Sono moltissimi i camionisti che in passato hanno deciso di svolgere questa professione non appena smessa la divisa da soldato. Merito del fatto che quando era in vigore il servizio militare di leva obbligatorio, migliaia di giovani hanno potuto conseguire le patenti superiori gratuitamente. Facendo sì che la naja rappresentasse uno straordinario “serbatoio di autisti” che, una volta abrogato il servizio di leva obbligatorio nel 2005, è andato invece via via svuotandosi sempre più, finendo con il creare una vera e propria emergenza per la mancanza di giovani disposti a sedersi al volante di un camion. Un’emergenza (aggravata sicuramente dal costo per conseguire le patenti per guidare i veicoli industriali che è continuamente aumentato fino a raggiungere livelli tali da costringere anche giovani potenzialmente interessati a rinunciare) che oggi riporta a cercare una possibile nuova soluzione proprio guardando al mondo in divisa. Come? Grazie a un accordo, sottoscritto il 23 settembre dal presidente dell’associazione di categoria Anita, Thomas Baumgartner e da Franco Lunerti, a capo del I Reparto di Segredifesa (ministero della Difesa) nell’ambito del programma “Forze Armate e Accademia dell’autotrasporto” che si propone di offrire ai militari congedati o prossimi al congedo con patente C la possibilità di accedere a un programma di formazione per conseguire l’estensione E, le certificazioni professionali (come Cqc o Adr) e le nozioni di base sul trasporto terrestre o intermodale. Un tentativo di “riaprire” una vecchia strada che in passato ha sempre messo in collegamento il mondo militare e quello dell’autotrasporto offrendo ai congedati che vogliono affacciarsi alla professione di conducente di mezzi pesanti “un percorso formativo di assoluto livello e la possibilità di sviluppare contesti collaborativi professionali” come hanno sottolineato i protagonisti della nuova iniziativa. “L’ idea dell’accademia potrebbe essere una notevole opportunità per migliorare l’immagine della figura del conducente di mezzi pesanti, più volte messa in cattiva luce dall’opinione pubblica, che gioca un ruolo fondamentale nel processo di avvicinamento alla professione, soprattutto da parte dei più giovani”, ha affermato Thomas Baumgartner mentre Franco Lunerti ha voluto evidenziare come “ il personale militare che lascia il servizio possieda la giusta formazione e la giusta attitudine all’impegno e all’adattamento che deriva dalla cultura militare”, augurandosi che “ l’iniziativa possa essere ripetuta in altre regioni italiane”.