“I numeri forniti dalla signora Marcegaglia? Al massimo sono buoni per essere giocati al lotto…”. Ha scelto la strada dell’ironia, Paolo Uggè, presidente nazionale di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio per replicare al presidente di Confindustria che, tornando a parlare di tariffe minime per l’autotrasporto, ha affermato che queste “si tradurrebbero in un costo per il mercato superiore del 25 per cento”. “A quanto pare in viale dell’Astronomia hanno qualche difficoltà con i numeri e i calcoli”, ha commentato ironicamente Paolo Uggè. “Fino a oggi Confindustria aveva infatti sostenuto che con i costi minimi si sarebbe registrato un costo maggiore del trasporto di 11 miliardi; oggi invece l’aumento sarebbe del 25 per cento. Un gioco al rialzo, neanche fossimo in Borsa. Ma soprattutto un gioco al rialzo nel quale i conti non tornano proprio”. E, calcolatore alla mano, Uggè ha provato a fare un po’ di chiarezza. “Il fatturato complessivo dei trasporti è pari a 50 miliardi di euro. I costi minimi non si applicano ai viaggi fino ai 100 chilometri e a tutti i veicoli fino ai 3,5 tonnellate. Il fatturato servizi è pari a 17 miliardi, il che significa un costo al chilometro pari a 1.25 / 1.30 euro. Inoltre i contratti non scritti sono circa il 70 per cento e per questi tipi di rapporti i costi minimi sono in vigore da più di un anno. In Confindustria prendano in mano questi parametri e una calcolatrice e provino a rifare i calcoli: vedranno che sia la previsione di 11 miliardi di euro sia la percentuale di aumento del 25 per cento sono a dir poco esagerati. E, se hanno bisogno di una mano a rifare i calcoli, ci chiamino. Siamo a loro completa disposizione”. Ma al di là dei numeri, che, sottolinea Paolo Uggè, “diventano millesimali se parametrati all’aumento reale della borsa della spesa delle famiglie italiane, come risulta chiaramente anche da un recente studio fatto da Confcommercio”, ci sono altre domande che i responsabili di Confindustria dovrebbero porsi. Un esempio? “Quanto vale per la committenza la vita umana? Magari quella di un bambino investito da un camionista addormentato perché ha guidato troppo, o perché all’automezzo non è stata fatta adeguata manutenzione, non è stato fatto il cambio gomme o non sono stati controllati i freni…. La vita di un essere umano vale davvero così poco?” La sola risposta che chiunque abbia una coscienza può dare è: bene ha fatto il Parlamento a legiferare perché sulle strade la vita abbia la prevalenza sul guadagno”. E al presidente di Confindustria, il presidente di Fai Conftrasporto rivolge un ultimo invito: quello a intervenire, “da persona sensibile al valore della sicurezza quale è la signora Emma Marcegaglia, quando le aziende associate dovessero esasperare la concorrenza determinando condizioni di pericolosità sulle strade. E a smetterla, una volta per tutte, col fingere di non sapere che le tariffe minime e quelli che sono solo dei costi di sicurezza, sono due cose ben diverse. Le prime sono una semplice voce di bilancio: le seconde possono evitare che sulle strade circolino operatori che per marginare i costi violino le norme della sicurezza sociale e della circolazione”.