“Osservazioni e richieste per un corretto avvio del Sistri”. È questo l’oggetto della lettera inviata dal presidente dell’Asstri, Alessandro Vanni, e dal presidente della Fai, Paolo Uggè, al ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo, al sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, al capo della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Luigi Pelaggi, al presidente dell’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, Eugenio Onori, per fare chiarezza su un caso, quello del Sistri, appunto, e delle nuove regole in materia di trasporto e tracciabilità dei rifiuti. Caso che, a quanto pare, troppo chiaro non è. Almeno per molti autotrasportatori che nelle ultime settimane hanno inviato numerose segnalazioni ai responsabili delle associazioni di categoria. Ed è proprio partendo da queste richieste di chiarimento da parte degli associati, ormai a pochi giorni dalla data del 1° ottobre 2010 (recentemente fissata dal decreto ministeriale del 9 luglio scorso, quale decorrenza unificata per l’avvio obbligatorio del sistema telematico di tracciabilità dei rifiuti che ha come obiettivo l’eliminazione dei reati connessi allo smaltimento illecito dei medesimi), i presidenti di Asstri e Fai sono scesi in campo, armati di carta e penna, per fare chiarezza. Su cosa in particolare? Per esempio sul fatto che “la maggior parte delle imprese che effettuano il trasporto professionale dei rifiuti (circa i 2/3, secondo i dati in possesso di Asstri e Fai) non ha ancora avuto la possibilità di ritirate e installare i dispositivi elettronici (chiavette token USB e le cd. black-box), necessari per il funzionamento del nuovo sistema e che ben difficilmente questa fase di approvvigionamento potrà essere completata entro il 30 settembre prossimo”. In secondo luogo, nella loro lettera, Alessandro Vanni e Paolo Uggè segnalano come si siano “già riscontrati casi di malfunzionamento delle menzionate black-box”, sottolineando come “vista l’estrema variabilità e la forte onerosità dei costi per l’installazione delle stesse black-box che, a secondo delle officine e delle zone, oscillano tra i 150 e i 300 euro (per i veicoli abilitati anche al trasporto di merci pericolose) sarebbe auspicabile limitare ed unificare a livello nazionale. Ma soprattutto”, prosegue il documento, “non è stato risolto il problema dei costi del traffico telefonico dei dati, che il Sistri produrrà, una volta entrato in vigore, addossando alle imprese la decisione se acquisire carte Sim in abbonamento e per quale quantità di dati scaricabile”. E questo per quanto riguarda i problemi tecnici. Poi ci sono altri aspetti, ancora più gravi, di natura “politica”. “Fondamentale è la situazione delle imprese straniere, che non essendo tenute ad aderire al nuovo sistema, potranno continuare a svolgere spedizioni transfrontaliere dei rifiuti, soprattutto quelli pericolosi, senza alcun obbligo (di iscrizione al Sistri, di dotazione e installazione dei dispositivi elettronici) e costo (contributi annuali, acquisto delle carte Sim, installazione scatole nere) rispetto alle imprese italiane”, denunciano sempre i rappresentanti di Asstri e Fai. E questo, tradotto in altre parole, significa consentire di poter operare tranquillamente a una “concorrenza sleale legalizzata, inducendo la maggior parte dei clienti delle imprese rappresentate dalle associazioni a togliere i traffici ai vettori nazionali, per affidarli a quelli esteri”. In questo modo, è l’amara conclusione, “anche l’obiettivo principale del Sistri, che è quello di ottenere una piena tracciabilità dei rifiuti speciali prodotti in Italia, non potrà essere perseguito, posto che una parte considerevole dei rifiuti pericolosi (ci sono stime che parlano di un terzo) viene trasportato fuori dal nostro territorio nazionale”. Sarà possibile riuscire, in ormai pochissimi giorni, a risolvere i tanti problemi tecnici e di natura politica, permettendo alle aziende italiane di essere equiparate e tutelate rispetto a quelle straniere? I rappresentanti di Asstri e Fai non ne sembrano affatto convinti visto che la loro lettera si conclude con un invito a “prendere in considerazione l’ipotesi di voler rinviare la decorrenza del Sistri”, o, qualora si ritenesse comunque necessario mantenere la data del 1° ottobre, “prevedere che il Sistri non parta in maniera obbligatoria per alcuna impresa, consentendo alle imprese che entro il 30 settembre 2010 abbiano avuto modo di approvvigionarsi dei dispositivi elettronici necessario al suo funzionamento di sperimentarlo in modo del tutto facoltativo, continuando tuttavia a utilizzare anche il sistema cartaceo (doppio binario). Inoltre dovrà essere consentito a tutte le imprese di continuare a utilizzare l’attuale sistema cartaceo (con i formulari, i registri di carico e scarico) fino a quando non sarà tecnicamente possibile che queste si dotino delle token Usb e che possano aver installato a bordo dei propri autoveicoli le menzionate black-box”. Un periodo di doppio sistema che, secondo i presidenti di Asstri e Fai dovrà avere “una congrua fase di sperimentazione auspicabilmente non inferiore a sei mesi, che renda possibile verificare il funzionamento dei dispositivi elettronici, il loro corretto utilizzo da parte dei diversi operatori ambientali e in particolare da parte di conducenti delle imprese di trasporto”.