dei trasportatori di Lecco: “perché non è stato bloccato il traffico pesante se esistevano dubbi sulla tenuta del manufatto”? Già, gran bella domanda. Continua a leggere



I trasportatori aspettano il Governo alla resa dei conti. Che purtroppo troppo spesso non tornano

Ci sono decisioni che non si vorrebbe mai prendere ma che si è costretti ad adottare. È accaduto di doverlo fare a Unatras, associazione che raggruppa oltre alle federazioni aderenti a Conftrasporto anche le rappresentanze dell’artigianato che compongono Rete Imprese Italia,  obbligata ancora una volta, purtroppo, ad assumere iniziative di denuncia nei confronti di chi non perde occasione per sconfessare dati sui quali ogni anno si costruisce un’intesa con il settore. I dati sono quelli delle risorse per le spese non documentabili  per le imprese artigiane. Un fatto appariva incontestabile: i destinatari della misura sono diminuiti. Bastava guardare i numeri forniti dal  Comitato centrale dell’Albo dell’autotrasporto per comprendere come le imprese  monoveicolari si fossero ridotte. Continua a leggere



Via della Seta, se l’Italia non si muove rischia di trasformare un’opportunità in un pericolo

Può un’opportunità di crescita economica trasformarsi in una brusca frenata, una sicurezza di avere prospettive positive in un rischio di nuove difficoltà? Apparentemente  potrebbe sembrare un “non sense”, ma rischia di non esserlo. Una riflessione che merita d’essere fatta anche su opportunità che, sulla carta, appaiono fantastiche. Come per esempio l’idea del presidente Xi Jinping di realizzare, con il mega progetto infrastrutturale della nuova via della Seta, l’incontro tra Oriente e Occidente, dando vita a un nuovo ciclo di sviluppo economico che consentirà alla Cina di trarre evidenti benefici. Un progetto che prevede sei corridoi  destinati a congiungere le due economie oggi lontane e  che poggia su solidissime basi: per la gestione finanziaria esiste l’Asian International Infrastrutture Bank, di cui fanno parte 58 nazioni, e in prima battuta è previsto un finanziamento di 47 miliardi di dollari. L’Italia, che ha giustamente aderito a tale evoluzione, è interessata per i traffici che entreranno nell’area mediterranea ma cosa ha fatto fino a oggi per farsi trovare pronta all’appuntamento? Poco, anzi quasi nulla.  Continua a leggere