“Sulla carta gli incentivi per il rinnovo del parco mezzi delle aziende di autotrasporto italiane sono un’ottima iniziativa del Governo, ma nei fatti questi bonus finiscono per non coprire nemmeno gli aumenti registrati nell’ultimo anno e così, invece di affiancare economicamente le aziende di trasporto per svecchiare una flotta tra le più vetuste d’Europa, non si fa altro che sostenere le case costruttrici di autocarri”. A denunciare come i conti sugli incentivi destinati alle imprese di autotrasporto siano solo apparentemente “in attivo” mentre a un’analisi più attenta siano destinati a non tornare affatto è la portavoce di Ruote Libere, Cinzia Franchini che come “prova del nove” delle proprie affermazioni mostra un caso denunciato proprio da un imprenditore iscritto alla sua associazione. “Un imprenditore che ha acquistato un trattore stradale da 500 cavalli Euro 6 il 22 dicembre del 2020 per la cifra di 115mila euro e che oggi, a un anno di distanza, si è visto chiedere, con il miglior preventivo presso la stessa concessionaria, 123mila euro per poter avere lo stesso identico veicolo”, denuncia Cinzia Franchini. “Un incremento di 8mila euro, pari al 7 per cento in più”. Dunque a chi vanno in realtà gli aiuti dello Stato? Non certo alle imprese del settore, perchè, “vengono assorbiti totalmente dall’aumento del prezzo dei mezzi . E a volte nemmeno sono sufficienti a compensarlo. Di fatto finisco nelle tasche delle case costruttrici senza sostenere minimamente le aziende di autotrasporto alle quali, sulla carta, sono destinati”. Scendendo nei dettagli l’esponente di ruote Libere sottolinea poi come dei due recentissimi decreti firmati dal ministro delle Infrastrutture e della Mobilità, Enrico Giovannini, che stanziano complessivamente 100 milioni di euro per agevolare l’acquisto, da parte delle imprese di autotrasporto, di mezzi ecologici e tecnologicamente avanzati “quello sugli investimenti ad alta sostenibilità stanzi 50 milioni di euro per il quinquennio 2021-2026 solo per acquisti di mezzi di ultima generazione (ibridi – diesel elettrici – elettrici – metano) con contribuiti per ogni acquisto che vanno da 4mila a 24mila euro per camion totalmente elettrici sopra le 16 tonnellate” , e dunque per “pochissimi mezzi che poco si adattano col sistema trasportistico italiano nel quale per esempio anche i punti di ricarica efficienti per tale tipo di veicoli sono una rarità”. Per quanto riguarda invece il Decreto investimenti finalizzati al rinnovo e all’adeguamento tecnologico del parco veicoli per il biennio 2021-2022 che riserva 35 milioni (suddivisi equamente in ragione di € 17,5 milioni per l’annualità 2021 ed € 17,5 milioni per l’annualità 2022) per l’acquisto di veicoli diesel Euro 6 di massa complessiva a partire da 3,5 tonnellate comprese, iil “rovescio della medaglia” è stato individuato, da Cinzia Franchini, nella scelta di “ allargare così enormemente la platea dei possibili beneficiari riducendo conseguentemente l’importo dei bonus che sono erogati fino a concorrenza delle risorse disponibili, a fronte di rottamazione di mezzi più inquinanti”, con gli incentivi “ che in questo caso variano da un minimo di 7.000 a un massimo di 15.000 euro”.