A sta a B come C sta a D: le proporzioni matematiche imparate sui banchi di scuola possono rappresentare una strada utilissima per capire il “viaggio” compiuto dal Coronavirus nella sua campagna di contagio di mezzo mondo, ma anche la (presunta) validità delle chiusure a doppia mandata adottate da certi Paesi, primo fra tutti l’Italia, e non invece da altri, e per “pesare” il carico di danni economici causati dal lockdown, il confinamento a casa senza possibilità di far ripartire le imprese, di riaprire negozi, bar e parrucchieri. Aperture invece concesse da altri che ora si ritrovano ai blocchi della ripartenza con qualche chilometro di vantaggio sull’Italia. Un esempio lampante arriva dalla Svezia che ha affrontato l’’emergenza Covid-19 seguendo strade diversissime da quelle imboccate dal Governo italiano, contenendo i contagi ma anche, allo stesso tempo, la diffusione di una crisi economica gravissima dovuta alla chiusura di milioni di attività. Sono proprio le vecchie care proporzioni matematiche a dirlo: se nei “termini”, ovvero le quantità coinvolte nel calcolo proporzionale A:B=C:D, si inseriscono i dati della popolazione svedese e di quella italiana oltre ai numeri delle vittime causate dal virus nel due Paesi, appare evidente che la chiusura non ha pagato, in termini sanitari, e pagherà ancor meno in termini economico finanziari. I numeri (che valgono un miliardo di volte più di tante chiacchiere elargite da tanti signori della politica made in Italy, la cui incapacità a gestire un simile evento, pur non semplice da affrontare e risolvere perfino per “quelli davvero bravi”, è stata messa a nudo dalla pandemia) dicono che la Svezia, Paese rimasto aperto a moltissime attività, con una decina di milioni di abitanti ha avuto meno di 2500 vittime e 20mila contagiati, mentre l’Italia, blindatissima, è vicina alla soglia dei 30mila morti e a un passo (poche decine) dai 100mila contagiati. “Ripassando” sul libro di matematica: se 2500 (vittime svedesi) sta a 10 milioni (abitanti) e 30mila (29mila abbondanti, a dire la verità, ovvero i morti in Italia) sta a poco meno di 60 milioni (la popolazione del Belpaese), i conti non tornano. Mettendo infatti la “variabile” in Italia e accendendo la calcolatrice, i morti dovrebbero essere 15mila: esattamente la metà. Nessuno è virologo, ma qualcosa sulla “terapia preventiva” non ci azzecca. Come, restando in tema di esperti (o presunti tali) di virus e batteri vari non torna un altro “conto”: la Svezia, per decidere il da farsi, si è affidata a un (uno di numero!) esperto, per l’esattezza il “virologo di Stato”, Anders Tegnell, pronto a giurare, settimane fa, che i lockdown a chiusura ermetica si sarebbero rivelati una beffa da aggiungere al danno, perché il numero di contagiati e morti non sarebbe stato probabilmente ridotto in modo significativo mentre il numero delle vittime della crisi economica si sarebbe moltiplicato esponenzialmente; l’Italia ha fatto invece sedere ai “tavoli tecnici” decine, centinaia di “scienziati” ed economisti (tutta gente, ovviamente, generosamente retribuita) con il il risultato, imbarazzante (perfino per chi è perfettamente a suo agio a ripetere ogni giorno cose insostenibili) che un solo virologo ha sbaragliato lo “squadrone” di centinaia di illustri colleghi e non. Consentendo alla Svezia (che del resto ci ha buttati fuori anche dai Mondiali…) di combattere meglio di noi la malattia e impedendo allo stesso tempo di “creare” milioni di cittadini depressi dalla crisi economica scatenata e difficilissimi da “curare” da una nuova epidemia: questa volta di sconforto e di nuova povertà. Il caso Svezia è stato ampiamente raccontato in America da un “giornaletto” che si chiama New York Times: forse in Italia qualcuno ha fatto fatica a capirlo perché è in difficoltà nel suo “viaggio alla scoperta della lingua inglese”, magari psicologicamente “bloccato” dalla figura fatta pronunciando all’inglese, un termine latino… Se qualche testata italiana “diffondesse” (nessun timore, non è infettiva….) l’informazione, sarebbe cosa gradita. Potrebbe leggerla (e capirla) perfino qualche angloanalfabeta che già che c’è, potrebbe prendere perfino l’occasione anche per ripassare le proporzioni matematiche. Pronte a testimoniare numeri alla mano, una volta di più, il teorema ormai evidente secondo il quale la capacità di capire di qualche italiano piccolo piccolo è inversamente proporzionale al grande ruolo politico che ha assunto. Verrebbe da dire “Che peste (pardon Covid) lo colga!” S’intende senza fargli troppo male, con febbre e difficoltà a respirare forti solo quanto basta solo per togliercelo dalle scatole il tempo necessario al Paese per ripartire, e confermare a tutti che, senza certi “conducenti” politici al volante, l’Italia può solo fare meglio….
Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio