Zeno D’Agostino, il comandante dell’Autorità portuale affondato da un mare di burocrazia

È una vera e propria  ondata di proteste quella che a Trieste ha travolto la  decisione di destituire dall’incarico Zeno D’Agostino, presidente  dell’Autorità portuale di Trieste “colpito e affondato” da una  “sentenza” dell’Anac, l’associazione nazionale anti corruzione, perché “colpevole”, quando è stato designato all’Authority, “d’essere già presidente della società Trieste terminal passeggeri, di cui il porto di Trieste detiene il 40 per cento”. Un vero e proprio concentrato di malaburocrazia che ha visto praticamente tutta Trieste fare quadrato attorno al suo comandante, apprezzatissimo per il lavoro svolto negli ultimi anni. A cominciare dai lavoratori portuali che per contestare la decisione dell’Anac non hanno esitato a esibirsi in cori  da stadio, (“Un presidente, c’è solo un presidente…..) con tanto di fumogeni; per proseguire con l’arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, che ha voluto esprimere a Zeno D’Agostino, la “propria vicinanza e la propria stima” assicurandogli “la preghiera in un momento difficile sul piano personale che vede inspiegabilmente vanificarsi la sua qualificata e promettente azione imprenditoriale e sociale svolta in questi anni per lo sviluppo della nostra realtà portuale”. Ma al fianco di Zeno d’Agostino si sono schierati anche  sindaco Roberto Dipiazza, che rivolgendosi ai lavoratori in presidio al porto di Trieste ha affermato che “tutti insieme, perché non c’è nessuno contro, cercheremo di riportare Zeno D’Agostino alla presidenza dell’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Orientale”; o  Stefano Fantoni, di Esof 2020 Trieste, che ha dichiarato di nutrire  “una stima incondizionata per Zeno D’Agostino, per quel che ha saputo fare e per come l’ha gestito” perché, ha aggiunto “di esperti ce ne sono, di esperti molto bravi ce ne sono ma di meno; di persone con una visione come quella di D’Agostino non ce n’è. Se non potrà continuare l’opera avviata, a Trieste si tornerà trenta anni indietro, con conseguenze molto gravi”. E, ancora, sono scesi in campo il presidente di Confcooperative di Trieste Dario Parisini e il vicepresidente Maurizio Era, che hanno espresso la propria solidarietà “per l’assurda vicenda che ha colpito non solo la figura del suo presidente ma tutto un processo di sviluppo del territorio triestino e della Regione Friuli Venezia Giulia”, denunciando come “purtroppo vivendo in un Paese che non riesce a organizzare veri ed efficaci sistemi di controllo della legalità e di concentrazione di potere, la politica non trova altra soluzione se non l’iper produzione normativa la quale a sua volta non fa che alimentare una “iperburocrazia autoreferenziale” e alla fine dannosa per la collettività”. Un mare di attestati di stima da parte di una città per la quale Zeno d’Agostino ha fatto molto, ma anche da parte di esponenti del Governo.  Come Stefano Patuanelli, ministro delloSviluppo economico, che  ai microfoni del Tgr 3 ha affermato che questa stima e riconoscenza Zeno d’Agostino se li è  “meritati sul campo lavorando in modo eccellente”, e aggiungendo che “il governo sta tenendo conto delle esigenze della città di riavere Zeno D’Agostino a capo dell’Autorità portuale di Trieste”.