Senza colonnine di ricarica nessuno comprerà le auto elettriche. Legambiente boccia il Governo

Il messaggio è forte e chiaro. Legambiente boccia senza mezzi termini il decreto legge sulle infrastrutture per i combustibili alternativi, in discussione al Senato. L’associazione ambientalista parla di “proposta inadeguata”, di “scarsa efficacia e ambizione”, di “obiettivi generici e lontani dal tempo”. Secondo Legambiente, il decreto “danneggerebbe lo sviluppo della mobilità elettrica e, considerando i ritardi nei Decreti che dovrebbero spingere il biometano, evidenziano una strategia sbagliata per spingere verso una riduzione dell’inquinamento nel settore dei trasporti”.  

“Lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica è strategico per la diffusione nel nostro Paese di veicoli elettrici”, sottolinea in una nota Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, “ma la rete e le colonnine di ricarica devono precedere e non aspettare la diffusione delle auto elettriche, altrimenti cittadini e imprese non avranno la certezza di poterle alimentare. Per questo motivo chiediamo di anticipare di 2 anni gli obiettivi previsti al 2020 per lo sviluppo delle centraline e di aumentarne la diffusione in particolare in autostrada, nelle città e nei nuovi edifici”. Per Legambiente, che martedì sarà in audizione in 8ª e 10ª commissione, l’esempio “della scarsa efficacia e ambizione del decreto”, è il dato per cui “su 24mila distributori di carburante, non più di un centinaio in tutta Italia saranno obbligati ad avere le colonnine elettriche e distributori di metano. Con il rischio di rendere assai difficile il rifornimento in autostrada”. Altro errore “è prevedere un obbligo di presenza di ricariche elettriche solo negli edifici di nuova costruzione con più di 50 unità abitative, ostacolando ancora la diffusione delle auto elettriche. Legambiente propone invece di allargare l’obbligo di ricariche nei condomini e di garantire l’interoperabilità e il roaming tra i diversi gestori del servizio elettrico in modo da semplificare l’accesso per gli utenti”. “È un pessimo segnale il ritardo nella emanazione dei decreti che dovrebbero aprire finalmente al biometano in Italia”, continua Zanchini, “perché sembra confermare l’ipotesi che il Governo guardi con qualche attenzione solo verso l’utilizzo del gas naturale come combustibile alternativo, quando da un punto di vista ambientale, questo dovrebbe venire solo dopo la mobilità elettrica e il biometano”. Piuttosto che promuovere carburanti alternativi con vantaggi ambientali ormai molto contenuti, osserva Legambiente, “sarebbe più utile orientarsi decisamente verso quelli che consentono davvero di raggiungere le migliori prestazioni ambientali come l’elettrico (solo transitorio da fossile), il biometano (solo transitorio da metano), e l’idrogeno (da fonte rinnovabile)”. Nel corso dell’audizione, Legambiente presenterà un documento con proposte di modifica al Decreto nella direzione di una più incisiva spinta ai combustibili alternativi, indispensabile per la decarbonizzazione dei trasporti e la riduzione dello smog.

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