Nuove auto elettriche e vecchi camion diesel hanno una cosa in comune: un sacco di bugie

Su inquinamento e sostenibilità, sui pedaggi ambientali e sulle auto elettriche, oggi non propriamente un “miracolo a impatto zero”, circolano migliaia d’informazioni di diversi tipi: dalle notizie che raccontano belle favolette a quelle che cercano di raccontare un finale diverso, vero e non di fantasia, svelando il dietro le quinte di quello che viene mostrato, spesso solo per supportare scelte ideologiche insensate e addirittura irrealizzabili. Sfatare alcuni luoghi comuni e mettere un po’ di punti fermi per fare così un po’ di chiarezza in materia di trasporti e ambiente è l’obiettivo dell’incontro organizzato a Roma da Confcommercio e Conftrasporto chiamando a raccolta esperti e addetti ai lavori per un confronto su realtà (vere, con crete, dimostrabili) e prospettive (spesso frutto solo di fantasie perfettamente adatte a conquistare facili voti di elettori poco portati alla riflessione e portatissimi invece a “bere” ogni cosa) del trasporto sostenibile. Un seminario organizzato per annunciare alcuni dei temi che saranno approfonditi nel prossimo Forum dei Trasporti a Cernobbbio, in programma il 21 e 22 ottobre 2019, che ha avuto per protagonista l’analisi realizzata dalla Confederazione in collaborazione con l’Isfort, e gli interventi di Ernesto Taurino (Ispra), Maria Lelli (Enea), Dario Soria (Assocostieri), Antonio Cernicchiaro (Unrae), Enrico Allieri (Assarmatori) e Pasquale Russo, segretario generale Conftrasporto-Confcommercio,  offrendo numerosi spunti di riflessione in materia di pedaggi ambientali, auto elettrica, combustibili puliti, rinnovo delle flotte di mezzi pesanti per far viaggiare Euro 6 “pulitissimi” invece che inquinantissimi e pericolosissimi Euro 0, 1 o 2…..
Ma ecco, tema per tema, i principali spunti di riflessione emersi.
Caldaie e allevamenti animali: sono loro i veri “inquinatori” 
“Quello dei pedaggi ai valichi alpini e del ‘dosaggio’ dei Tir al Brennero è un paradosso in violazione del principio della libera circolazione delle persone e delle merci, attuato con il ‘pretesto’ della salvaguardia ambientale”, si legge in una sintesi del dibattito realizzata dall’ufficio stampa di Confcommercio e Conftrasporto. “A rendere necessario un cambio di visione, e di azione, ci sono altri elementi, che smentiscono alcune convinzioni comuni. Lo studio di Conftrasporto e Isfort considera gli effetti dell’inquinamento sulla salute umana da un lato, e sull’atmosfera dall’altro (i cosiddetti gas serra). Per la salute umana (soprattutto il particolato – PM 10 e PM 2,5) sono molto più dannose le emissioni del riscaldamento (38%) e degli allevamenti animali (15,1%) che quelle prodotte dall’autotrasporto (7,1%). La produzione di energia – in particolare quella generata dai motori a combustione – è in buona parte responsabile delle emissioni dannose per l’atmosfera, quindi causa del riscaldamento globale (soprattutto CO2). Tuttavia è bene segnalare che negli ultimi 10 anni il suo impatto è decisamente calato e che il trasporto merci su strada rappresenta una quota minoritaria rispetto al peso delle automobili private”. Auto elettrica, in alcuni Paesi sarà più dannosa dell’auto a benzina o diesel  Cosa dire dell’auto elettrica come panacea di tutti i mali, di soluzione pronta all’uso per ogni problema senza alcuna “sorpresa”?” Su questa nuova frontiera della mobilità, quel che si dice a proposito del suo ’impatto zero’ è solo una mezza verità”, si legge nel comunicato che sottolinea subito come “ le considerazioni di Isfort e Conftrasporto partano da recenti studi dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, che ha approfondito il tema delle