Da tempo Conftrasporto segue con attenzione il tentativo di Uber di far viaggiare a tutta velocità anche in Italia il proprio sistema che consente con un’applicazione informatica di prenotare un’autovettura a noleggio, con l’obiettivo di diventare il “dominus” nel trasporto di persone. Sulla legittimità della nuova attività il dibattito tra tassisti, noleggiatori con conducente e forze politiche è serrato. Al Senato se ne sta discutendo da tempo, ma senza compiere passi in avanti. Assente (ingiustificato) in questo importantissimo dibattito il ministero dei Trasporti che evita accuratamente di entrare nel merito e si limita a prorogare, dal 2008, l’entrata in vigore dell’articolo 29, 1 quater che impone ai noleggiatori il rientro in sede dopo ogni servizio.
Impedendo, per esempio, a un autista che abbia appena compiuto la tratta Milano – Roma di prendere a bordo nella capitale un nuovo cliente per riportarlo nel capoluogo lombardo. Macché: per farlo prima dovrebbe ritornare a Milano e di nuovo ripartire per Roma… Una di quelle trovate che può avere solo chi non ha la più pallida idea di cosa voglia dire svolgere un’attività. Intendiamoci: nessuno vuole che si favoriscano i furbi e chi in modo illegale operi con prestazioni abusive. Ciò che è ridicolo è che i ministri che si sono succeduti fino a oggi non abbiano saputo (o voluto?) mettere intorno a un tavolo gli interessati e indicare una soluzione che da un lato salvaguardi l’incolumità dei cittadini (che hanno il diritto di sapere se utilizzano un professionista in regola e che paga le tasse) e dall’altro consenta l’applicazione di sistemi informatici per migliorare i servizi offerti agli utenti. E’ davvero così difficile? Certamente si, in quanto si “scontra” con categorie che posseggono un potere contrattuale notevole. Ma chi ha l’onore di governare deve anche avere l’onere di trovare soluzioni che non penalizzino operatori e le loro famiglie, garantendo nel contempo il rispetto delle regole. E la stessa cosa dovrà accadere per il trasporto merci. Già perché oltreoceano Uber ha investito in un nuovo progetto, per ora agli inizi, che punta a fare proprio della multinazionale creata da Google e finanziata da Goldman Sachs un nuovo “interlocutore” nel rapporto tra committenza e operatori professionisti dell’autotrasporto di merci, fra chi produce le merci e chi le trasporta. Non sappiamo cosa avverrà negli Usa, Paese dove è partita l’iniziativa, ma in Europa sarà sicuramente più complesso e genererà turbative tra le categorie interessate. Occorre ricordare che il trasporto su strada nell’Unione europea è regolamentato da precise disposizioni che hanno come elemento fondante la sicurezza, la professionalità e il rispetto delle regole. Conftrasporto sostiene in particolare che il rapporto debba essere diretto tra chi esercita la professione e chi la esegue. Da qui occorre partire. In caso contrario non si realizza un servizio per gli utenti ma si creano le condizioni per la proliferazione di soggetti parassitari.
Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio