C’è una montagna di ragioni per cui gli operatori turistici dovrebbero fare il tifo per le moto…

Valli Bergamasche Revival Internazionale 2022: un appuntamento attesissimo dai partecipanti (277 provenienti da diversi Paesi d’Europa ma anche da altri continenti pronti a sfidarsi su sentieri che hanno fatto la storia dell’enduro), da migliaia di appassionati di motoregolarità, ma anche da moltissimi imprenditori che “vivono” soprattutto di turismo, a partire dai gestori di alberghi, ristoranti, bar , negozi e laboratori artigianali. E non solo perché l’evento sportivo organizzato dalla Scuderia Norelli “porterà” a Bergamo e in diversi  centri della provincia , lungo i percorsi di gara, per due giorni, il 18 e 19 giugno, moltissimi potenziali nuovi  “clienti”, ma perché la due giorni organizzata per far rivivere una competizione diventata leggenda mondiale  rappresenterà, attraverso un convegno organizzato in Sant’Agostino, un possibile nuovo punto di ripartenza per l’”industria del turismo”. O meglio, del mototurismo, capace di registrare fatturati importanti che rappresenterebbero un autentico toccasana per l’economia di molti piccoli centri delle montagne bergamasche. Una nuova opportunità considerata importantissima per moltissime attività legate all’ospitalità e al turismo  anche da Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo, pronto a scommettere che “per molte  nostre comunità montane, quelle diverse dai piccoli ecosistemi del turismo della neve che coinvolge anche nel nostro territorio solo pochi comprensori che si estendono nelle vicinanze degli impianti di risalita, quelle di molti  piccoli borghi, la leva di sviluppo sia proprio lo sviluppo del turismo su due ruote”. Un volano potenzialmente straordinario sul quale il direttore dell’Ascom, che del convegno sarà uno dei protagonisti, è pronto a scommettere, invitando anche altri a farlo. Compresi coloro che non hanno forse compreso in pieno il “potenziale turistico”, ma anche “sostenibile” delle due ruote. “Che la moto sia la salvezza dei centri urbani delle città metropolitane, soprattutto di quelle del centro sud dove i trasporti pubblici funzionano male, è cosa nota: basterebbe fermare le moto per bloccare Roma e Napoli”, esordisce Oscar Fusini “Che la moto possa invece rappresentare la scommessa per lo sviluppo futuro dei territori e delle comunità locali del nord Italia è invece cosa nuova ma con ottime potenziali prospettive”. E se la teoria è sostenuta “da uno che la moto non l’ha mai posseduta”, come confessa lo stesso direttore di Ascom Confcommercio, allora forse “può essere anche un po’ più credibile”.  Una credibilità confermata da tutta una serie di dati e riflessioni, in particolare sugli “effetti collaterali” della pandemia da Covid. “La mia opinione nasce anche da quanto registrato nei due anni della pandemia dove i turisti hanno preferito vacanze a corto raggio e con il proprio mezzo”, spiega il direttore dell’Ascom bergamasca. “Non tanto perché quella tendenza non sarà immediatamente rimossa e quindi resisterà ancora per molto tempo, quanto perché il cambio delle abitudini potrebbe premiare un certo tipo di turismo a discapito di altri e questo era già evidente prima del Covid”. Turismo pronto dunque ad accelerare (e, perché no, magari anche a “impennare”) sulle due ruote? L’occasione per farlo,  recuperando il tempo perso per strada perfino in un territorio, come la provincia di Bergamo, capitale mondiale dell’enduro, appare come una di quelle da non perdere.

L’occasione è da non perdere. Ma occorre fare molto più di quanto fatto fino a ora    

