Un altro “Ponte Morandi” racconta l’Italia che fa più schifo e lo Stato che non sa cancellarla

“Questa è un’Italia di corruttori e corrotti, di gente che paga tangenti e di gente che le intasca, ma soprattutto di gente che per tutto questo vede le proprie attività, oneste, uccise dalle tasse per pagare uno Stato che non c’è, incapace di tutelare davvero gli onesti e fare piazza pulita dei delinquenti, prevenendo le porcherie in modo che non possano avvenire, come invece accade, tutti i giorni e, spesso, sotto gli occhi di tutti, a partire da rappresentanti dello Stato che invece di controllare diventano complici. E tutto questo quando non avviene il peggio, ovvero quando a morire, invece che le imprese oneste costrette a chiudere per far lavorare quelle gestite da delinquenti, sono dei cittadini innocenti, come accaduto con il crollo del Ponte Morandi di Genova”. Difficile dare torto a chi, guardando gli ultimi notiziari on line, ha commentato così la notizia dell’arresto di quattro persone (tre in carcere, una agli arresti domiciliari) nell’ambito di un’inchiesta condotta dagli agenti della Guardia di Finanza sui lavori di manutenzione straordinaria sul viadotto “Bisantis” (noto come ponte Morandi) di  Catanzaro, oltre che di un tratto della strada statale 280 “dei Due Mari”. Lavori che sarebbero stati eseguiti secondo l’accusa impiegando nelle lavorazioni materiali, in particolare, un tipo di malta, di qualità scadente e, dunque, più economici. A dimostrazione che i morti di Genova, la disperazione dei familiari, non hanno insegnato nulla; che vittime e familiari potranno trovare , come ha commentato qualcun altro, “davvero giustizia solo quando lo Stato non solo non si dimostrerà capace di punire i colpevoli, ma soprattutto di prevenire che questo possa accadere”. Come?  “Mettendo nel mirino la burocrazia marcia che favorisce i delinquenti, mettendo questi ultimi in condizione di non poter mai più lavorare” . Trasformando in realtà quello che troppo spesso sono solo leggi scritte nei codici, frasi dette in conferenza stampa. Costruendo davvero i presupposti affinchè la gente possa credere che lo Stato sia dalla parte degli onesti e non di chi, grazie proprio all’assenza dello Stato, continua a fregarsene delle leggi, della sicurezza, della morte degli altri. Come dimostrerebbe, del resto, anche questa nuova indagine, che ha visto coinvolti due imprenditori  che erano stati già indagati in una precedente indagine; un ispettore della guardia di finanza,  già al centro a sua volta di un’altra inchiesta (un uomo in divisa che, sempre secondo l’accusa, incaricato (e pagato dai cittadini) invece d’ indagare sui due imprenditori al centro dell’inchiesta li avrebbe invece puntualmente informati  di quanto stava emergendo nei loro confronti. Senza dimenticare un ingegnere dell’Anas  interdetto per sei mesi dall’esercizio delle attività professionali o un geometra sospeso per nove mesi: due professionisti che avrebbero chiuso entrambi gli occhi sui materiali usati per fare manutenzione. L’operazione, chiamata in codice “Brooklyn” e coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha portato anche alla richiesta, accolta dal gip, di sottoporre a sequestro, ma con facoltà d’uso, il viadotto Bisantis”  e la galleria Sansinato, allo scopo di svolgere accertamenti di natura tecnica. Trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, corruzione in atti giudiziari, associazione a delinquere e frode nelle pubbliche forniture i capi d’accusa contestati dai pubblici ministeri di Catanzaro, guidati dal procuratore Nicola Gratteri, aggravate dalla contestazione di aver agevolato la ‘ndrangheta. Il gip Paola Ciriaco ha anche disposto il sequestro preventivo di tre società di costruzione e di oltre 200mila euro quale profitto dei reati contestati.

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