“Interventi che avranno impatti negativi rilevanti sui settori manifatturieri direttamente interessati, come acciaio, grandi travi in calcestruzzo, blocchi di pietra, senza tutelare in alcun modo la sicurezza e l’ambiente”. È un’autentica stroncatura quella di Vito Grassi vicepresidente di Confindustria, nei confronti delle modifiche alla disciplina del Codice della strada sui trasporti eccezionali introdotte dal governo con il Decreto legge 121 del 10 settembre che fissa nuove “disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale, per la funzionalita’ del ministero delle Infrastrutture e della mobilita’ sostenibili, del Consiglio superiore dei lavori pubblici e dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali.”Le modifiche introdotte riducono le attuali configurazioni dei carichi per assi e per limiti di massa che rappresentano, ormai da qualche decennio, uno standard operativo e produttivo”, ha commentato l’esponente degli industriali aggiungendo che queste decisioni “genereranno aggravi di costi, perdite occupazionali e, in alcuni casi, arriveranno a determinare crisi d’impresa”. Ma non basta: “contestualmente, questi interventi avranno un impatto negativo anche sull’ambiente”, ha sentenziato Vito Grassi, “poiche’ il moltiplicarsi delle operazioni di trasporto anche a vuoto, in conseguenza della redistribuzione dagli attuali carichi da un mezzo speciale a due o piu’ mezzi ordinari, determinera’ una maggiore congestione di traffico, oltre alla conseguente difficolta’ nel reperire gli autisti”. E per quanto riguarda la sicurezza delle infrastrutture, con in prima fila ponti e cavalcavia chiamati a sopportare “carichi” incredibili come quelli dei maxi tir del peso di oltre 100 tonnellate l’uno, sempre secondo Confindustria “modifiche generalizzate come quelle approvate risultano poi del tutto inutili, poiché già da tempo gli enti stradali concedono le autorizzazioni ‘caso per caso’, ‘infrastruttura per infrastruttura’, in funzione delle condizioni strutturali delle strade e delle opere d’arte”. Tutto sbagliato, dunque, secondo il mondo degli industriali, ma con la possibilità di “riparare”. Come? Innanzitutto “procedendo all’immediata soppressione della norma sui trasporti eccezionali che riporti la disciplina alla sua formulazione attualmente in vigore”. E poi, magari, andando a ripescare, da qualche cassetto, “la proposta formulata da tempo da Confindustria per l’istituzione di una commissione tecnica ministeriale volta a definire percorsi nazionali e locali abilitati ai trasporti eccezionali su strada, monitorare lo stato delle infrastrutture e individuare i necessari interventi di messa in sicurezza. Una proposta che non è mai stata presa in considerazione”.