“L’attenzione che Bergamo ha riservato al trasporto negli ultimi anni ha riguardato solo ed esclusivamente il traffico di passeggeri sull’aeroporto e le infrastrutture autostradali, A4, Brebemi, Bergamo Treviglio e vie a grande scorrimento”, prosegue l’analisi di Oscar Fusini. “Poco si è detto e molto meno si è fatto per il trasporto sulle due ruote. Quindi analisi insufficiente, poche ricerche e scarse proposte. Se i flussi turistici che si muovono con l’aereo sono strettamente monitorati dai dati dei passaggi negli aeroporti e il nostro “Caravaggio” di Orio al Serio è l’esempio forse più importante a livello nazionale della crescita del turismo attraverso l’affermazione del turismo low cost, pochi e frammentati sono invece i dati dei trasferimenti attraverso auto e motocicli. Il volo sta espandendosi soprattutto dal corto al medio raggio dove i vettori cercano di portare più persone nel minor tempo possibile mentre per ovvie ragioni non può intercettare il cortissimo raggio nel quale, treni e altri mezzi pubblici competono con auto e moto.  Peraltro lo sviluppo del turismo attraverso il trasporto aereo è soggetto a plafond di sostenibilità economica e ambientale. Anche a Bergamo, il cui aeroporto cittadino ha raggiunto prima della pandemia i 13 milioni di passeggeri la crescita potrà avvenire solo per un aumento della permanenza media perché difficilmente i flussi potranno crescer ulteriormente. Gli aeroporti che hanno invece capacità inespressa annaspano tra scarsa attrattività della rotta e/o economicità del viaggio, perché le compagnie aeree dove c’è business da prendere non lo buttano via. Oppure –  e questo sembrerà paradossale – la permanenza media in un territorio si può ottenere anche allungando i tempi del viaggio. Treni e bus scelgono tratte che ottimizzano tempi e costi e poco si sposano con rotte alternative. Inoltre, a eccezione di pochi mezzi e di alcune tratte, per lo più via acqua nella quale il viaggio costituisce un’esperienza, nella maggior parte dei casi l’utilizzo di mezzi su ruota rendono il viaggio un mero tempo buttato per il trasferimento. Eppure ci dimentichiamo che ci sono persone che vivono positivamente il viaggio perché l’esperienza è proprio vivere lo spostamento da un luogo all’altro. Vale per chi utilizza la moto molto spesso ma anche per alcuni che utilizzano auto e camper.     

Il turismo sulle “due ruote” può rappresentare un volano soprattutto per i piccoli borghi

Il futuro delle nostre comunità, e mi riferisco a quelle diverse dai piccoli ecosistemi del turismo della neve, quelle  dei piccoli borghi, la leva di sviluppo è proprio lo sviluppo del turismo su due ruote. Per l’attrattività perché se il viaggio deve essere un’esperienza allora il turista in moto viaggia con tratte più brevi, percorre vie nuove e interessanti alla ricerca di esperienze che ritiene inedite e quindi nuove, narrabili agli altri cercando scorci che ritiene di un ‘Italia più vera e meno uniformata ai cliché del turismo di massa. Quindi cerca strade nuove, meno battute anche se più lunghe e scomode per provare se quell’esperienza muove sensazioni positive nuove.  Il turista di massa, che da uomo d’impresa non disprezzo affatto, attraversa i luoghi per spostarsi il più velocemente possibile verso le località di mare, d’arte o di montagna preferendo tratte lunghe e autostradali. Il turismo motorizzato ama il turismo slow, quello che per noi rappresenta il segmento in grado di crescere molto di più nei prossimi anni. Peraltro il segmento molto importante in tutta l’Europa continentale e quindi di un potenziale proprio alle nostre porte. Persone che vogliono visitare posti nuovi che peraltro non avrebbero nemmeno accessibilità e parcheggio per un turismo diverso.

Chi guida l’auto odia le curve in montagna, chi va in moto le ama…

Soprattutto per la montagna il turismo motorizzato è vitale perché chi guida l’auto odia le curve mentre chi usa la moto le ama. E noi nelle nostre montagne di curve ne abbiamo molte.        Eppure una delle poche ricerche condotte recentemente (quella promossa da Promoserio e realizzata dall’Università degli Studi di Bergamo, presentata lo scorso 3 giugno 2022 e che ha monitorato per 10 week end fra il 12 giugno e il 23 settembre 2021 i flussi al rifugio Vivione al passo che separa la Valle di Scalve con la valle Camonica,  con 337 questionari somministrati in tre lingue),  ha evidenziato come la stragrande maggioranza, oltre 230 degli intervistati, aveva raggiunto il passo in moto, peraltro con il 27 per cento di stranieri che nella maggior parte dei casi , il 62 per cento, non conosceva il passo prima di averlo visitato. Le curve e il panorama sottostante rappresentavano gli elementi attrattivi del Vivione.

Ricerche come quella sui mototuristi al passo del Vivione indicano le nuove strade da seguire

Ricerche come queste insegnano come si debba cambiare le proposte, i servizi la promozione e la comunicazione verso target  diversi”. Un occhio al futuro, ma con lo sguardo al presente che mostra anche diversi “ostacoli” a cominciare dalle condizioni di molti percorsi denunciate dallo stesso Oscar Fusini che ha pochi dubbi in merito:i “La principale criticità sono rappresentate proprio dalle condizioni stradali, aspetto  che la dice  lunga sulla mancanza di strategia turistica per alcune aree dove una strada rappresenta una risorsa per l’intero comprensorio”. 

