Un ragazzo o una ragazza che abbia superato l’esame teorico per la patente dell’auto può ottenere il “foglio rosa” e con questo impratichirsi al volante accompagnato da un istruttore o più semplicemente da un genitore o da un altro parente, da un amico. Perché non consentire anche a chi ha deciso di guidare, per lavoro, un camion, di ottenere un documento analogo con il quale poter far pratica, accompagnato da un camionista esperto? A porsi la domanda è Giuseppe Cristinelli, presidente della Fai, federazione autotrasportatori italiani, di Bergamo, che con questa semplice riflessione ha voluto fornire una propria possibile soluzione al problema della mancanza, sempre più allarmante, di giovani camionisti. Indicando la strada più semplice, quella che potrebbe addirittura apparire una “scoperta dell’acqua calda”, ma capace di fornire, come spesso accade proprio con le cose più semplici, il rimedio più efficace. Capace, in questo caso, non solo di preparare conducenti più preparati (spostando buona parte della formazione dalle aule dove si fa pura teoria alla cabina di guida dove fare pratica, dove imparare sul campo), ma anche trasmettendo contemporaneamente ai giovani la passione per questa professione, proprio attraverso l’affiancamento con camionisti esperti. “Come facevano già 50 anni fa i “capomacchina”, ha spiegato Giuseppe Cristinelli dalle colonne dell’Eco di Bergamo, quotidiano bergamasco che ha rilanciato la proposta nell’inserto Trasporti in edicola con l’edizione di venerdì 26 novembre. “Capomacchina, che oggi verrebbero chiamati probabilmente tutor, che durante i viaggi fianco a fianco con gli aspiranti autisti non solo potrebbero insegnare loro trucchi del mestiere che solo la pratica può svelare (un esempio? Controllare il surriscaldamento dei freni sui tratti più ripidi della Milano.-Genova…) ma che potrebbero anche “trasmettere” la bellezza e il piacere di conoscere nuove regioni e nuovi Paesi, e dunque nuove culture, tradizioni, perfino ricette tipiche…. Esperienze la cui importanza, il cui fascino”, ha spiegato sempre il presidente della Fai bergamasca dalle pagine del quotidiano, “ può essere reso solo da chi le ha vissute. Come un “ capomacchina”, appunto, che oltretutto sarebbe perfettamente in grado di scoprire, dopo poche settimane di “tirocinio”, se un giovane aspirante è “tagliato” davvero per quel lavoro. Proseguendo, in questo caso la formazione che oltretutto, se fatta in parte “sul campo”, al volante, vedrebbe realizzata nel migliore dei modi l’alternanza scuola lavoro. E questo proprio grazie a un semplice foglio rosa utilizzabile anche sui camion e modificando le norme: cosa che nessuno vieta di fare, soprattutto in una fase d’emergenza come questa in cui è vitale garantire un ricambio alla guida dei camion accelerando la formazione di nuovi autisti. In pratica si tratterebbe di intervenire per snellire la burocrazia, tagliando tempi e costi, semplificando il percorso per ottenere le patenti e la Cqc, ma anche consentendo il doppio tachigrafo a bordo per confermare che il giovane autista con il foglio rosa sta facendo formazione. Oltre che di mettere a disposizione incentivi che consentano alle imprese di autotrasporto di non doversi far carico da sole del costo dell’aspirante conducente, che comunque va adeguatamente stipendiato anche nel periodo di prova, o del sovraccosto del doppio autista, per esempio attraverso una decontribuzione”. E a chi solleva l’obiezione che troppi “fogli rosa” al volante di mezzi pesanti potrebbero rappresentare un pericolo, il presidente di Fai Bergamo risponde che “uno che si mette al volante, non certo a 18 anni ma a un’età più matura, come potrebbe essere per esempio a 21 anni, e con accanto un valido insegnante per fare pratica, all’inizio sui piazzali, poi su strade poco trafficate e infine nella “trincea d’asfalto, ha sicuramente molte più probabilità di diventare un autista più bravo e sicuro rispetto a un altro che abbia invece trascorso decine di ore in un’aula a seguire solo una lezione teorica”.