emissioni nel complesso del ciclo energetico legato al mondo dei veicoli elettrici. I processi di produzione dell’energia elettrica necessaria a ricaricare le batterie hanno un impatto considerevole. Nei Paesi con poche o inadeguate fonti rinnovabili l’uso delle vetture elettriche è in termini ambientali addirittura più dannoso di quelle a diesel o benzina. E anche le ricadute sulla salute si accentuano notevolmente soprattutto nelle fasi di estrazione e lavorazione delle materie prime per la produzione delle batterie”. Vecchissimi tir e nuove bugie Chi più inquina più paga: bellissimo slogan, ma a quanto pare la verità è ben diversa. “L’autotrasporto versa in accise sul gasolio il doppio rispetto ai danni generati all’ambiente, con il paradosso che i mezzi meno inquinanti sono i più penalizzati”, si legge ancora nel “dossier”. “Un Euro6 sborsa 8.650 euro all’anno in più rispetto al danno ambientale prodotto. Se rinnovare il parco circolante è sacrosanto e indispensabile, bisogna incentivarlo correggendo anche queste storture” . E che che il rinnovo del parco mezzi sia ormai improrogabile proprio perché fra i più vecchi e dunque più inquinanti e pericolosi d’Europa, lo dimostrano anche i dati esibiti da Antonio Cernicchiaro nel suo intervento: “Il nostro parco circolante ha un’età media di oltre 13 anni, e i veicoli superiori alle 3.5 tonnellate in circolazione ante euro 4 sono il 61,7% del totale”, ha affermato Antonio Cernicchiaro”, sottolineando come appaia evidente a tutti la necessità immediata di “ rendere strutturale il sostegno agli investimenti, costruire un piano di incentivazione al rinnovo del parco basato sul principio ‘chi più inquina ed è meno sicuro, più paga”. Facendo sì, però, che non resti solo uno slogan smentito dalla realtà dei fatti. I margini di miglioramento, come dimostrano i dati, ci sono e potrebbero portare a risultati importantissimi visto che “il percorso intrapreso verso una maggiore sostenibilità ha portato a un calo delle emissioni di entrambe le sostanze, rispetto al 1990, di oltre il 60”,come ha spiegato Ernesto Taurino “pur senza dimenticare il peso del trasporto su strada per le emissioni di azoto e Pm10”. In mare occorre far viaggiare a tutta forza l’Lng Fra le “strade alternative” per ridurre l’inquinamento ce n’è una che passa via mare. “Il trasporto sia in ragione della sua alta efficienza energetica sia grazie al progressivo contenimento delle emissioni nocive da parte delle navi (dal 2020 la massima quantità di zolfo ammissibile nei combustibili navali passerà su scala globale dal 3,5% allo 0,5%)rappresenta una soluzione di “sostenibilità” sociale, economica e ambientale”, ha dichiarato Enrico Allieri. “Il prossimo passo verso un’ancora maggiore sostenibilità sarà l’utilizzo di combustibili più ‘puliti’, come il gas naturale liquefatto (Lng) che chiede adeguate infrastrutture e un’efficace connessione tra autostrade, ferrovie e porti. C’è però ancora molto da fare: i depositi costieri autorizzati per l’Lng sono soltanto tre (due a Oristano, uno a Ravenna)”
E proprio per favorire una rapida diffusione del l’Lng fra le richieste avanzate da Conftrasporto-Confcommercio, c’è quella di agevolazioni “con l’inserimento dei depositi costieri tra le infrastrutture che godono dei benefici fiscali previsti per le Zes , le zone economiche speciali, con l’esenzione d’accisa, al pari degli altri combustibili per la navigazione, per sviluppare un mercato concorrenziale”, come ha condiviso anche Dario Soria. “Se la filiera verrà opportunamente sviluppata anche attraverso questi strumenti, l’Italia potrà raggiungere parametri di sostenibilità invidiabili e diventare un hub di riferimento per l’approvvigionamento del settore”.