Chi viaggia in moto è un turista che vale di più perché acquista di più nelle località che visita…

Ostacoli che, se eliminati con un’adeguata manutenzione (e messa in sicurezza) di molti tratti della viabilità bergamasca favorirebbero sicuramente la scoperta della montagna di bellezze (e bontà enogastronomiche) offerte dalle valli bergamasche da parte del “mondo dei bikers, “segmento  molto importante per il turismo e non  solo in termini quantitativi. Penso per esempio alla stagionalità”, prosegue Oscar Fusini, “che vede oggi l’utilizzo delle due ruote, grazie a mezzi adatti e all’equipaggiamento sempre più evoluto, per tutto l’anno e non solo nei mesi più caldi;  per il moltiplicatore di spesa, perché chi viaggia con camper e auto parte normalmente con buona parte della spesa già fatta mentre chi viaggia in moto riserva tutti gli acquisti in loco. In questi anni diversi studi hanno cercato di calcolare la ricaduta delle presenze turistiche in termini di spesa per alloggio, vitto e acquisti. Se il turismo che viaggia in aereo, a parte i casi minimi di trasferimento in giornata, ha dalla sua parte un moltiplicatore giornaliero legato al pernottamento, quello con la moto arriva senz’altro al secondo posto perché può tranquillamente mettere in conto il consumo di almeno un pasto.

… ma è anche più ambientalista di altri perché viaggiando in moto riduce l’inquinamento  

E non può passare in secondo piano un altro fattore importantissimo, ovvero che il  segmento del mototurismo è molto importante per l’ambiente, tema che sta diventando sempre più fondamentale  per le persone e per chi amministra. La motocicletta è più o meno efficiente di una automobile? Sul consumo e sull’impatto verso l’ambiente è più efficiente. Togliamo il segmento business, cioè di colui che usa il mezzo per lavoro dove la moto è certamente più ecofriendly dell’auto perché, salvo pochi casi, i mezzi viaggiano tutti con una sola persona a bordo o in sella: nel caso del segmento leasure, del tempo libero, la moto può invece perdere solo nel caso di trasporto del nucleo familiare formato da tre o più persone”. 

No a enduristi ed escursionisti a piedi sullo stesso sentiero. Ma perchè non pensare a un doppio tracciato?

Un’analisi che non trascura i diversi aspetti, quella del direttore di Ascom Confcommercio Bergamo, fino ai dettagli. Perché “quando si parla di due ruote non dobbiamo trascurare che esistono segmenti o nicchie che potrebbero essere anche profittevoli per le nostre realtà”. Come, per esempio, il  “target enduro”, protagonista proprio della Valli Bergamasche Revival Internazionale, spesso “vittima” di  stereotipo dai quali dovremmo liberarci, eliminando la convinzione che questo tipo di fruizione sia incompatibile rispetto ad altre forme di turismo escursionistico. Se più difficile potrebbe essere la coesistenza tra i due utilizzatori, quello a piedi e quello motorizzato, non è escluso che un versante possa avere un doppio sentiero per moto e camminatori. Pochi maleducati non dovrebbero condizionare un giudizio che dovrebbe essere di ordine generale tanto per le ricadute sportive per i praticanti ma anche economiche che un certo movimento può generare. Più facilmente nessuno, o pochi, scommettono sul segmento di questi sportivi considerati forse una nicchia di mercato incapace di essere fruttuosa. Eppure ci sono sport elitari, o comunque di nicchia, sui quali qualche località turistica sta investendo per intercettare flussi frammentati ma fortemente interessati al loro sport.  In questi casi anche la creazione di percorsi dedicati, in primo luogo per il divertimento in moto ma poi di contorno con i servizi di supporto, potrebbe costituire una proposta attrattiva per località che oggi non riescono ad affermarsi tanto nel turismo della neve o in quello estivo.        

Il primo passo per favorire il mototurismo? Chjedere ai motociclisti cosa desiderano e fare il possibile per esaudirli…

Innanzitutto è giusto mettere l’argomento al centro dei ragionamenti e sollecitare la politica verso un sostegno al movimento. Ma non è solo la politica a dover fare la sua parte. Le comunità locali devono essere ospitali nei confronti dei turisti motorizzati. Non a parole ma con i fatti. Lo stereotipo che il turista con la moto sia maleducato, rumoroso e fastidioso è una forma mentis che respinge le persone all’ingresso di una località e di un’attività economica. Nell’epoca dei social e delle chat le recensioni sono il biglietto da visita principale delle località e delle imprese. Hai voglia di spendere in promozione turistica se poi l’alone del respingimento è chiaro.  Questo è il primo passo che dobbiamo compiere per aprirci la mentalità e il nostro mercato. Però non basta. Occorre condurre analisi in profondità per conoscere quali desiderata abbiano i turisti motorizzati e quali servizi possano rendere gradevole il loro arrivo e il soggiorno. Accessibilità, parcheggi e servizi delle amministrazioni devono sempre di più puntare sull’uso del motociclo. Gli operatori dell’accoglienza devono mettere a regime servizi nei confronti del target turistico motorizzato. Soprattutto sul versante del ricovero del mezzo che per sua natura è più aggredibile e vandalizzabile rispetto all’auto”.